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Zuckerberg introduce il Facebook Voting Information Center contro la disinformazione da campagna elettorale (per le presidenziali americane 2020 e non solo)

Facebook Voting Information Center per le presidenziali americane 2020

Facebook Voting Information Center: così Zuckerberg vuole combattere fake news e disinformazione durante le presidenziali americane 2020.

«La più grande campagna d’informazione sul voto nella storia americana»: è con queste parole che Zuckerberg ha presentato, alla stampa e alla propria community, policy e strumenti predisposti dalla piattaforma in vista della campagna elettorale per le presidenziali americane 2020. Di punta soprattutto il nuovo Facebook Voting Information Center, una sorta di centro informazioni appunto che dovrebbe aiutare almeno quattro milioni di persone a registrarsi al voto semplicemente usando, come già fanno ogni giorno, Facebook, Instagram o WhatsApp.

Come funzionerà (e a cosa serve) il nuovo Facebook Voting Information Center

A partire da quest’estate, infatti, e in roll-out progressivo come succede spesso per le novità di Facebook, oltre 160 milioni di iscritti americani dovrebbero vedere in cima ai propri feed Facebook e Instagram uno speciale pop-up per accedere al nuovo Facebook Voting Information Center. All’interno si dovrebbero trovare informazioni utili su come registrarsi al voto o chiedere, per esempio, di poter votare via posta, ma anche indicazioni dettagliate sulle operazioni di voto (quando e dove votare, ecc.) e sulle misure intraprese perché le stesse avvengano in totale sicurezza e, ancora, una guida a candidati e programmi elettorali.

facebook voting information center come funziona

Il nuovo Facebook Voting Information Center offrirà agli elettori americani informazioni utili sul voto per le presidenziali 2020 e una guida a candidati e programmi elettorali.

Da Palo Alto starebbero lavorando anche perché l’utente possa scegliere di ricevere notifiche e reminder (sulle operazioni da compiere prima del voto, sui documenti da portare con sé, ecc.) man mano che le elezioni si avvicinano. Soprattutto, per il suo nuovo “election hub” Facebook ha chiesto aiuto ad autorità locali e che si occupano direttamente di elezioni: il loro compito sarà quello di condividere informazioni ufficiali, verificate e che sgombrino la piazza da fake news e notizie manipolate mirate a influenzare i risultati elettorali.

L’emergenza coronavirus e alcune misure intraprese per il contenimento del contagio hanno già costretto, infatti, molti stati a rivedere il classico svolgimento delle operazioni di voto. Ciò ha inevitabilmente creato confusione e non sono mancati i tentativi di sfruttare a proprio favore questa stessa confusione da parte dei soggetti politici più disparati, Trump in primis (l’ormai nota storia che Twitter ha segnalato per la prima volta un tweet di Trump come «infondato» parte proprio da un contenuto controverso sul voto via posta in California condiviso dal presidente americano). Non stupisce, insomma, che il 62% degli americani (percentuale di cui si legge nella stessa presentazione ufficiale del Facebook Voting Information Center) reputi oggi «necessarie più informazioni sul voto» rispetto alle tornate elettorali passate. Il nuovo centro informazioni di Facebook, così, avrebbe innanzitutto la missione ufficiale di «proteggere l’integrità del voto», scrive ancora Zuckerberg, di rendere di qualità il discorso pubblico sulle elezioni e di «dare voce alle persone», aggiungono dal team Facebook che ha lavorato allo sviluppo dell’election hub, specie in un momento critico per la vita di una democrazia come il voto appunto.

Non solo per le presidenziali americane 2020: se quella di Facebook è una vera e propria passione per gli hub informativi

A guardarlo meglio, però, il nuovo hub informativo per le elezioni non sembra molto diverso dal COVID-19 Information Hub, una sorta di sezione ad hoc, come ce ne sono dedicate agli eventi o ai ricordi su Facebook, che raccoglie informazioni verificate e provenienti da fonti ufficiali sulla pandemia da coronavirus. Che questa strategia degli hub sia una sorta di tentativo da parte di Facebook di conservarsi come punto di riferimento per i propri iscritti e come nodo centrale di tutte le loro attività online? Forse la speranza è che, in virtù della familiarità con e della fiducia nella piattaforma e nei suoi strumenti, la prima cosa a cui gli utenti possano pensare davanti a notizie controverse, fonti di dubbia natura o alle classiche catene di Sant’Antonio sia controllare le stesse sui centri informazione di Facebook, con un innegabile guadagno tra l’altro quanto a tempo speso su Facebook. Gli sviluppatori del nuovo election hub del resto, nella sua presentazione, non hanno fatto mistero che tra gli strumenti messi a disposizione degli elettori americani ce ne saranno alcuni pensati appositamente per condividere con amici su Facebook e follower di Instagram informazioni verificate o utili riguardo al voto ma anche contenuti più giocosi, ma non per questo meno importanti per mantenere alta l’attenzione sulle elezioni presidenziali 2020, come speciali countdown Instagram per l’Election Day o qualcosa di simile al bottone Ho votato!” sperimentato per le elezioni europee.

facebook voting information center instagram

Ovviamente non mancherà la possibilità di condividere con i propri amici di Facebook o con i propri follower su Instagram contenuti e notizie trovate sul Facebook Voting Information Center, né quella di impostare countdown e notifiche “giocose” in vista dell’Election Day.

