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Le ricerche sulla seconda ondata di coronavirus su Google: preoccupazioni e priorità degli italiani

Le ricerche sulla seconda ondata di coronavirus su Google: preoccupazioni e priorità degli italiani

SEOZoom ha analizzato come il volume di ricerca su Google per alcune parole chiave stia notevolmente variando in coincidenza con la seconda ondata di contagi da coronavirus nel nostro Paese: sono keyword come "DPCM", "lockdown a Natale" o "febbre" e dicono molto dell'impatto della pandemia sulla vita di tutti i giorni.

Sono lontani i tempi in cui, in parte incuriositi e in parte preoccupati dalle notizie che arrivavano dalla Cina, si cercavano su Google correlazioni tra coronavirus e birra Corona o se davvero I Simpson avessero previsto la pandemia e persino come e dove poter fare scorte di carta igienica. Era gennaio 2020 e il picco di ricerche su Google per la parola chiave coronavirus” doveva ancora arrivare: lo avrebbe fatto qualche mese dopo, a marzo 2020, quando secondo SEOZoom il volume medio di ricerche mensili per la keyword era a quota 450mila. Cosa dicono ora, invece, le ricerche seconda ondata coronavirus su Google?

Si torna, innanzitutto, numericamente a livelli precedenti alla fase due. Il volume medio di ricerche mensili per “coronavirus” è cresciuto ancora durante ottobre 2020, infatti, fino a toccare quota 60.500, quando durante l’estate era sceso sotto quota 50mila. Anche alcune parole chiave correlate mostrano simili segni di rialzo. Per “contagio” e “mascherine“, per esempio, sono state rispettivamente oltre 5400 e 33mila le ricerche medie mensili: numeri del tutto simili a quelli di aprile 2020, quando l’Italia era nel clou dell’emergenza sanitaria, e non molti diversi da quelli attuali delle ricerche su Google per “coronavirus sintomi” o “coronavirus bollettino“.

Ricerche seconda ondata coronavirus su Google: cos’è cambiato rispetto a marzo e aprile 2020

Com’è successo nei mesi scorsi, insomma, anche dalle ricerche seconda ondata coronavirus su Google si possono intuire ansie e preoccupazioni degli italiani e come gli stessi stiano vivendo queste settimane di incertezza rispetto alle nuove misure di contenimento del contagio soprattutto e ai loro effetti ad ampio raggio.

Non è un caso che “DPCM” (acronimo di “decreto del presidente del Consiglio dei ministri”, lo strumento amministrativo più utilizzato dal governo Conte per gestire l’emergenza coronavirus) sia una delle parole chiave che, tra ottobre e novembre, hanno visto maggior incremento di ricerche su Google. C’entra certamente la velocità con cui, di settimana in settimana, per provare ad arginare il picco nella curva dei contagi si sono rincorsi decreti diversi. Soprattutto negli ultimi giorni, però, molto potrebbe aver fatto il ritardo nella firma del nuovo DPCM che divide l’Italia in zone a seconda degli scenari di rischio e impone, in base a questi, misure più o meno drastiche di contenimento del contagio e cosiddetti “lockdown soft” (approvato nella notte tra il 3 e il 4 novembre 2020, è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale nella mattinata del 4). Anche la confusione – l’ infodemia – generata da giornali e mezzi di informazione riguardo alle presunte bozze dello stesso, comunque, potrebbe aver fatto sì che tra gli ultimi giorni di ottobre e i primi di novembre il volume di ricerche medie su Google per “DPCM” schizzasse a 823mila, quattro volte in più più rispetto al mese di marzo, quando ancora la maggior parte degli italiani non aveva familiarità con questo tipo di strumento amministrativo.

Gli italiani cercherebbero oggi anche più informazioni su “tampone” rispetto ai primi mesi di emergenza sanitaria: il volume di ricerche su Google si avvicinerebbe in questo caso a quota 50mila, valore che non era stato mai raggiunto tra marzo e aprile. Sembra calare, invece, l’interesse degli italiani per la categoria dei “virologi“, diventati negli scorsi mesi una sorta di opinion leader e, non di rado, veri e propri personaggi televisivi: ferme a mille le ricerche mensili per questa query, mentre nel mese di maggio per esempio aveva raggiunto un picco di oltre 2400.

