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Così l'eCommerce contribuisce alla crescita digitale del Paese

ecommerce per la crescita digitale

Uno studio di Netcomm e Ambrosetti conferma che tra 2016 e 2020 quella dell'eCommerce è stata tra le filiere che più hanno contribuito alla crescita digitale italiana. Esperti e decisori politici si confrontano sul futuro.

Quello delle vendite digitale è ormai anche nel nostro Paese un «sistema intelligente, coeso, integrato» e ha i contorni di una vera e propria «industria della distribuzione» come l’ha definita Roberto Liscia, presidente di Netcomm, durante l’evento di presentazione – lo scorso 18 gennaio 2023 a Roma – di uno studio condotto insieme a The European House – Ambrosetti sul contributo dell’eCommerce per la crescita digitale italiana.

presentazione studio netcomm ambrosetti 2023

Roberto Liscia, presidente di Netcomm (il Consorzio del Commercio Digitale in Italia) durante la presentazione dello scorso 18 gennaio 2023 a Roma dello studio “Il ruolo e il contributo dell’e-commerce e del digital retail alla crescita dell’Italia”.

eCommerce per la crescita digitale in Italia: i dati di Netcomm e Ambrosetti

Nel quinquennio 2016-2020 la rete di valore generata dal commercio digitale ha inciso per oltre il 2% sul fatturato complessivo del settore privato italiano (nei cinque anni precedenti superava appena l’1%), risultando in questo modo prima tra 99 diverse attività economiche.

Sono altri due i dati che permettono di stimare meglio, però, il contributo dell’eCommerce per la crescita digitale italiana. Il moltiplicatore economico della filiera è di 2.48: per ogni 100 euro investiti nella filiera estesa di ecommerce e digital retail , cioè, ne sono stati generati 148 nel resto dell’economia. Simile – del 2.41 – è il moltiplicatore in termini occupazionali: per ogni 100 unità di lavoro direttamente generate dalle vendite digitali si sono attivate, infatti, nei cinque anni considerati ulteriori 141 unità di lavoro.

Più di un tempo le aziende italiane che operano nella filiera dell’eCommerce risultano oggi equamente distribuite sul territorio, pur essendo oltre la metà del fatturato riferibile alle imprese del Nord Ovest e della Lombardia in particolare.

Non manca ne “Il ruolo e il contributo dell’e-commerce e del digital retail alla crescita dell’Italia” un’analisi dettagliata da parte di Netcomm e The European House – Ambrosetti dei due principali macro-aggregati della filiera.

Da un lato c’è quello delle vendite online che, oltre ai marketplace e retailer totalmente o parzialmente attivi sul canale digitale, comprende anche piattaforme pubblicitarie e fornitrici di servizi come quelli per il customer care : nel 2020 erano 673 mila le imprese italiane attive in questo aggregato, per un fatturato complessivo che ha sfiorato i 41 miliardi di euro (in crescita del +13.1% rispetto al quinquennio precedente), di cui oltre la metà (il 57%) riferibile alle imprese del Nord Ovest.

L’altro macro-aggregato, quello dei servizi a supporto dell’eCommerce e del digital retail, con le sue circa 50 mila aziende localizzate in tutto il Paese con una leggera prevalenza nel Mezzogiorno (34%) ha generato nello stesso periodo di riferimento un fatturato di 27 miliardi di euro (+13,6%).

Intervistando i responsabili aziendali – ha raccontato Lorenzo Tavazzi, partner e responsabile dell’area Scenari e Intelligence di The European House – Ambrosetti, durante la presentazione dei risultati dello studio – è venuto fuori con evidenza come le vendite digitali abbiano ormai anche per le imprese italiane il valore di «un’attività strategica». Vendendo – anche – online gli operatori intervistati hanno avuto, infatti, la possibilità di sviluppare un rapporto diretto con la clientela (è stato così per un quarto dei rispondenti attivi nel B2B e per più di un quinto dei soggetti operanti nel  B2C), offrire un’esperienza utente più completa, soddisfacente e soprattutto votata alla multicanalità e, cosa non meno importante, ridurre i costi di gestione (vero per un intervistato su cinque).

Solo per la minoranza degli intervistati – il 10% di chi opera nel b2b e il 6.4% di chi opera nel b2c – investire in eCommerce ha implicato ridimensionare la rete fisica. Un dato che conferma, qualora ce ne fosse bisogno, che c’è stato in questi anni soprattutto un «mutuo supporto», così lo chiamano da Netcomm e The European House – Ambrosetti, tra segmento online e offline delle vendite.

Tra le aree in cui i responsabili eCommerce delle aziende italiane credono di dover investire ancora di più ci sono, infine, al primo posto le attività digital marketing (citate dal 38.5% degli operatori B2B e dal 23.9% degli operatori B2C) e subito a seguire la  user experience , soprattutto sul sito da cui vendere online (citata dal 23.1% del panel B2B e dal 22.9% di quello B2C), la presenza sui marketplace e l’ampliamento dei team specializzati in eCommerce (22.2%).

Servirà puntare su competenze digitali, risorse (umane) e regolamentazione per fare dell’eCommerce un driver della crescita

Proprio la necessità di investire su risorse umane e su un upgrade delle competenze di chi quotidianamente opera nella filiera dell’eCommerce è stata citata più volte tra gli ambiti d’intervento prioritari durante la tavola rotonda seguita alla presentazione dello studio di Netcomm e The European House – Ambrosetti sul ruolo dell’eCommerce per la crescita digitale e a cui hanno partecipato esperti di settore, politici, rappresentanti istituzionali e aziendali.

ecommerce per la crescita digitale netcomm ambrosetti

Le due tavole rotonde con esperti del settore, politici, rappresentati aziendali e istituzionali seguite alla presentazione dello studio di Netcomm e The European House – Ambrosetti sul ruolo dell’eCommerce per la crescita digitale in Italia.

tavola rontonda netcomm ambrosetti 2023

Molte imprese italiane, soprattutto tra quelle medio-piccole, si sono ritrovate infatti letteralmente a improvvisare con l’eCommerce nei primi giorni di emergenza sanitaria, come soluzione altrettanto emergenziale alle misure di contenimento dei contagi da COVID-19 che rendevano impossibile raggiungere i negozi e al contemporaneo boom di acquisti online.

Ora che l’emergenza è passata, per rendere le vendite digitali davvero “organiche” al proprio modello di business servirà mettere in campo competenze digitali avanzate e conferma ne è il fatto che anche PNRR e Piano Nazionale “Transizione 4.0” riconoscono strategiche le  tecnologie immateriali.

Non si può non considerare, infine, che l’apporto dell’eCommerce per la crescita digitale del Paese è strettamente legato anche alla possibilità di esportare tramite vendite digitali le eccellenze del Made in Italy. Rafforzare il digital export non potrà che passare sempre più in futuro dalla disponibilità di norme regolatrici valide a livello internazionale certamente, ma anche della capacità degli eRetailer di concludere accordi con i principali marketplace tanto per promuovere eccellenze e prodotti tipici in apposite “vetrine”, quanto per ridurre il fenomeno dei dupe e quanto ancora per esemplificare le operazioni come quelle doganali.

«Regole e opportunità», quando si parla di un settore startegico ma allo stesso tempo complesso, ancora in fase di transizione e che ha già più volte «cambiato pelle» come l’eCommerce, sono del resto ancora tutte da costruire ed esplorare, ha ribadito Roberto Liscia in chiusura della presentazione dello studio.

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