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Science influencer: così mostrano in Rete il volto seducente (e vero) della scienza

science influencer chi sono

Si chiamano science influencer, sono la versione "social" del divulgatore scientifico e insegnano come comunicare (bene) la scienza in Rete.

Non sono semplici divulgatori scientifici ma veri e propri science influencer . Ossia sono chimici, biotecnologi, fisici, astronomi, esperti di genoma umano che sfruttano le proprie conoscenze – le proprie “hard skill”, verrebbe da dire – per comunicare la scienza in Rete, sui social in particolare, e farlo bene.

Quei meccanismi fiduciari che fanno di un divulgatore scientifico uno science influencer

Che le bufale scientifiche corrano veloci negli ambienti digitali, del resto, non è un mistero e a preoccupare dovrebbero essere soprattutto gli effetti concreti che la misinformazione – o, peggio, la disinformazione – può avere quando un cybercondriaco cerca su Google i sintomi della presunta malattia e i possibili rimedi, per esempio, o quando un utente qualunque vuole farsi un’idea più chiara su grandi temi come il cambiamento climatico o i vaccini. Se le iniziative delle piattaforme per segnalare fonti inattendibili e bloccare o penalizzare i contenuti controversi sono certo indispensabili in questo senso, il più possono farlo proprio quei meccanismi di fiducia che sono alla base dell’ influencer marketing .

Accanto agli science influencer “vip”, ben noti anche al grande pubblico in virtù del proprio ruolo istituzionale o perché anche personaggi televisivi per esempio, che hanno community ampie e da oltre il milione di follower , ci sono infatti micro influencer e nano influencer scientifici che, ogni giorno, spiegano alle proprie piccole community come poter sfruttare la chimica per ottenere il make-up perfetto per il proprio incarnato, cosa c’entra la fisica con gli incidenti che possono accadere quotidianamente in cucina, come evitare le malattie stagionali partendo dalle giuste precauzioni igieniche o perché la malattia mentale uccide come può uccidere qualunque altro tipo di malattia.

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Some people believe individuals with mental health problems are violent and unpredictable. Reality is quite different. Indeed, the vast majority of people with mental health problems are no more likely to be violent than anyone else. Most people with mental illness are not violent and only 3%–5% of violent acts can be attributed to individuals living with a serious mental illness. In fact, people with severe mental illnesses are over 10 times more likely to be victims of violent crime than the general population. You probably know someone with a mental health problem and don't even realize it, because many people with mental health problems are highly active and productive members of our communities. "While it is easy to lie with statistics, it is even easier to lie without them." Let's get statistics then. According to research, those with mental illness are 11.8 times more likely to be victimized for violent crimes. In particular: – Rape and attempted rape: 22.5x more – Sexual assault: 15x more – Aggravated assault (attack for the purpose of inflicting severe bodily injury): 13.1x more – Robbery with injury: 7.3x more – Theft of property from a person: 140.4x more – Household burglary: 4.9x more – Theft of property from a place: 3.6x more – Motor vehicle theft: 2.5x more Moreover, the number may be underestimated due to the lack of faith in the system and legal assistance experienced by many people with mental disorders. —more on my Facebook/LinkedIn— #MentalHealth #mentalhealthawareness #mentaldisorder #mentalillness #stigma #endstigmaofmentalillness

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Se si potesse guardare più nel dettaglio chi sono follower e contatti di questi piccoli science influencer ci si accorgerebbe che è ormai lontano il tempo in cui la comunità scientifica usava i social network solo per fare networking (è così, se si volesse essere esegeti, che nacque Twitter per esempio, ndr) e che su Instagram o TikTok chi “fa scienza” per professione si ritrova oggi, volente o nolente, a fare anche divulgazione: l’audience della maggior parte degli influencer di scienza è composta infatti, più che da colleghi, dalla cerchia allargata dei propri contatti reali e da chi sa che si tratta di persone che nella vita di tutti i giorni si occupano di medicina, di biologia, di discipline STEM e per questo proietta la loro expertise tecnica anche su quello che fanno online. In altre parole? Chi segue un influencer che parla di fenomeni climatici o di estinzione delle specie lo fa nella maggior parte dei casi perché lo riconosce come un esperto della materia, si fida di lui e tende a considerarne affidabili i contenuti e – cosa ancora più rilevante – a seguirne i consigli.