Le ricerche degli italiani su Google durante la seconda ondata di coronavirus: cosa suggeriscono sulla “nuova normalità”

Non si può parlare comunque di italiani, Google e nuovi trend sul coronavirus senza accennare a come la pandemia abbia già in parte cambiato le abitudini di consumo, certo, ma più in generale la quotidianità di molti. Le ricerche seconda ondata coronavirus su Google offrono ottimi spunti di riflessione in questo senso e «raccontano l’Italia di oggi» forse meglio di quanto ci si immagini (così sottolineano da SEOZoom che, non a caso, offre nella propria suite sempre più tool per analizzare trend del momento e serch intent). Se tra ottobre e novembre è aumentato di nuovo il volume di ricerche per espressioni come “scuole chiuse“, “didattica a distanza” o “ smart working “, fino a toccare livelli simili a quelli dello scorso marzo 2020, è perché molti italiani, in molte regioni si trovano come allora a fare i conti con restrizioni che impediscono la frequenza delle lezioni in presenza e di recarsi fisicamente nei luoghi di lavoro. Con sempre più frequenza si torna a cercare anche “lockdown” su Google ed è una chiave di ricerca che non può non suggerire paura generalizzata per una nuova serrata totale del Paese. Nelle ultime settimane, però, ha raggiunto il suo picco nel volume di ricerche soprattutto la parola “coprifuoco“, mostrando un’inevitabile correlazione tra cosa gli italiani cercano su Google sulla seconda ondata di COVID-19 e la direzione verso cui si muovono le decisioni del governo quanto a misure anticontagio.

ricerche seconda ondata coronavirus su google

SEOZoom ha provato a calcolare il cosiddetto “Impatto COVID-19” anche sulle ricerche su Google riguardo alla seconda ondata di contagi da coronavirus in Italia. Preoccupazioni e timori degli italiani non sembrano molto diversi da quelle di marzo o aprile 2020, ma si comincia anche a familiarizzare con lo scenario pandemico e i suoi effetti sulla vita di tutti i giorni. Fonte: SEOZoom

Curiosa è la vicenda di ricerche per termini come “febbre” o “sintomi“: si tratta di chiavi di ricerca – per così dire – stagionali e che, cioè, registrano normalmente una forte crescita in volume in coincidenza con l’inizio della stagione influenzale. Se fino allo scorso anno, però, i volumi di ricerca erano fermi rispettivamente a quota 14.500 e 3600, quest’anno si è già al di sopra delle 22mila e delle 6mila ricerche medie mensili. È più di quanto successo tra marzo e aprile; inoltre, la difficoltà nel distinguere i sintomi di una normale influenza dai sintomi dell’infezione da coronavirus può aver giocato un ruolo non indifferente in questo senso.

Dai viaggi al cenone di Natale e gli sconti per il Black Friday: la seconda ondata frena l’interesse anche per alcuni must dell’autunno

Il cosiddetto “impatto COVID-19” sulle ricerche su Google, che da SEOZoom provano a misurare da aprile con un apposito algoritmo, si nota però anche e soprattutto nel calo del volume di ricerca per query tradizionalmente molto cercate in questo periodo dell’anno. Se fino allo scorso anno, per esempio, la parola chiave “viaggi” era cercata in media mensilmente 18mila volte, ora, per via delle restrizioni agli spostamenti tra paesi e sotto effetto della paura di molti di viaggiare, è ferma ad appena 5400. Anche chiavi come “turismo” o “easyjet“, usate da chi in questo periodo si preparava a vacanze natalizie e weekend low cost in occasione di ponti e festività come quella del 1° novembre, hanno visto ridotto quest’anno il loro volume di ricerca (la seconda addirittura del 70%, toccando il picco più basso da inizio 2020).

Quello che si teme di più, e che potrebbe aver frenato molti italiani dall’informarsi in Rete su viaggi e mete di vacanze, è un “lockdown a Natale“: non a caso è una delle stringhe che più hanno visto aumentare in queste settimane il volume di ricerca. A proposito di Natale, se secondo SEOZoom erano queste le settimane in cui, oltre a cominciare a informarsi sulle “mete per Natale”, si cominciavano a  cercare spunti e idee originali per il “cenone di Natale” per esempio, quest’anno anche le ricerche su Google risentono meno del clima natalizio.

Meno attesa anche per il “ black friday “. Sconti e promozioni organizzati dalle aziende nel quarto venerdì di novembre e in vista dello shopping natalizio, negli scorsi anni, erano diventati un must anche in Italia, con persone che già settimane prima cercavano su Google le offerte migliori e grazie alle quali risparmiare di più, tanto che il volume medio di ricerche per la parola chiave “Black Friday” raggiungeva nel mese di novembre quota 673mila. Quest’anno invece, nonostante tra l’altro c’è chi come Amazon ha deciso di anticipare le offerte per il Black Friday, da SEOZoom stimano che il volume di ricerche medio si fermerà a poco più di 18mila, il 97% in meno rispetto agli altri anni.

Nonostante il boom di traffico Internet durante il primo lockdown e il tanto tempo in più trascorso connessi a servizi come questi, infine, tra le ricerche seconda ondata coronavirus su Google sarebbero in calo anche quelle per chiavi come “facebook“, “instagram” o “tinder” (sommandosi in quest’ultimo caso alle già numerose sfide affrontate dalle app di dating durante il coronavirus). La conferma più tangibile che la pandemia non ha lasciato indenni neanche passioni e passatempi classici degli italiani sembra essere, però, il calo di ricerche per “serie a“.

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