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Google Plus è ancora vivo? Alcune analisi sul futuro della piattaforma

Google Plus è ancora vivo? Alcune analisi sul futuro della piattaforma

Uno zombie che si aggira per il web o preziosa fonte di raccolta dati? Il futuro di Google Plus è ancora incerto ma tutt'altro che segnato.

Tutto è iniziato a seguito di di un articolo del 2014 sul futuro di Google Plus, pubblicato da TechCrunch: secondo fonti anonime il social non sarebbe ufficialmente morto ma piuttosto è stato descritto come un morto che cammina. Simili affermazioni hanno scatenato una vasta sequenza di speculazioni e rumors in base alle quali il futuro del social network di Mountain View sarebbe ormai segnato, con la conseguente ammissione del fallimento dell’esperimento.

In realtà, il quadro è molto più complesso di come possa apparire ed esiste più di uno scenario futuro ipotizzabile. Al di là delle smentite di Larry Page, CEO di Google, che ha ribadito con forza che il lavoro a Mountain View sarà sempre più orientato all’acquisizione di nuovi fan, non è possibile pensare a un semplice quanto improvviso switch-off – come ad esempio è successo con il compianto Google Reader – dal momento che Google Plus è ormai parte integrante dell’infrastruttura di tutti i prodotti e servizi online offerti da Google e svolge una funzione che va al di là della mera componente di social networking.

Più che come un mero social network, Google Plus è stato concepito sin dalla sua apparizione come un social layer le cui funzionalità sono integrate armoniosamente all’interno dell’ecosistema di contenuti e servizi Google: dalla Search alla posta, dalle Mappe a Drive, da YouTube, al Calendario, da Hangout a Google Play, fino a Google Ad Sense.

Dunque, cosa attendersi nell’immediato futuro per Google Plus? Un’ipotesi percorribile è quella che vede una lenta ma inesorabile perdita di rilevanza del marchio Google Plus. Del resto il brand non ha mai avuto una percezione totalmente positiva presso il grande pubblico ed anche i suoi più grandi sostenitori ogni giorno devono lottare contro l’etichetta di clamoroso fail, smentendo la fama di social ridicolo o di città deserta (popolata solo da nerd e impiegati di Mountain View).

Basta una veloce ricerca su Google utilizzando le keyword “Google Plus meme ” e ammirare la vasta gamma di meme online sul social.

“Google Plus meme”

Un esempio dei tanti meme che si trovano in Rete sul livello di interazioni e attività su Google Plus.

A conferma della progressiva perdita di appeal del brand, si starebbe vagliando la possibilità di modificare sensibilmente il bottone di accesso da “Accedi con Google Plus” ad “Accedi con Google”: una modifica significativa che implicherebbe quindi la netta separazione da Google Plus di alcuni dei più apprezzati e comuni servizi offerti da Google.

Per comprendere il destino che attende il social è necessario, infine, considerare le evoluzioni dei social, in particolare il consolidamento della vocazione mobile degli utenti e la crescente segmentazione del pubblico attraverso social app altamente specifiche, nate con l’obiettivo di riunire gli utenti intorno ad attività e contenuti: l’impressione è che si vada verso una sempre più raffinata evoluzione di queste piattaforme in nicchie specifiche in cui gli utenti ritrovano una stretta cerchia di contatti con cui interagire e a un progressivo decadimento dei grandi social – come Twitter, ad esempio – che assumeranno sempre più un ruolo di grande contenitore di dati piuttosto che luoghi in cui creare engagement per gli utenti.

Ed è proprio in una simile prospettiva che Google Plus può considerarsi un successo. L’integrazione con i servizi di Google non solo ha ottimizzato in maniera sensibile la vasta gamma di prodotti offerti dal colosso di Mountain View ma ha modificato radicalmente le abitudini di navigazione degli utenti: attraverso un unico login è possibile accedere a una vasta pluralità di servizi, consentendo una raccolta decisamente più efficiente dei dati che porta inevitabilmente a una ricerca di informazioni customizzata in base alle esigenze e alle attività svolte dai singoli utenti. Non è difficile comprendere come lo scopo di una simile integrazione sia fornire un supporto costante e concreto a quella che è e resta la più grande arma di Google: la piattaforma pubblicitaria. AdWords e AdSense costituiscono il più grande network pubblicitario al mondo e l’integrazione della raccolta dei dati è ciò che consente di fornire soluzioni pubblicitarie altamente targettizzate. Su questa base è possibile affermare che Google Plus non è un morto che cammina. Molto più plausibile è, comunque, l’ipotesi di un futuro riposizionamento del brand, con il conseguente consolidamento da ambiziosa (e incompresa) piattaforma di engagement a preziosa base dati per webmaster, sviluppatori e aziende, capace di rivelare informazioni esaustive sul comportamento online degli utenti.

Non sorprende, quindi, se tre anni dopo la pubblicazione dell’articolo sul decadimento della piattaforma TechCrunch tiri le somme sul restyling del social e sulle novità introdotte, considerandolo ancora vivo, così come Mashable che all’inizio del 2017 asseriva solenne che Google Plus non è morto, grazie soprattutto ad una community di fan fidelizzati e appassionati di nicchia che hanno costituito gruppi numerosi di utenti particolarmente attivi sui social. Basti pensare alla community Landscape Photography, un gruppo di amanti della fotografia che ha superato oltre il milione di iscritti. Non male, tutto sommato, per un morto che cammina.

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