Se le bufale scientifiche hanno vita corta grazie agli influencer “di scienza”

Per questo sembra anacronistico ormai l’atteggiamento snob di una parte residuale della comunità scientifica nei confronti degli ambienti digitali e dei social soprattutto. E c’è chi come Poynter ritiene che proprio gli science influencer siano ottimi alleati per fare debunking sulle fake news scientifiche certamente, ma anche quando è di interesse pubblico promuovere certi atteggiamenti e certe precauzioni per esempio o fare corretta informazione rispetto a temi caldi di discussione pubblica che, avendo a che vedere con la complessità del mondo scientifico, si prestano facilmente a manipolazioni e storture.

Così gli science influencer italiani hanno fatto buona informazione sui social durante l’emergenza coronavirus

L’emergenza coronavirus in Italia è stata certamente una di queste occasioni. Mentre i media tradizionali contribuivano ad alimentare una infodemia di notizie, in più di un caso di dubbia natura, erano chimici, biologi, medici influencer a fare sui social una comunicazione – se così la si vuole chiamare – davvero di servizio: cosa fare se il proprio comune viene inserito all’interno delle zone rosse o gialle di quarantena? Come preparare in casa il gel igienizzante mani introvabile nei negozi? Quali prescrizioni, tra le tante e confusionarie diffuse anche dai soggetti ufficiali, sono davvero utili? O, ancora, serve davvero fare scorte alimentari svuotando i supermercati?

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Dopo una giornata pesante nella #zonarossa , durante la quale, ad esempio, ho registrato per 40 minuti un video per poi accorgermi che era completamente sfocato e ho pure bruciato la focaccia, mi è venuta in mente una riflessione. Frasi intelligenti da mettere come didascalia adesso non me ne vengono. Ma mi fido del vostro ingegno e della vostra fantasia. Scrivetemele qua sotto, fate le vostre proposte! Sono stanco ma contento di essere riuscito, in questa prima settimana di #quarantena , a tranquillizzare e confortare molti che ne avevano bisogno. Ci sentiamo presto su questi schermi. Grazie a tutti, siete meravigliosi 🤗💕 #codogno #codognovirus #coronavirus #focaccia #isolamento #cucina #positivevibes #resilienza #ottimismo #positività

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A queste domande gli influencer di scienza nostrani hanno provato a rispondere mettendo al primo posto il contatto diretto con i propri follower, spesso sfruttando per farlo alcune feature ad hoc offerte dalle piattaforme come le dirette o gli sticker di Instagram per i sondaggi e per le domande e risposte, e senza mai perdere i toni informali, leggeri, a tratti giocosi, ma mai per questo banalizzanti, che sono tipici dello stare online di chi fa divulgazione scientifica.

science influencer coronavirus italia instagram

@simonascarioni, studentessa di medicina, ha dedicato molte storie su Instagram a come affrontare la quarantena per il coronavirus in una città come Milano, spesso usando lo sticker per le domande disponibile sulla piattaforma per soddisfare curiosità e dubbi della propria community.

Influencer scientifici: chi sono e come comunicano temi complessi e iperspecialistici

Se comunicare la scienza non è mai semplice, infatti, in virtù della complessità dei temi e della loro iperspecializzazione, di certo non lo è in Rete dove la velocità è l’imperativo, i rumori e le distrazioni sono numerosi e non c’è (troppo) spazio per l’approfondimento. Se di mestiere fai il fotografo per National Geographic e vuoi raccontare cambiamento climatico e scioglimento dei ghiacciai certo hai dalla tua parte la potenza delle immagini: è questo, per esempio, che ha reso una piccola celebrità del web @daviddoubilet e i suoi scatti.

