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Il ddl beneficenza punta a rendere più trasparenti le operazioni solidali di aziende e influencer

ddl beneficenza

Proverà a scongiurare nuovi "casi Balocco Ferragni", il disegno di legge appena approvato in Consiglio dei Ministri che contiene nuove regole sulla beneficenza e sanzioni di svariate migliaia di euro per chi non le rispetta.

Il Consiglio dei Ministri ha approvato giovedì 25 gennaio 2024 il disegno di legge sulla beneficenza – già ribattezzato “ddl Ferragni” – annunciato durante la conferenza stampa di fine anno e che ha come obiettivo regolamentare e rendere più trasparenti le operazioni di beneficenza in cui siano coinvolti aziende, influencer , content creator e altri personaggi famosi.

Il caso Balocco Ferragni – ossia la multa milionaria indirizzata dall’AGCM all’influencer e all’azienda dolciaria per aver fatto pubblicità ingannevole riguardo, prima, a una donazione all’Ospedale Regina Margherita di Torino che sarebbe dovuta seguire alla vendite del pandoro “Pink Christmas” e, in secondo momento, anche l’accusa di truffa aggravata di cui devono rispondere entrambi i soggetti – sembra aver riportato all’attualità la necessità di normare o, meglio, di razionalizzare le norme già esistenti in Italia per quanto riguarda beneficenza, attività solidali e operazioni di charity.

Il nuovo ddl beneficenza lo fa, secondo le prime bozze circolate, con quattro articoli che riguardano principalmente le informazioni da condividere necessariamente con consumatori, autorità e altri soggetti interessati e le sanzioni previste in caso di mancato rispetto delle previsioni.

Cosa prevede il nuovo disegno di legge sulla beneficenza

Il disegno di legge sembra avere a oggetto soprattutto quei prodotti in edizione speciale e quelle limited edition con cui sempre più spesso le aziende sostengono cause come la prevenzione o – nel caso di specie – la ricerca di cure innovative per patologie oncologiche o genetiche, la lotta contro la violenza di genere, la conquista dei diritti LGBTQIAP+.

Sulla confezione di tali prodotti, stando alle previsioni del ddl beneficenza, dovranno essere chiaramente indicati le finalità dell’operazione, il soggetto destinatario dei fondi raccolti, l’entità della somma donata se predefinita o, in caso contrario, la percentuale sul ricavato delle vendite che sarà destinata in beneficenza. Sarà più facile in questo modo, come ha sottolineato il ministro delle imprese e del made in Italy Adolfo Urso in occasione dell’approvazione in CdM del disegno di legge, per il consumatore avere contezza del reale portato delle operazioni solidali a cui partecipa.

Le stesse informazioni dovranno essere condivise con l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, a cui dovrà essere comunicato anche il termine di tempo entro cui la somma raccolta verrà versata al beneficiario. Entro tre mesi da tale termine dovrà essere confermato all’AGCM se il versamento è effettivamente avvenuto.

In caso di violazione di uno o di più punti tra quelli previsti dal ddl beneficenza, si rischiano sanzioni amministrative da 5mila a 50mila euro. Stando alle bozze del disegno di legge, la metà di tali sanzioni potrebbero essere destinate ad attività a scopo solidale o a iniziative di beneficenza appositamente individuate dall’AGCM.

L’authority è quella individuata per vigilare sul rispetto delle nuove regole sulla beneficenza, una volta – e se – le stesse saranno approvate al termine dell’iter legislativo. Sul suo sito verrà data notizia, per questa ragione, di eventuali procedimenti in corso e sanzioni comminate nell’ambito di operazioni di beneficenza poco trasparenti. Anche ad aziende, influencer e testimonial è fatto obbligo di dare notizia sul proprio sito – così prescriverebbero le bozze del ddl beneficenza – di eventuali sanzioni ricevute: è un modo in più, ha continuato il ministro Urso, per i consumatori di misurare l’affidabilità dei brand e dei personaggi che seguono.

Ddl beneficenza: a chi si applica?

Uno dei punti meno chiari sembra essere, al momento, a chi si applica il nuovo ddl beneficenza (o ddl Ferragni). Le bozze parlerebbero, infatti, genericamente di produttori e professionisti coinvolti in operazioni di beneficenza. Ciò farebbe pensare, anche tenuto conto del particolare tipo di attività a scopo benefico che il disegno di legge ha in oggetto, che tra i soggetti tenuti a rispettarne le previsioni ci siano anche quegli enti del terzo settore (imprese sociali, cooperative sociali, eccetera) che producono beni destinati ad attività socialmente rilevanti: questi soggetti, come ha sottolineato1 tra gli altri Il Sole 24 Ore, sono già tenuti a rispettare precisi obblighi di trasparenza e potrebbero trovare nelle previsioni del ddl beneficenza nient’altro che un aggravio.

