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Gli influencer stanno invadendo Chernobyl, con selfie e Storie su Instagram, dopo il successo della serie HBO

Gli influencer stanno invadendo Chernobyl

Se gli influencer stanno invadendo Chernobyl, la "colpa" è del successo della serie HBO? O dell'attrazione che da sempre ha il male?

È il cult del momento e tutti, ma proprio tutti, sembrano intenzionati a cavalcarne l’onda di popolarità. Così, secondo la CNN, anche gli influencer stanno invadendo Chernobyl dopo aver visto la serie e a causa del suo successo e lo fanno continuando a postare selfie, a fare Storie e dirette dai luoghi in cui si è consumato uno dei disastri nucleari più gravi di sempre.

I tour organizzati nella zona rossa e perché gli influencer stanno invadendo Chernobyl

La zona rossa, un’area di circa quattromila chilometri quadri attorno all’impianto nucleare originario (in Ucraina, poco distante dalla cittadina di Pripyat), ormai sicura e bonificata, è da qualche anno visitabile infatti grazie a tour guidatati e autorizzati. Negli ultimi mesi, però, insieme a scolaresche, studiosi e appassionati dell’argomento, gli influencer stanno invadendo Chernobyl alla ricerca di un po’ di popolarità a costo zero, o quasi: come sottolinea ancora CNN, il tour di gruppo da un giorno può arrivare a costare infatti anche intorno a 100 dollari a persona, un prezzo abbordabile per un po’ di like, qualche interazione, dei follower in più? Sono gli stessi tour operator della zona a registrare questo trend: da quando è andato in onda il disaster movie di HBO e Sky Atlantic, infatti, le richieste e le prenotazioni sarebbero aumentate di oltre il 35%.

Il cineturismo del resto non è certo una novità e, se ci sono interi tour frequentatissimi –  ispirati ai regni di Westeros –, non ci si poteva immaginare certo che qualcosa di simile non succedesse con “Chernobyl”. Lo sceneggiato si è già guadagnato, infatti, il titolo di prodotto televisivo con miglior indice di gradimento di sempre, scalzando tra l’altro altre serie cult e molto amate come Breaking Bad e Game of Thrones.

L’indice di gradimento di “Chernobyl” è migliore di molte altre serie TV anche culto come Breaking Bad e GoT. Fonte: Kyso

E, come sottolinea tra gli altri “Rivista Studio”, basta un’occhiata agli insight di Google Trends per rendersi conto che dopo la sua messa in onda (in versione originale, almeno, poiché in versione italiana infatti la serie è arrivata su Sky solo il 10 giugno 2019), a essere aumentato sembra in generale l’interesse verso l’incidente nucleare in questione, i suoi effetti, le vicende legali a esso collegate.

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Con la messa in onda di “Chernobyl” è riaumentato in generale l’interesse vero l’incidente nucleare, come mostrano gli insight di Google Trends. Fonte: Rivista Studio

Come sempre, però, quando un grande tema si impone – di nuovo, in questo caso –   all’attenzione pubblica c’è chi prova a cavalcare l’onda della notizia per guadagnare un po’ di visibilità, un po’ di popolarità personale. Se gli influencer stanno invadendo Chernobyl, insomma, è alla ricerca di quel quarto d’ora di celebrità di warholiana memoria.

La prova empirica è più facile da ottenere di quanto si possa immaginare. Solo su Instagram i post taggati #Chernobyl superano i 275mila (a giugno 2019) e tra questi, oltre a immagini di scena e foto e selfie scattati mentre si stava guardando la serie a dimostrazione che il second screen è ancora un’abitudine solida tra gli internauti, ce n’è un buon numero con geolocalizzazione e che mostra gli utenti direttamente sul luogo del disastro nucleare. In non pochi casi si tratta di selfie sorridenti, con didascalie che giocano sull’ambivalenza e i significati lati di termini come «nucleare», «radioattivo»: «La solitudine è radiottiva» recita, per esempio, la didascalia della foto che una ragazza ha scattato vicino ai padiglioni dell’ex centrale nucleare, anche se no, le strutture a oggi non sono più radioattive di quanto lo sia un volo intercontinentale, ci tengono a sottolineare i tour operator responsabili dalla zona.

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Chernobyl ☢️ ☢️ ☢️

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Tra gli influencer che stanno invadendo Chernobyl, però, c’è chi si è fatto fotografare in pose provocanti e ammiccanti e chi non ha perso l’occasione per fare battute di dubbio gusto sulle vittime.

Tanto che lo stesso Craig Mazin, creatore della serie, ha sentito di dover richiamare con un tweet i fan di “Chernobyl” a comportarsi con rispetto per chi è morto o ha sofferto a causa dell’incidente.

Il fascino irresistibile dei luoghi della tragedia

Quello che soprattutto agli utenti più giovani potrebbe essere sfuggito, infatti, è che Chernobyl non è un set cinematografico ma il luogo reale di una tragedia. Qui, insomma, di cineturismo c’è poco, visto che la stessa serie è stata dichiaratamente girata altrove (in Lituania). Quello che stanno facendo gli influencer che hanno invaso Chernobyl, insomma, è poco diverso da quello che facevano tanti turisti in visita ai campi di concentramento: autoscatti sorridenti davanti a recinzioni e capannoni che ospitarono gli internati, foto di gruppo nei pressi dei binari di accesso ai lager avevano generato polemica, dentro e fuori i social, in occasione della Giornata della Memoria, tanto da convincere realtà come l’Auschwitz Memorial a vietare selfie e altre foto irrispettose all’interno del sito.

A guardarlo bene, insomma, lo spopolare di foto-ricordo da luoghi in cui si sono consumate tragedie come quella di Chernobyl ricorda quella «pornografia del dolore» che spinge molti a fotografarsi in posti tristemente celebri come il Pont de l’Alma di Parigi dove morì Lady Diana o il garage di Avetrana dove fu uccisa Sarah Scazzi per esempio. Cosa attragga di scene del crimine e luoghi in cui si sono consumate tragedie è oggetto di tanta letteratura: c’è chi ha sottolineato il valore catartico che può avere la propria presenza in posti che hanno visto altri soffrire; chi ha fatto notare che l’empatia per la vittima è largamente superata dal senso di piacere da rilascio di dopamina che deriva dal trovarsi, da sopravvissuto, in posti che hanno dato la morte ad altri. Con ogni probabilità, però, l’abitudine a veder trasformati luoghi come questi in set di talk show, trasmissioni di approfondimento e di infotainment, però, può aver fatto di più e aver contribuito a rendere ancora sottile il limite tra ciò che è finzione e ciò che non lo è.

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