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Pubblicità sociale per sottolineare l'importanza della vista

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L’esistenza di problemi di vista è diventata ormai un’emergenza nei paesi in via di sviluppo. Lo spiega una pubblicità sociale

Diceva Aristotele che la vista è il senso più importante perché ci permette di conoscere il mondo in modo globale. Di certo è il senso su cui facciamo più affidamento, perché ogni cosa che si fa ruota intorno a quello che percepiamo ed elaboriamo grazie alle informazioni provenienti dai nostri occhi che sono il filtro che ci permette di conoscere la realtà e rispondere adeguatamente ad essa.

Tuttavia, vari studi condotti sui non vedenti dimostrano che il cervello non ha bisogno di occhi per vedere. Infatti, varie ricerche – analizzando le rappresentazioni mentali dei non vedenti – hanno riscontrato che anche chi non vede ha delle ricostruzioni della realtà circostante del tutto simili a quelle dei vedenti. Tutto ciò è possibile grazie al cosiddetto fenomeno della “compensazione” per cui, nel momento in cui viene a mancare un senso primario come quello della vista, gli altri sensi e le rispettive aree cerebrali deputate all’elaborazione delle loro informazioni percettive si uniscono al fine di fornire al cervello un’informazione pressoché completa. Dunque, tutte le informazione provenienti dagli organi deputati al tatto, all’udito, all’olfatto si acuiscono perché svolgono il doppio compito di eseguire il loro normale “dovere” e di sopperire al senso mancante, a riprova dell’immensa capacità di adattamento e resilienza del cervello umano.

Tuttavia, la perdita della vista rimane una questione da non sottovalutare perché, nonostante vi sia la sensazione che il cervello veda anche senza gli occhi, la vista resta comunque un senso indispensabile all’interpretazione adeguata degli stimoli provenienti dal mondo esterno. Laddove sia possibile evitare una simile condizione, è quindi sempre auspicabile fare di tutto per ovviare al problema. È proprio in questa prospettiva che opera la CBM Onlus – la più accreditata Organizzazione Non Governativa, impegnata nella cura e prevenzione delle forme evitabili di cecità e disabilità nei paesi in via di sviluppo – che, seguendo la filosofia della prevenzione, porta avanti la sua mission con passione e dedizione e grazie al generoso aiuto di tanti sostenitori in tutto il mondo è arrivata ad assistere più di 32 milioni di persone.

Pubblicità sociale: la cecità vista da un bambino

La passione e l’originalità che contraddistinguono la mission della CBM Onlus si sono recentemente manifestate in un’iniziativa del tutto inaspettata che si è configurata come un ulteriore, contemporaneo ed emblematico esempio di pubblicità sociale: si tratta della produzione di uno spot per la cecità, trasmesso anche dai canali televisivi e radiofonici Rai nel corso della settimana che ha preceduto Pasqua.

La pubblicità sociale in questione è stata realizzata per conto della CBM grazie al contributo degli studenti di Offi-CIne IED (Istituto Europeo del Design) che hanno saputo interpretare in modo semplice, ma alquanto efficace, gli scopi dell’organizzazione e il messaggio umanitario intorno al quale ruotava l’intera campagna pubblicitaria.

Il video realizzato per l’occasione esprimeva una speciale esigenza, nonché la mission della CBM, cioè ridare la vista alle persone a rischio cecità nei paesi in via di sviluppo. Poiché nel mondo 285 milioni di persone hanno problemi alla vista e di questi 19 milioni sono bambini – di cui 12 milioni con problemi dovuti a difetti refrattari (come miopia, astigmatismo, ipermetropia) che possono essere facilmente corretti con un’operazione oculistica o con interventi mirati – lo scopo è quello di indurre lo spettatore a comprendere la gravità della situazione, ma anche ciò che è possibile fare per dare a questi bambini l’opportunità di vedere e ovviare a questo problema.

Per ottenere questo effetto, lo spot utilizza un linguaggio didattico, usato soprattutto per le campagne preventive, utilizzando il detto secondo cui c’è sempre da imparare dai bambini. Infatti, il focus principale della pubblicità è la cecità raccontata da un bambino che, alla stregua di un insegnante, usando un linguaggio didatticamente semplice, spiega allo spettatore quante cose, anche impercettibili come il soffio del vento o il movimento del mare, si perdono senza la vista.

Un altro elemento fondamentale della pubblicità sociale in questione è l’enfasi su toni piacevoli e gioiosi, come ad esempio la voce del bambino che azzera i più consueti toni drammatici, a riprova del fatto che un messaggio arriva forte e chiaro senza dover necessariamente suscitare pietà, ma facendo leva sulla responsabilità sociale di ognuno. Proprio grazie a ciò e alla semplicità del messaggio lo spot risulta efficace nella realizzazione dello scopo: far acquisire consapevolezza della sfortunata realtà, spronando all’azione per cambiarla concretamente.

Una considerazione conclusiva, da ritenersi indispensabile, è ancora una volta la piacevole constatazione dell’utilizzo di espedienti tecnologici innovativi e di piattaforme social per la perorazione di cause ad alto contenuto etico e morale – come avvenuto anche per sostenere la ricerca in favore della SMA – finalizzate ad una presa di coscienza che può e deve indurre una riflessione critica sulla realtà, per permettere la realizzazione di adeguati provvedimenti.

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