Il disegno di legge, continua la testata, non prevede al momento neanche un principio di proporzionalità e le sue previsioni si applicherebbero, cioè, in maniera identica a prescindere dalle dimensioni delle aziende e degli altri soggetti coinvolti. Ciò potrebbe scoraggiare le realtà più piccole – PMI a gestione familiare, come ce ne sono numerose in Italia, micro influencer e nano influencer , eccetera – dal dedicarsi a iniziative a scopo solidale e attività di beneficenza.

C’è tempo però, almeno tutto quello necessario per l’approvazione in parlamento, per risolvere le criticità delle nuove regole sulla beneficenza in Italia.

Le nuove regole sulla beneficenza dividono gli addetti ai lavori

La posizioni sul ddl beneficenza sono al momento contrastanti.

Con una nota stampa Chiara Ferragni ha fatto sapere di essere

«lieta che il governo abbia voluto velocemente riempire un vuoto legislativo. Quanto mi è accaduto mi ha fatto comprendere come sia fondamentale disciplinare con regole chiare le attività di beneficenza abbinate alle iniziative.

Questo ddl consente di colmare una lacuna che da una parte impedisce di cadere in errore, ma dall’altra evita il rischio che da ora in poi chiunque voglia fare attività di beneficenza in piena trasparenza desista per la paura di essere accusato di commettere un’attività illecita».

In un comunicato stampa il CODACONS ha mostrato, invece, la propria perplessità nei confronti del disegno di legge.
Citando le parole del presidente, Carlo Rienzi, infatti

«se da un lato è corretto applicare le norme sulla trasparenza anche agli influencer, dall’altro è evidente che per tali soggetti è impossibile realizzare una separazione netta tra attività benefiche e attività commerciali.

Gli influencer si arricchiscono lanciando operazioni di solidarietà sui social, attraverso un incremento di follower e interazioni che fa crescere il loro potere commerciale e, di conseguenza, i loro guadagni.

Un influencer percepisce fino a 75mila euro per ogni singolo post che pubblica: questo significa che una sanzione massima da 50mila euro, così come prevede la nuova legge, è assolutamente inadeguata a garantire correttezza verso i consumatori. Sarebbe stato meglio adottare misure più incisive e limiti più stringenti nei confronti di chi opera sui social network»2.

Anche Chiara Gribaudo, vicepresidente del PD, ha espresso i propri dubbi riguardo al ddl Ferragni:

«leggeremo con attenzione il testo proposto dal Governo, ma non possiamo accettare la logica di leggi nate contra personam. Già oggi, come ha chiarito AGCOM, gli influencer sono tenuti al rispetto di diverse norme sulla concorrenza sleale, del codice del consumo, del testo unico sui servizi media e possono dunque essere sanzionati in caso di illecito.

Il tavolo tecnico istituito dalle nuove linee guida e il Parlamento sono certamente i luoghi più adatti per un confronto sui possibili avanzamenti della regolamentazione, che equilibri trasparenza e flessibilità di un mercato in continua evoluzione»,

ha sostenuto a margine di un evento organizzato nella stessa giornata di giovedì 25 gennaio 2024 alla Camera dei Deputati.

Un evento alla Camera per approfondire ruolo e responsabilità degli influencer

Promosso da AssoInfluencer, il primo sindacato italiano degli influencer, l’evento era mirato a stimolare il confronto sulla professione di content creator e ha visto la partecipazione di esponenti della politica e delle istituzioni, esperti della materia e operatori del settore.

Come ha sottolineato in apertura dei lavori il sottosegretario della Presidenza del Consiglio con delega all’ innovazione tecnologica, Alessio Butti, del resto,

«la questione non è meramente regolatoria, ma anche culturale e deve essere affrontata insieme a tutti gli stakeholder, considerando le nuove tecnologie come l’intelligenza artificiale.

Collaborare per creare un ambiente digitale sicuro e consapevole è fondamentale per proteggere i consumatori, in particolare i minori, e promuovere pratiche etiche nel mondo del marketing digitale».

L’approvazione delle nuove linee guida per gli influencer a cui l’AGCOM lavorava dall’estate 2023 e l’apertura da parte della stessa authority di un tavolo tecnico sulla materia sono stati importanti passi avanti in questo senso, così come lo è stato anche l’arrivo di un disegno di legge sulla beneficenza.

I prossimi passi da fare, ha commentato Jacopo Ierussi, presidente di AssoInfluencer, hanno a che vedere con la definizione di «equo compenso, codice ATECO e con il riconoscimento di una professione […], quella di influencer/creator, che conta decine di migliaia di professionisti in Italia».

Note
  1. Il Sole 24 Ore
  2. CODACONS

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