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Come creare e gestire un team vincente: i consigli di Julio Velasco al Leadership Day 2023 di Performance Strategies

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Fonte: Performance Strategies

Partendo dalla lunga carriera come allenatore, Julio Velasco ha fornito al Leadership Day 2023 diversi consigli utili per chi in azienda occupa posizioni di leadership: dalla costruzione del team alla gestione dei talenti.

Il 25 maggio si è tenuto a Milano il Leadership Day 2023, un evento organizzato da Performance Strategies: la giornata è stata interamente dedicata al tema della leadership e guidata dal coach Julio Velasco.

Grazie al notevole percorso come allenatore di pallavolo, lo speaker argentino naturalizzato italiano ha acquisito nel corso degli anni una grande esperienza come leader nel campo sportivo. Questa esperienza gli ha permesso di guidare con grande successo, per diversi anni, la Nazionale Italiana di Pallavolo, portando la squadra alla conquista di tre ori e due mondiali.

Partendo da ciò che ha imparato nel corso della propria carriera, il dirigente sportivo ha condiviso diversi consigli e una serie di esempi pratici e aneddoti vissuti in prima persona insieme alle squadre che ha allenato: come ha fatto notare, gli ultimi possono rappresentare uno spunto utile anche per chi si occupa di gestire team in altri contesti come, per esempio, nel mondo del business.

Una giornata formativa, targata Performance Strategies, per capire chi è e cosa fa un vero leader

“Il linguaggio della Leadership: come coltivare la sfida, innescando i meccanismi che portano al potenziamento delle performance”: è questo il titolo della prima delle tre sessioni in cui è stata suddivisa la giornata formativa di Performance Strategies.

Il relatore ha iniziato il primo intervento partendo dal concetto di leader, inteso come qualcuno che ha il compito di guidare qualcun altro.

Secondo Julio Velasco, un leader ha due compiti fondamentali.

Il primo è quello di semplificare situazioni complesse: sebbene «spesso problemi complessi richiedano risposte complesse», ha fatto notare lo speaker, un buon leader sa come «presentare la soluzione in modo semplice» affinché i vari membri del team riescano a comprenderla e metterla in pratica.

Il secondo compito di chi occupa una posizione di leadership ha a che fare con il conoscere il proprio settore di riferimento. Secondo il coach non basta, in questo senso, una conoscenza cognitiva e meramente teorica: il leader deve interiorizzare le competenze in modo tale da renderle utili a livello pratico e, successivamente, essere in grado di trasferirle al team in modo adeguato affinché i vari membri possano sfruttarle al meglio sul campo.

Come essere un buon leader? I consigli di Julio Velasco al Leadership Day 2023 

Per poter gestire i processi di cambiamento e di apprendimento di un gruppo di persone, secondo Julio Velasco, occorre che il leader adotti un sistema costituito da regole chiare e precise, comprese da tutti i membri che dovranno seguirle.

Sia nel mondo sportivo e sia in quello aziendale, però, ciò non è sufficiente. Per creare un team vincente ci sono numerosi altri aspetti e principi chiave di cui tenere conto: eccone alcuni tra quelli citati da Julio Velasco al Leadership Day 2023.

