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Al WMF! 2022 il metaverso secondo Massimo Canducci

wmf 2022

La visione di Massimo Canducci esposta a WMF! 2022 sul metaverso ha molto in comune con alcune delle teorizzazioni più note ma si focalizza, in particolare, sul concetto di "glasses first" come superamento del "mobile first".

«Alcuni dicono che “il metaverso non esiste e non esisterà mai”, all’opposto invece altri dicono che “la nostra vita si sposterà nel metaverso”»: così Massimo Canducci, chief innovation officer di Engineering Group, ha iniziato il suo speech al WMF! 2022, precisando che nella sua azienda ritengono più che altro – con una visione che, per lo stato attuale delle cose, è del resto alquanto condivisibile – che “il metaverso non esiste, ancora”.

Ha aperto così la sua descrizione di come sarà possibile creare il metaverso e cosa si potrà fare al suo interno.

Caratteristiche di quella è che una possibile evoluzione di Internet

Con un’introduzione generica su quali sono le tecnologie coinvolte nel metaverso, Canducci ha sottolineato che molte di esse già esistono, nominando in particolare realtà virtuale e realtà aumentata. Più precisamente, ha affermato che «il metaverso è una delle possibili evoluzioni di Internet e sarà basato su collezione integrata di spazi virtuali e aumentati».

Si tratterà, a suo avviso, di una evoluzione di Internet che richiederà di lavorare in particolare su tre aspetti:

  • la decentralizzazione, perché non dovrebbero esistere ambienti completamente centralizzati che occupano, come già succede attualmente, tutto (o in buona parte) lo spettro delle applicazioni di un certo tipo (si pensi per esempio che per i social media sono pochi i nomi delle aziende proprietarie più noti);
  • l’interoperabilità, resa possibile anche, ma non solo, a una decentralizzazione delle applicazioni, per rendere possibile per esempio «scambiarsi delle cose tra un mondo e l’altro, come poter comprare un oggetto digitale in un mondo e poi poterlo utilizzare in un altro»;
  • il rispetto degli utenti, da un punto di vista sia legale che deontologico.

Tre aspetti che a chiunque abbia letto il blog di Matthew Ball1 o altri testi noti e approfonditi sul tema risultano chiaramente e immediatamente far parte di quelle caratteristiche essenziali a livello tecnologico (e non solo) che dovrebbe avere il metaverso e che a oggi ancora non è possibile osservare e riscontrare.

Già sentito è anche l’elenco delle cose che faremo con/nel metaverso esposto da Massimo Canducci, che si è soffermato anche su come cambierà:

  • il modo di accedere ai contenuti e ai servizi, accedendo o “entrando” nei contenuti virtuali «in maniera meno “passiva” di quanto si fa oggi»;
  • lo shopping, per esempio con negozi virtuali che sono copie di quelli già esistenti nel mondo “reale” o che esistono solo nella realtà virtuale;
  • il turismo, con la possibilità, tra le altre, di “andare” in un luogo e scoprirlo prima di recarvisi fisicamente oppure di fare escursioni in luoghi non accessibili, per esempio altri pianeti;
  • il gaming, con un’ulteriore evoluzione di quelle piattaforme che già oggi restituiscono una delle fotografie più precise del metaverso;
  • la formazione, anche nel mondo del lavoro;
  • l’ambito medico.

Occhiali: uno degli strumenti tecnologici più importanti che permetteranno di essere nel metaverso

Nella sua sintesi di cosa sarà (o dovrebbe essere) il metaverso, Massimo Canducci si è soffermato in particolare su quello che dovrebbe essere per le aziende – ma anche per i marketer – uno degli aspetti più interessanti da considerare di questa possibile evoluzione di Internet: la centralità di dispositivi tecnologici indossabili che – è quasi superfluo dirlo – a oggi ancora non esistono e, nello specifico, di occhiali totalmente diversi da quelli che sono i visori per la realtà virtuale oggi, incentrati piuttosto sulla realtà aumentata.

Cosa potremo fare nel metaverso secondo Massimo Canducci

Questi strumenti tecnologici porterebbero infatti a un cambio di prospettiva: da una logica di tipo “mobile first a unaglasses first”, come Canducci stesso affermava già nel 20202.

«Se oggi ci sono persone perse nel loro smartphone, si avranno poi quelle perse completamente nei loro occhiali», perciò chi produrrà applicazioni e servizi per questi dispositivi dovrà prestare attenzione al rispetto della loro privacy, sicuramente, ma anche della loro attenzione. Una simile immersione nel metaverso, infatti, permetterà di accedere direttamente all’attenzione degli utenti, mandando loro notifiche relativi a servizi/prodotti/eccetera che ne invadono il campo visivo mentre sono intenti in attività di tutt’altro genere.

«Il metaverso, in questo senso, non è altro che un grande ecosistema digitale: si tratta di avere non un unico metaverso ma una somma di applicativi che useranno in modo totalmente diverso le tecnologie di oggi che, inoltre, evolveranno ulteriormente», ha concluso Massimo Canducci.

metaverso secondo Massimo Canducci


Non si può non sottolineare, comunque, come la visione delineata da Massimo Canducci avrebbe dovuto essere – lo ha citato in apertura dell’intervento – opposta a quella raccontata da Mark Zuckerberg che nel discorso di presentazione di Meta, però, ha presentato un’idea (e una progettualità) di metaverso che non si limita solo a un nuovo modo di utilizzare un social network (ossia Facebook), ma ha tutti – e altri ancora – gli elementi soprariportati, compreso l’utilizzo di occhiali ai quali l’azienda sta già lavorando (investendo nel miglioramento della tecnologia con l’azienda di proprietà Meta, Oculus, e con esperimenti di occhiali smart come quelli da sole in collaborazione con Ray Ban).

Note
  1. Blog di Matthew Ball
  2. Articolo di Massimo Canducci su LinkedIn del 14 febbraio 2020
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