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A harp seal pup called white coat waits for its mother to return to the sea ice in the Gulf of St. Lawrence. The pups are born in late February and nursed for 12-15 days before their mother abandons them to mate and migrate out of the Gulf. The abandoned pups rely on their fat reserves to survive until they learn to swim and catch prey. Life on the ice is harsh and natural mortality is high. Recent years of higher than normal temperatures have resulted in thin and reduced area ice coverage. March storms break apart the weak ice before the pups are able to survive in the sea causing severe mortality for that year class. 2018 saw a slight increase in sea ice and better survival after multiple years of 90%+ mortality. We continue document life in the ice in this changing sea. // photographed on assignment for @natgeo The Generous Gulf // @thephotosociety @the_explorers_club // #ocean #harpseal #baby #beauty #instagood #climatechange #polar for #moreocean follow @daviddoubilet

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Anche se, come Alex Bellini, si viaggia per mostrare a più persone possibile di cosa si parla davvero quando si parla di inquinamento da plastica, è probabile che la propria attività di divulgazione sia resa più facile dall’alto impatto delle immagini che si hanno a disposizione, insieme alla curiosità che genera naturalmente il viaggio. Persino se si è un food influencer scientifico come Marco Bianchi e si vuole raccontare come la scienza dell’alimentazione aiuti a restare in salute si ha dalla propria parte l’interesse di instagramer e co. verso tutto ciò che ha a che vedere con la cucina.

Qualche science influencer, soprattutto tra i grandi, gioca sul proprio brand personale per rendere più d’appeal i proprio messaggi divulgativi: la community di @doctor_karl, per esempio, ricorda i suoi outfit estrosi almeno quanto le sue campagne contro il fumo o a favore della preservazione della biodiversità.

Qualche volta chi si occupa di scienza (anche) sui social è un volto ben noto in una nicchia di riferimento, come l’ingegnere aerospaziale @nmpanek lo è quando si tratta di colmare il gender gap nelle professioni scientifiche.

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2019 was a wild year. A lot of hard work, but also a few 'never in your wildest dreams' opportunities! Most exciting was closure of multiple years of #engineering on the chassis and locomotion (mobility) system of the #ExoMars #rover. We delivered our hardware earlier in the year and the rover is finishing flight acceptance testing before launch to Mars in summer 2020. That I will have contributed to our exploration of another planet blows my mind! Now I am working with an incredible team at MDA to design/build robotics for on-orbit assembly of satellite components. SO rad. I am really lucky to learn new things every day as well as share what I have learned along the way. I received an honorary doctorate in the summer, which is totally insane. I agonized at length whether to accept the recognition because I did not feel deserving. Ultimately it was for supporting #WomenInSTEM and hopefully making it easier for others to follow a similar path. I am so appreciative that someone wanted to celebrate this effort. Women working in STEM careers was also highlighted by the Ontario Science Center through a #WomenInSpace exhibit feat. Roberta Bondar and Shawna Pandya, alongside myself. There are so many incredible women who could have been in this exhibit instead of me, but I can only hope it will inspire young people to reach for the stars too, as cliche as it sounds! Right up there in the most wicked experiences this year: collaborating with LandRover on a short film about robotics for #Apollo50th, as well as working with @Arcteryx on their Problem Solvers campaign talking #space #robots and sustainable exploration. I was so excited to welcome their small team to MDA to show off our stuff [📷: @angepercival]. Plus Arc'teryx raised $80 000+ for Cybermentor, an organization that provides STEM mentors. Still, 2019 was not without struggles. Moments of feeling utterly lost. Making tough decisions to move on when perseverance just wasn't enough. This past year reminded me how important it is to find small wins every day, to appreciate the little things along the way, to make time to help others, and generosity. No idea what comes next, but that is the exciting part!