  • Definire degli obiettivi chiari e concreti.
    Gli obiettivi da raggiungere vanno presentati in modo chiaro all’intero team e bisogna assicurarsi che siano compresi da ogni membro. Occorre, dunque, evitare di stabilire degli obiettivi ricollegabili a frasi generiche o concetti vaghi che, spesso, non permettono alle persone di comprendere come raggiungere lo scopo prefissato. 
  • Fissare anche dei piccoli obiettivi raggiungibili nel breve termine.
    Secondo lo speaker questo aspetto è essenziale affinché il team possa avere la percezione di riuscire a raggiungere dei risultati, sentendosi di conseguenza più motivato a raggiungere anche degli obiettivi più complessi e di lungo termine. Una volta che ogni piccolo obiettivo viene raggiunto sarebbe importante, aggiunge il coach, fornire feedback positivi, meglio se diversi per ogni membro e che tengano conto di caratteristiche e motivazioni personali differenti. 
  • Mettere in risalto i vantaggi associati al raggiungimento dell’obiettivo.
    Quando l’obiettivo comporta dei vantaggi concreti per i singoli individui (che si tratti di riconoscimento, crescita professionale, un compenso economico, eccetera), gli stessi possono in qualche modo «compensare le piccole divergenze esistenti tra i membri del team». L’esperto fa notare, infatti, che «non ci sono team in cui tutti vadano d’accordo»: anche quando esistono delle divergenze o c’è poca unità nel gruppo, però, i membri sono più motivati a superare le prime e i cattivi rapporti interpersonali e a lavorare insieme per raggiungere gli obiettivi se possono riconoscerne i vantaggi associati. 
  • Sviluppare un sistema che tenga conto di possibili errori.
    Per gestire un team in maniera adeguata, bisogna creare un piano che stabilisca anche cosa fare nel caso in cui si verifichino degli imprevisti, come eventuali errori da parte di uno o più membri del team. Oltre a creare uno schema di azione per le problematiche o per gli imprevisti che potrebbero presentarsi,
    è necessario che ogni membro sappia come comportarsi in questa evenienza e definire in questo senso anche i ruoli all’interno di un team.

Alcuni spunti sulla gestione dei conflitti e la promozione di una mentalità vincente

Nel corso della giornata formativa, i partecipanti hanno avuto modo di porre delle domande al relatore tramite messaggi sul numero WhatsApp fornito dagli organizzatori dell’evento: molti hanno sfruttato l’occasione per chiedergli come può un leader gestire i conflitti all’interno di un team e cercare di dialogare con quei membri del gruppo che tendono a creare divergenze e a ostacolare il lavoro di squadra.
Il coach ha così fornito diversi spunti, in particolare durante la terza e ultima sessione dell’evento, incentrate sul “metodo per giocare di squadra: mettere le eccellenze al servizio del team per raggiungere l’obiettivo comune senza annullare l’individualità del singolo.

Tra i consigli forniti: creare delle condizioni che favoriscano l’apertura e il dialogo da parte di membri “problematici”.
Quando ci sono degli elementi demotivati che sembrano non badare alle regole e all’obiettivo da raggiungere, Julio Velasco consiglia di parlare con questi individui in un ambiente diverso dal contesto lavorativo, come un bar o un ristorante, per esempio: abbassare il livello di formalità e fare sì che le persone si sentano a proprio agio, potrebbe portarle a essere più aperte riguardo alle ragioni che si celano dietro al loro atteggiamento.

Bisogna poi cercare di trovare il modo migliore per incentivare ogni individuo a svolgere il proprio ruolo e a rispettare le regole stabilite per il gruppo.
Tuttavia, come ha fatto notare, «l’arte di convincere» non possiede delle regole o delle ricette preconfezionate. Riprendendo a tal proposito un concetto già citato, potrebbe essere utile però cercare di mettere enfasi sui benefici che l’individuo in questione potrebbe trarre dal lavoro di squadra e dal raggiungimento dell’obiettivo prefissato, in base ai propri interessi e alle proprie motivazioni.

Anche se è importante ascoltare e cercare di motivare i vari membri a prendere parte all’obiettivo comune, spesso è fondamentale per i leader dimostrare anche la propria autorità: dopo aver provato, più di una volta e senza successo, a convincere un determinato membro sulla necessità di cambiare un dato comportamento o atteggiamento, occorre prendere delle misure più severe, talvolta di natura punitiva, affinché possa comprendere l’importanza di attenersi alle regole, promuovendo un ambiente di rispetto per i ruoli stabiliti.

Nel corso del suo intervento, inoltre, Julio Velasco ha dichiarato che spesso gli è stato chiesto come promuovere una mentalità vincente tra i membri di una squadra. La sua opinione è che occorre cominciare da se stessi, aiutando il team a capire, innanzitutto, come potrà “vincere i propri difetti o limiti“. È necessario, dunque, che ogni individuo riesca a identificare i propri limiti e che inizi a percepirli come veri e propri avversari da sconfiggere.