Più trasparenza durante le campagne elettorali: l’impegno di Facebook

Come sottolinea anche The Verge, però, Facebook è stato accusato spesso di non aver impedito vere e proprie campagne di disinformazione politica e di aver permesso tramite queste l’ingerenza di paesi terzi sui risultati elettorali. Tra le ragioni per il lancio del Facebook Voting Information Center, insomma, potrebbe esserci anche la volontà di evitare nuovi Cambridge Analytica e le conseguenze, non solo legali, che lo scandalo ebbe sulla compagnia.

Già diversi mesi fa, del resto, Facebook ha annunciato nuove policy per le presidenziali 2020 che, mentre confermavano la volontà della piattaforma di non fare fact-checking sui post organici dei politici, prevedevano per esempio regole più ferree per sponsorizzazioni e Facebook Ads in diverso modo riconducibili ai candidati per esempio (proprio a tal proposito, in questi giorni Facebook ha bloccato ads di Trump che usavano simboli nazisti). Insieme al Facebook Voting Information Hub sono state rilasciate altre feature che promettono più trasparenza sulla pubblicità politica sulle piattaforme di casa Zuckerberg. Gli utenti potranno scegliere innanzitutto di smettere di ricevere su Facebook e su Instagram gli annunci a pagamento di partiti, candidati o gruppi sostenitori di una o dell’altra parte politica e questa impostazione, tra l’altro, potrebbe essere presto disponibile non solo per gli USA ma per tutti gli altri paesi impegnati in una tornata alle urne. L’etichetta Paid for by“, già introdotta perché fosse più facile comprendere a chi potessero riferirsi le adv politiche e chi avesse pagato per queste, rimarrà completamente visibile, poi, per tutta la durata della campagna elettorale per le presidenziali 2020, direttamente nel feed. E ancora da Palo Alto hanno esteso l’uso dell’Ad Spending Tracker, oltre che ai candidati presidenziali, anche ai candidati per Senato e Camera dei Rappresentanti, perché chiunque possa avere un’idea più chiara di quali forze politiche hanno investito in pubblicità elettorale sui social e come.

facebook ad spending tracker elezioni presidenziali 2020

Per assicurare maggior trasparenza agli elettori americani in vista delle presidenziali 2020, Facebook permetterà di “tracciare” la spesa in social adv non solo dei candidati presidente ma anche dei candidati al Senato e alla Camera dei Rappresentanti americani.

Non è difficile da prevedere, del resto, che saranno queste le elezioni presidenziali per cui candidati e forze politiche spenderanno di più anche in social adv: qualche previsione parla di miliardi di euro complessivi a candidato.

Quella per le presidenziali americane 2020 sarà la più grande campagna di disinformazione mai vista?

Più di altre elezioni, pure recenti, però, le presidenziali americane alle porte saranno caratterizzate da toni infuocati e messaggi «carichi d’odio», ammette anche Zuckerberg. C’entrano il clima di tensione legato a come l’amministrazione Trump ha gestito l’emergenza coronavirus da un lato e, dall’altro, le proteste di attivisti e simpatizzanti del Black Lives Matter dopo l’uccisione di George Floyd. Ben prima che la cronaca irrompesse nella campagna elettorale per le presidenziali americane 2020 era già chiaro però che la stessa avrebbe avuto i precisi connotati di una guerra dell’informazione. Un lungo approfondimento di The Atlantic, già agli inizi di febbraio 2020, spiegava come Trump avrebbe investito almeno un miliardo di dollari in una campagna di disinformazione basata su micro-targeting e dark ads per raggiungere ogni elettore con messaggi su misura, sull’invio di SMS anonimi come promemoria per date e scadenze legate alle operazioni di voto, su attacchi alla stampa confezionati grazie all’uso di deep fake, ecc. Più di recente è venuta alla luce quella che è stata già rinominata come la più grande campagna di disinformazione pro-Russia mai esistita. Secondary Infektion (questo il nome dato alla campagna) sarebbe in atto, infatti, da almeno sei anni, portata avanti tanto da profili fake di personaggi politici come il segretario di stato americano Mike Pompeo o il senatore repubblicano Marco Rubio, quanto da account comuni e con apparentemente piccolo seguito, ma con il compito, tutt’altro che secondario, di amplificarne i contenuti. Obiettivo della campagna è stato, e potrebbe continuare a essere, infatti interferire sulla vita politica di diversi paesi con messaggi controversi almeno quanto in grado di polarizzare l’opinione pubblica: dai presunti complotti per uccidere Boris Johnson alle accuse sulla vita privata di Angela Merkel, fino alla nota controversia delle mail di Hilary Clinton e passando per attacchi nei confronti dei rifugiati islamici accusati di reati sessuali per esempio, il tutto meglio se creando un clima di favore verso il Cremlino e la Russia di Putin. Non ci sono ancora prove che l’operazione servisse a influenzare anche le presidenziali americane del 2020, scrive Forbes, ma non è difficile immaginare che «la rete di disinformazione e di cyber-spionaggio russo avesse come nuovo obiettivo mettere caos» in un discorso pubblico, quello americano, già al momento tutto tranne che equilibrato.

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