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Chi lo ha detto, però, che non si possa parlare di chimica svelando i trucchi che questa mette a disposizione a chiunque voglia ottenere delle ottime ricette in cucina, come fa in Italia @dario.bressanini?

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COSTINE AGOSTANE. Agosto è tempo di grigliate. Alzi la mano chi non è mai stato invitato a qualche grigliata in compagnia e ha dovuto mangiare delle costine bruciate fuori e ancora crude dentro, con la carne che non si stacca perfettamente dall’osso. . Il riscaldamento per irraggiamento diretto dalla brace, per conduzione dal metallo della griglia e per convezione dell’aria che si innalza dalla fonte di calore è molto veloce perciò si rischia, se non si è cauti, di bruciare il cibo esternamente. La cottura a riscaldamento diretto, quindi, è più adatta a cibi di piccole dimensioni o sottili che cuociono velocemente, come il pesce, oppure a carni che resistono meglio alle alte temperature, come il pollo, o a carne abbastanza grassa, come gli hamburger. Non va bene per cibi ricchi di collagene da sciogliere. . L’errore che più comunemente si commette quando si cucina alla griglia è quello di collocare il cibo quando ci sono ancora fiamme libere, che verranno alimentate dal grasso che cola dalla carne o dal pesce. Ricordate che, oltre a non avere un sapore gradevole, il cibo bruciato è da evitare perché contiene sostanze nocive. . Un altro errore molto comune consiste nel posizionare il cibo in modo errato rispetto alla fonte di calore e cuocere a fuoco diretto pezzi che invece necessitano di cotture più lunghe a temperature più basse. Vuoi perché sono pezzi grandi – un cosciotto di agnello, per esempio – o perché necessitano di tempi lunghi per sciogliere il collagene. Come appunto le costine che molti griller alle prime armi sbagliano a cuocere. Le costine si cuociono lentamente e non a fiamma diretta. Se l’osso non si stacca perfettamente dalla carne non sono cotte correttamente. . Se il vostro amico a Ferragosto vi ha propinato costine bruciate fuori e dure dentro, regalategli il mio libro su La Scienza della Carne :)

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Anche @divagatrice usa la chimica, ma per raccontare come essere sicuri che il make-up non faccia male alla salute.

Quello di @deceptionisland, invece, è il profilo più adatto agli appassionati di astronomia e di sue applicazioni alla vita quotidiana.

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Minerali atomici! In questa immagine vedete un pezzo di trinitite, detta anche "vetro di Alamogordo", residuo vetroso del test atomico di Trinity, effettuato il 16 luglio 1945 (appena tre settimane prima del bombardamento atomico di Hiroshima). Contiene grani di quarzo, arcosa e feldspato. È stata raccolta e venduta a collezionisti, prima che fosse demolita e sepolta dalla Commissione Statunitense per l'Energia Atomica nel 1953. Inizialmente si pensava che la trinitite non fosse di per sé radioattiva, e quindi il suo uso per oreficeria fu approvato per un certo periodo. Molto più pericolosa è la chernobylite, un silicato di zirconio ad alto contenuto di uranio e prodotti di fissione. Fu scoperto nel "piede d'elefante", l'estruso vetroso formatosi dalla fusione del nocciolo del reattore 4 di Chernobyl e colato nei locali sottostanti il reattore. #mineral #chernobyl #trinity #trinitytest #nuclear #atomic #radioactive #alamogordo #trinitite #chernobylite

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Ci sono, però, anche account come @lamedicinageniale che raccontano aspetti meno noti ai più della medicina, come quelli legati all’ampio campo della medicina legale per esempio, e lo fanno con precisione ma senza rinunciare a linguaggio semplice, toni leggeri, esempi ispirati alla vita quotidiana, un hashtag da utilizzare per creare buzz e favorire il coinvolgimento della community.