Successivamente, l’allenatore ha spiegato l’importanza di vincere le difficoltà, ossia «quelle cose che impediscono di raggiungere l’obiettivo» e che riguardano delle condizioni esterne che non hanno necessariamente a che fare con i limiti individuali o del gruppo stesso. Come ha fatto notare Julio Velasco, «a volte le difficoltà ci fanno tirar fuori delle risorse straordinarie», incrementando la capacità di adattamento del team e aiutando i singoli individui a sentirsi più forti e resilienti.

Solo quando i vari membri avranno la percezione di aver vinto delle singole battaglie, riuscendo a fare dei progressi e dei miglioramenti a livello individuale, e a vincere contro le difficoltà, saranno più pronti e motivati a sconfiggere l’avversario che, nel settore del business, potrebbe corrispondere per esempio a un’azienda competitor .

Secondo Julio Velasco, quelli sopradescritti rappresentano dei passaggi fondamentali per poter avere una mentalità vincente.

Conoscere i singoli individui per gestire al meglio l’intero team

Tra i vari spunti forniti durante l’evento, Julio Velasco ha ribadito l’importanza di saper comunicare con i differenti individui che compongono il gruppo: dedicare del tempo a conoscere meglio ciascuno di loro può aiutare, infatti, a gestire nel migliore dei modi l’intero team.

Un gruppo è formato da «individui con delle caratteristiche spesso molto diverse e quando gestiamo una team non possiamo dimenticare questa diversità», ha argomentato l’esperto. Bisogna piuttosto cercare di «trovare dei punti in comune che permettano a queste persone di raggiungere insieme, con più facilità, lo stesso obiettivo»

A proposito di diversità, durante la seconda sessione dell’evento incentrata sulla gestione dei talenti, Julio Velasco ha fatto notare come non si possano motivare tutti i membri di un team nello stesso modo. Pensando al contesto aziendale, per esempio, ci sono dipendenti che si sentono più motivati dalla componente economica per cui lo stipendio o eventuali benefit potrebbero rappresentare un fattore chiave; altri invece hanno bisogno soprattutto di sentirsi riconosciuti e per questo ciò che più li motiva a essere produttivi sono le possibilità di crescita all’interno dell’azienda. Un buon leader deve tener conto di queste differenze per poter motivare al meglio l’intera squadra.

In maniera simile «dire a tutto il gruppo che tutto è importante è come dire che niente è importante», ha sottolineato Julio Velasco durante la prima sessione del Leadership Day 2023. Secondo l’esperto «l’essenza di una squadra risiede nella divisione dei ruoli e nelle interconnessioni tra questi ruoli»: per questa ragione, per ogni membro vanno stabilite differenti priorità di miglioramento, differenti aree su cui concentrare tempo ed energie. Tanto più che «se ogni membro migliora un po’ in qualcosa, l’intero team ne trarrà un grande vantaggio nel complesso».

Fra gli aspetti affrontati nel corso della seconda sessione della giornata formativa, Julio Velasco si è concentrato anche sul tema del riconoscimento delle capacità individuali. A tal proposito l’esperto ha dichiarato che «la squadra comincia a funzionare quando tutti accettano il proprio ruolo». Prendendo come esempio il mondo del calcio, ha spiegato che spesso i vari membri del team vorrebbero tutti avere il ruolo dell’attaccante: in campo, così come in azienda, non tutti sono ugualmente portati però per le stesse attività, perciò è importante definire in modo preciso i vari ruoli e i relativi compiti affinché il team funzioni in modo efficiente.


Durante l’evento, inoltre, Julio Velasco ha ribadito diverse volte l’idea che il leader è una guida che deve essere in grado di trasmettere nel modo migliore le proprie conoscenze: se e quando ciò non avviene, la gestione del team tenderà a essere molto più difficile.

A questo proposito, adattando al contesto aziendale un esempio riportato dall’allenatore e proveniente dal mondo sportivo, si può pensare a un capo che possiede un’ampia conoscenza del mercato di riferimento, dei prodotti aziendali e del funzionamento dell’azienda ma che non è riuscito a trasmettere ai propri dipendenti le conoscenze indispensabili per poter essere produttivi.

«Quello che davvero conta per un leader è se riesce o meno a guidare le persone e se le cose che dice si trasformano in azioni», ha concluso l’esperto: se, come leader, «le nostre indicazioni non si riflettono sulle azioni altrui, allora abbiamo fallito».

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