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Google Analytics e le questioni con il Garante: cause e possibili soluzioni

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È possibile trovare un'alternativa a Google Analytics? In attesa di accordi e provvedimenti ad hoc, ecco le possibili soluzioni.

Negli ultimi anni l’utilizzo di Google Analytics è stata una delle condizioni base per la gestione di un sito Internet. Si tratta, infatti, di uno degli strumenti messi a disposizione, in maniera gratuita, da Google, con il quale è possibile monitorare il traffico sul sito e avere varie informazioni sul comportamento degli utenti. Uno strumento imprescindibile per i professionisti del digitale, allarmati da una notizia di fine giugno: infatti, secondo il Garante Google Analytics non è conforme al GDPR.

La decisione del Garante su Google Analytics

Così come avvenuto in altri paesi, come Francia e Austria, anche il Garante Privacy italiano ha deciso di porre uno stop all’utilizzo di Google Analytics. Come spiegato nel provvedimento del Garante, il motivo di questa decisione va ricercato nella violazione della normativa sulla protezione dei dati.

Utilizzare gli Analytics comporterebbe il trasferimento di dati degli utenti anche negli Stati Uniti e questo sarebbe un problema non irrisorio, perché si discute ancora dell’eventualità o meno che in questo paese venga fornita un’adeguata protezione dei dati degli utenti che navigano sui siti.

In pratica, viene meno quel livello di sicurezza e privacy negli ultimi anni al centro del dibattito pubblico (si pensi a tal proposito al GDPR) e questo comporta appunto lo stop a Google Analytics.

Qual è la causa di questa presa di posizione

Cosa ha portato alla nascita di queste problematiche che si sono abbattute sul mondo digitale? Attraverso uno studio condotto dall’osservatorio MonitoraPA sono emersi in tal senso interessanti spunti.

Stando alla ricerca sarebbero 7.833 le pubbliche amministrazioni ad aver utilizzato in maniera “illecita” Google Analytics. Essendo uno strumento in grado di tracciare gli utenti, il Garante ha preso provvedimenti a causa della grande differenza su come viene disciplinato il trasferimento dei dati tra Stati Uniti e Unione Europea. Il regime giuridico Privacy Shield (utilizzato in America) è stato infatti giudicato incompatibile con il GDPR dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea con una sentenza del 16 Luglio 2020 nella causa C-311/18 tra il Data protection commissioner e Maximilian Schrems e Facebook Ireland. La problematica legata a Google Analytics e al tracciamento dei dati nasce proprio da questa differenza tra USA e UE. Questo perché tale regime giuridico non sarebbe in grado di garantire una totale protezione dei dati, almeno non come in Europa.

Problematiche per aziende e professionisti

In virtù di tale problematica, aziende e professionisti si sono interrogati sulla possibilità di dover rinunciare per sempre a uno dei principali strumenti di analisi disponibili online. Come gestire un’attività online senza Google Analytics?

Aziende e professionisti si stanno attivando per cercare una soluzione per provare a risolvere quella che sembra preannunciarsi come una rivoluzione nel campo dei web analytics.

Addio a Google Analytics? Uno sguardo alle soluzioni

La maggior parte delle speranze è rivolta a Google Analytics 4 (GA4) che, nel corso del 2023, diventerà l’unica piattaforma dove poter monitorare il comportamento degli utenti sui siti web. Il problema, però, non appare risolto perché, seppure GA4 garantisce un maggiore livello di controllo della privacy (grazie a soluzioni come la misurazione senza cookie), è probabile che presto possa ricadere nelle stesse problematiche di Google Analytics: i dati inviati a Google potrebbero, infatti, essere ugualmente identificabili tramite specifiche operazioni.

Esistono delle valide alternative a Google Analytics? Solo l’idea di rinunciare allo strumento che ha fatto da base a svariate attività web può causare un giustificato timore, ma in attesa di un accordo tra Europa e Stati Uniti si può decidere di attendere la fumata bianca dal mondo politico oppure di guardarsi attorno, cercando una soluzione diversa.

In un’intervista a Giornalettismo, il Componente del Garante Guido Scorza ha dichiarato a tal proposito: «il vero nodo non si può sciogliere a valle, ma a monte. Significa passare dall’impegno politico che a marzo Joe Biden e Ursula von der Leyen hanno preso per uniformare l’allineamento americano a quello comunitario, rendendo semplice e legittimo il trasferimento dei dati agli Stati Uniti. Quello che manca a quell’accordo politico è un accordo giuridicamente vincolante».

Una possibile soluzione alternativa è rappresentata da Matomo, un software che compie per certi versi lo stesso lavoro di Google Analytics. Si tratta di una piattaforma che, a differenza dello strumento di Google, è open source, con i dati degli utenti che risultano disponibili solo a chi gestisce la piattaforma.

Matomo è disponibile in due versioni, sia in cloud (con il pagamento di un abbonamento mensile) che on premise (con l’installazione dello strumento sul proprio server e l’eventuale pagamento solo della licenza d’uso dei moduli che rientrano nei propri interessi).


La decisione del Garante di “stoppare” Google Analytics rischia di avere pesanti ripercussioni sull’intero panorama digitale, dando vita a una corsa forsennata per la ricerca di soluzioni per non dover rinunciare a quell’analisi dei dati che ricopre un ruolo chiave per monitorare l’andamento di un progetto web. Questo, è giusto sottolinearlo, necessita comunque di un motore ultra performante (ossia di un servizio hosting affidabile e veloce) per raggiungere gli obiettivi prefissati.

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