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I CADAVERI POSSONO MUOVERSI? ⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀ Avete mai sentito racconti sui cadaveri che muovono qualche parte del corpo? Forse le amiche di mia nonna hanno visto troppe telenovelas in cui i morti parlano, si muovono, resuscitano, però io, queste storie, le ho sentite più di una volta. ⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀ Ma è possibile che un corpo morto si muova? Sì, ma ovviamente non si tratta di un movimento volontario. ⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀ Dopo la morte il corpo si irrigidisce a causa di un processo che simula una contrattura di tutta la muscolatura corporea. Questo irrigidimento si manifesta in tutti i morti, con intensità diverse, ed è detto rigidità cadaverica o #RigorMortis, e per questo si usa spesso dire 'morto stecchito'. ⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀ Il rigor mortis è uno dei segni riconoscibili della morte e può dare indicazioni sull'ora in cui è avvenuta e la posizione in cui si trovava il cadavere. ⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀ L'irrigidimento inizia da pochi minuti fino a 6-7 ore dopo la morte, solitamente partendo dalla parte superiore del corpo (in particolare dai muscoli del viso e del collo) e procedendo verso il basso. Tra le 4 e le 8 ore dopo la morte tutti i muscoli del corpo sono rigidi contemporaneamente. Il corpo rimane in rigor mortis in media per 70-80 ore (con scarti che vanno da 20 a 90 ore), ma nelle fasi finali i muscoli iniziano a rilassarsi sempre in ordine dalla testa al collo (secondo la Legge di Nysten). ⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀ Una volta che il rigor mortis è completo (cioè il muscolo è completamente contratto), si può vincere flettendo o estendendo il muscolo e dopo questa operazione non si irrigidisce più quindi gli operatori funebri possono, solitamente senza difficoltà, piegare il cadavere per vestirlo, spostarlo, e così via. ⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀ Se però si cerca di vincere il rigor mortis prima che la contrattura sia completa, il muscolo dopo poco continua con il suo processo di irrigidimento e quindi, per esempio, ci può essere il movimento di un braccio che era stato messo in una determinata posizione nelle prime ore dopo la morte. ⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀ #LaVitaPostMortem #LaMedicinaGeniale #medicina #medicinalegale #morte #divulgazione #giovedead

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Disintermediazione sembra essere, insomma, il primo vantaggio quando sono gli influencer a parlare di scienza sul Web: se i (complessi) temi scientifici sono raccontati dai diretti protagonisti, e non per esempio dai media anche di settore, c’è minore probabilità di errori, banalizzazioni, manipolazioni. Per chi ci lavora ogni giorno, del resto, raccontare il genoma umano o come funziona l’entomologia forense (gli appassionati, a proposito, potrebbero seguire @docmagni, ndr) è come per uno chef raccontare cosa succede in cucina o per l’utente comune degli ambienti digitali raccontare la propria giornata lavorativa: se ne guadagna in semplicità e genuinità del contenuto scientifico, che lo rendono alla portata di tutti, credibile e in grado al bisogno di “influenzare” il comportamento dei destinatari. Spesso, tra l’altro, gli science influencer hanno comunità di appassionati longeve e sono per queste un vero e proprio un punto di riferimento, una fonte di fiducia in un clima che è, al contrario, di sfiducia diffusa nei confronti di autorità e istituzioni. Per questo non dovrebbe stupire neanche – e sarebbe anzi opportuno, sottolinea ancora Poynter – che ci si affidi a loro, come ad altre tipologie di influencer, per la comunicazione d’emergenza, quando l’emergenza riguarda la salute pubblica o richiede di sensibilizzare il pubblico rispetto a grandi temi scientifici. Quelli di un influencer di scienza come quelli di un health influencer sono, del resto, messaggi che funzionano più e meglio di un messaggio “spersonalizzato” di un’autorità, di un’istituzione o di qualsiasi altro soggetto pubblico: sia perché lo science influencer ha un volto umano e spesso, si è visto, familiare per la propria community, sia perché sa di dover parlare a quest’ultima e non a un pubblico indefinito, meglio se con messaggi – e linguaggi – mirati e cuciti su misura.

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