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Cos'è davvero lo sciopero contro i social di Wikipedia e perché scegliere di partecipare

Lo sciopero contro i social di Wikipedia: modalità e ragioni

Quello che è già noto come lo sciopero contro i social di Wikipedia ha ragioni che hanno a che vedere con la libertà e la privacy degli utenti.

L’obiettivo è mostrare il proprio «dissenso» verso quelle «corporazioni giganti e manipolative» che controllano completamente la vita in Rete e, per farlo, c’è bisogno che tutti «muovano i propri muscoli»: la proposta di sciopero contro i social di Wikipedia – o, meglio, di uno dei fondatori dell’Enciclopedia Libera, Larry Sanger – suona ideologica e pragmatica allo stesso tempo.

Come funziona e a cosa è ispirato lo sciopero contro i social di Wikipedia

Per due giorni, il 4 e 5 luglio prossimi, chi deciderà di partecipare dovrà lasciare i social e concedersi una pausa di digital detox, anche se lo sciopero contro i social di Wikipedia ha davvero poco a che vedere con FOMO  o dipendenza da Internet.  Prima di farlo, però, dovrà esplicitare al suo pubblico le ragioni dello sciopero, con un post di commiato temporaneo, utilizzando l’apposito hashtag #SocialMediaStrike o, meglio ancora, attivando un bot in grado di continuare a postare durante la sua assenza contenuti che rimandino alle ragioni stesse di questa protesta digitale. Quella di Larry Sanger, del resto, è una vera e propria chiamata alle armi contro i big del social networking e nel dettagliato programma delle giornate c’è un compito preciso per tutti, che si tratti di blogger e influencer o di programmatori e semplici utenti comuni poco importa. La «necessità di un nuovo sistema di social media decentralizzati», infatti, non può che essere condivida da chiunque abiti la Rete.

Più che la forma di un’iniziativa come questa, del resto, sono interessanti i contenuti e il fatto che provengano da chi il web 2.0 per come lo conosciamo ha contribuito in prima persona a crearlo. Lo sciopero contro i social di Wikipedia, infatti, è dichiaratamente mirato a riprendere il controllo su «i nostri dati, la nostra privacy, la nostra user experience», scrive Larry Sanger. Lo scandalo Cambridge Analytica, multe e sanzioni comminate a Facebook da diverse autorità garanti, accuse e provvedimenti che hanno avuto a oggetto la posizione dominante di Google sembrano, infatti, solo la punta dell’iceberg del potere imparagonabile che hanno oggi i big del digitale: si appropriano di dati che, in realtà, appartengono solo all’utente e che spetterebbe a lui decidere come e se condividere; creano ambienti chiusi e da cui è difficile uscire; usano algoritmi in grado di modificare la stessa percezione della realtà e, letteralmente, sfruttano i propri iscritti e i contenuti che producono. Lo sciopero contro i social network indetto dal papà di Wikipedia, così, sarà soprattutto l’occasione per far conoscere – e riconoscere – la Dichiarazione di Indipendenza Digitale.

Una dichiarazione per un’Internet libera, indipendente

Scritta dallo stesso Sanger ma in Creative Commons, e cioè modificabile a piacere nei punti e da chi non si trovasse d’accordo con parte dei principi espressi, parte da premesse come quelle a cui si è appena accennato e mira a evidenziare i principi – per ora nove – di un nuovo sistema decentralizzato di social media . I punti cardine? Il possesso di dati e informazioni personali che rimane esclusivamente dell’utente e la libertà di quest’ultimo di farne l’uso che desidera; la necessità che le piattaforme social di utilizzino protocolli e standard universali per rendere contenuti e servizi interoperabili; ancora, il più totale controllo della propria privacy e riservatezza. Già firmata da quasi mille utenti, la Dichiarazione potrà essere allegata ai post di chi partecipa al #SocialMediaStrike, affinché quante più persone possibile vengano a conoscenza della sua esistenza.

Più nel concreto, del resto, lo sciopero contro i social di Wikipedia mira a «far sentire la differenza» – nella composizione del feed e per il fatto che dovrebbe risultare vuoto – anche a chi non prenda parte alla manifestazione del 4 e del 5 luglio, nella convinzione che quando quest’ultimi si chiederanno perché, la causa della Dichiarazione di Indipendenza Digitale possa arrivare anche al grande pubblico. Per questo motivo, Sanger e gli altri promotori hanno chiesto – con un controsenso solo apparente – di creare quanto più buzz possibile intorno al #SocialMediaStrike. Non senza che questo, come ha sottolineato tra gli altri la BBC, abbia creato dubbi e perplessità sulla stessa iniziativa: con ogni probabilità a raccogliere l’appello saranno infatti pochi attivisti davvero molto sensibili alla causa dell’indipendenza digitale e al tema della – altrettanto libera– cittadinanza al suo interno, con ogni probabilità gli stessi che hanno già firmato anche la Dichiarazione.

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