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È davvero pronto un accordo tra TikTok e Oracle contro il ban dell'app in America?

TikTok e Oracle: voci su un accordo contro il ban americano, ma Pechino nega

TikTok e Oracle potrebbero diventare "partner tecnologici" in America. La mossa, se confermata, servirebbe ad aggirare il ban di Trump dell'app cinese.

Alla vigilia del fatidico 15 settembre 2020, quando le aziende americane avrebbero dovuto smettere di fare affari con ByteDance, il rumor era che fosse pronto un accordo tra TikTok e Oracle capace di mettere fine, finalmente, alla querelle di questi mesi tra l’app cinese e il presidente Trump.

A rivelarlo era stato The Washington Post, ripreso da un gran numero di quotidiani anglofoni. Secondo quanto inizialmente trapelato, non si sarebbe trattato di una vera e propria acquisizione, direzione verso cui erano sembrate andare fin qui le trattative. TikTok e Oracle sarebbero diventati solo «partner tecnologici», una formula vaga che poteva voler intendere tanto una riorganizzazione interna in ByteDance, o almeno nella sua branca americana, che avrebbe visto come co-protagonista Oracle, per esempio, quanto la gestione da parte di Oracle dei dati degli utenti americani di TikTok. La seconda ipotesi era sembrata subito quella più in linea con storia e missione dell’azienda californiana che fin qui ha avuto core business nella fornitura di servizi di database e servizi in cloud alle aziende e come principali competitor soprattutto Amazon, Microsoft, Salesforce. Né l’una né l’altra azienda avevano fornito, però, più chiarimenti alla stampa, nonostante i tempi stringessero e già Trump avesse fatto sapere di non essere disposto a spostare la scadenza per il ban di TikTok, riferendosi alla scadenza del 20 settembre 2020, data in cui il servizio avrebbe dovuto smettere di essere scaricabile sui playstore americani.

Che cosa prevede il nuovo accordo tra Oracle e ByteDance sulla gestione di TikTok in America

Proprio alla vigilia di quella data e quando, stando a quanto riportato da Reuters, era già pronto un provvedimento del Dipartimento del Commercio americano che avrebbe impedito agli utenti americani di scaricare TikTok sono arrivate, però, «la benedizione» di Trump all’accordo tra TikTok e Oracle – proprio queste le parole scelte dal presidente, secondo quanto riporta tra gli altri la CNBC – e, a cascata, le dichiarazioni ufficiali delle aziende coinvolte e lo slittamento della fatidica data del ban, al momento al 27 settembre 2020.

È più facile dire ora, insomma, come funzionerà l’accordo tra TikTok e Oracle. La seconda ha già chiarito che sarà innanzitutto «secure cloud provider» di ByteDance e ciò vuol dire, semplificando, che i dati degli utenti TikTok americani saranno trasferiti sui server di Oracle, anche se non ci sono ancora molte certezze rispetto a entro quando ciò dovrà accadere.

In più, Oracle controllerà il 12.5% delle azioni di TikTok, percentuale già effettivamente confermata da ByteDance a cui si aggiunge un 7.5% delle azioni che sarà in mano a un terzo partner, quasi certamente la catena di supermercati Walmart. ByteDance rimarrà insomma azionista di maggioranza dell’app, continuando a controllare l’80% delle azioni, ma il beneplacito di Trump all’accordo è comunque presto spiegato se si considera che, già prima di questa infinita querelle, buona parte – circa il 40%, stando ancora alla ricostruzione della CNBC – dell’azienda cinese era controllata da venture capitalist americani: di fatto, con la soluzione trovata, TikTok Global sarà a tutti gli effetti «una major controllata dal denaro americano».

TikTok ha fatto sapere inoltre che manterrà – e, anzi, potrebbe espandere in futuro – il proprio quartier generale in America, che ha pronti almeno 25mila posti di lavoro nel Paese e almeno 5 miliardi di dollari da destinare come charirty a un fondo per l’educazione. Pare, tra l’altro, che facciano parte dell’accordo anche una serie di programmi precisi per la realizzazione di video educativi, destinati soprattutto agli utenti più giovani, su materie come storia o scienze. Qualcuno non ha potuto fare a meno di sottolineare, però, che tra le ragioni per cui l’accordo tra TikTok e Oracle piace all’amministrazione Trump ci sono di certo gli almeno 5 miliardi di dollari in più che potrebbero arrivare, in tasse, al Tesoro americano.

Uno dei nodi ancora da chiarire rimane invece la composizione del board della nuova TikTok. Quasi certamente uno dei cinque posti disponibili sarà di Doug McMillon, attuale CEO di Walmart. Sempre più insistenti, inoltre, sono le voci secondo cui CEO di TikTok potrebbe diventare Kevin Systrom, co-fondatore di Instagram e con un passato abbastanza recente in Facebook.

il silenzio di pechino sulla compravendita di tiktok è un buon segno?

A questa nuova fase di vita dell’accordo tra ByteDance e TikTok per la gestione di TikTok, la reazione del governo cinese è il silenzio. Comunque buon segno, a detta dei commentatori. All’inizio delle trattative, infatti, come riporta TechCrunch, Pechino aveva subito fatto sapere che ByteDance non avrebbe venduto TikTok ad alcuna compagnia americana, smentendo sui principali media di Stato – la CGTN, il South Cina Morning Post, ecc. – l’ennesima ipotesi di un accordo per la compravendita dell’app cinese. Del resto, rivela The Guardian, erano i giorni in cui il governo cinese firmava una serie di restrizioni e di ban che riguardano l’esportazione verso altri paesi di tecnologie made in Cina. A ben guardare, nel provvedimento rientra una serie piuttosto vasta di tecnologie diverse, dal riconoscimento vocale ai software per la raccomandazione di contenuti: la questione, però, non veniva affrontata nel Paese dal 2008 e, così, la scelta di farlo mentre c’era in gioco il futuro di TikTok in America era apparso come il tentativo di mettere i bastoni tra le ruote a Trump e allungare i tempi di un’eventuale acquisizione di TikTok, o di una sua branca, da parte di un’azienda americana. Se davvero ByteDance avesse voluto vendere il proprio algoritmo a un soggetto estero, infatti, avrebbe dovuto chiedere approvazione al governo di Pechino e, senza contare il risultato quasi scontato dell’istanza, più di trenta giorni per il verdetto sarebbe il tempo stimato. Certamente agli addetti ai lavori era subito parso improbabile che – nonostante solo qualche settimana prima TikTok avesse rivelato parte del proprio algoritmo invitando i propri competitor a fare altrettanto in nome della tanto decantata trasparenza – l’app cinese (e la sua proprietà) fosse pronta a cedere un asset così strategico per il proprio successo. La natura dell’accordo tra TikTok e Oracle, ora più chiara, è stata commentata insomma da qualcuno come una condizione win-win per Trump e Pechino, da cui appunto il (probabile) silenzio assenso del secondo.

Nonostante fosse data da molti come la favorita tra le aziende che avevano partecipato alle negoziazioni e nonostante soprattutto l’accordo sembrasse quasi pronto, insomma, la vera sconfitta sembrerebbe essere quella di Microsoft, al momento fuori da ogni contrattazione. A darne conferma ufficiale, dopo diversi rumor a riguardo, è stato direttamente un portavoce dell’azienda che, secondo quanto riporta ancora The Guardian, rimane convinta che «la nostra proposta avrebbe rappresentato il meglio per gli utenti di TikTok […] rispettando i più alti standard quanto a sicurezza, privacy, lotta alla disinformazione».

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