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Cos'è il neurogadget e come sfruttarlo per aumentare il ricordo del brand. Ecco lo studio di Sercom

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Partendo dalle ricerche di neuromarketing, Sercom ha individuato un metodo per la scelta del gadget più adatto a ogni brand, pensato per favorire la memorizzazione della marca e la costruzione di un legame con i clienti.

Tra le strategie maggiormente utilizzate dalle aziende per aumentare la brand recall c’è quella di regalare gadget al proprio target: si tratta di un modo simpatico per cercare di stabilire un legame con i consumatori, offrendo loro qualcosa di utile che possa in qualche modo richiamare la marca in questione o i relativi prodotti/servizi. Per sostenere i brand in questo obiettivo Sercom propone il neurogadget: un neologismo utilizzato dall’azienda, specializzata nel settore della PTO (promozione tramite oggetto), per riferirsi a un oggetto o a una meccanica in grado di favorire il ricordo del brand facendo leva sulle emozioni degli individui, al fine di veicolare messaggio e valori aziendali.

Quali i vantaggi per le aziende?

Recenti studi in campo neuromarketing hanno permesso a molte aziende di identificare in maniera più precisa gli stimoli capaci di suscitare delle emozioni positive nei clienti o prospect. Sercom sfrutta queste conoscenze per identificare i gadget più in linea con una determinata marca, un determinato settore e un preciso target, applicando nozioni provenienti dalle ricerche di neuromarketing al mondo della PTO. Proprio alla luce di queste considerazioni, per sostenere le aziende in questa importante decisione Sercom si è affidata a esperti come Mariano Diotto (neuromarketing e brand specialist) e Francesco Sordi (founder de “L’Istituto del Marketing Scientifico”).

Quali sono, però, i benefici che questi oggetti possono apportare alle aziende? Partendo da uno studio del brand e del relativo target, i neurogadget permettono di sviluppare customer journey multisensoriali, pensati per favorire la nascita di un legame con i clienti e la loro conseguente fidelizzazione.

Oltre a essere utilizzati come regali consegnati successivamente all’acquisto di un prodotto, questi gadget o meccaniche possono essere associati a qualsiasi fase del funnel di vendita, rivelandosi lo strumento vincente per promuovere nuove opportunità di business anche in contesti come fiere e altri eventi e portando a un aumento dei tassi di acquisizione e conversione. Il neurogadget, infatti, può potenziare l’incontro tra cliente o prospect e brand, permettendo all’azienda di distinguersi tra i vari competitor e ai consumatori di rivivere più volte l’esperienza con il brand, incentivandone la memorizzazione, fidelizzando clienti a portfolio, aumentandone la visibilità stessa.

Come scegliere il gadget più adatto a ogni brand? Alcuni esempi di neurogadget

Riguardo al neologismo proposto da Sercom e al concetto a esso associato occorre fare alcune precisazioni. Innanzitutto, è necessario evidenziare che i neurogadget non sono degli oggetti inediti o mai visti, creati esclusivamente per un’azienda specifica: in base alle caratteristiche del brand, al mercato, all’azienda o al target, il gadget può essere una semplice penna, una borraccia o un portachiavi. È importante, però, che l’oggetto selezionato non sia “fine a sé stesso”, ma che sia capace di suscitare un’emozione positiva su chi lo riceve ed essere riconducibile alla marca che lo offre.

Tra i vari case study di Sercom vi è la creazione di un gadget per Toyota Financial Services, finanziaria del gruppo Toyota, in occasione del lancio del nuovo modello dell’auto Toyota RAV4. L’obiettivo era quello di dare vita a un «oggetto promozionale che fosse davvero in grado di portare Toyota Financial Services nella mente degli utenti all’interno della loro quotidianità, garantendo una memorizzazione del brand duratura nel tempo» come ha spiegato Margherita Castaldo, all’epoca communication coordinator di Toyota Financial Services.

Con questo obiettivo e in seguito a un’analisi basata su un approccio neuroscientifico, è stato creato un neurogadget progettato per rispondere alle caratteristiche del target di riferimento, ossia, uomini di età compresa tra i 35 e i 60 anni. Così è stato ricreato un piccolo modello in 3D dell’auto sopracitata con all’interno uno speaker bluetooth: un’oggetto immediatamente ricollegabile al brand che riesce facilmente a trovare utilità nella vita di tutti i giorni.

Oltre al suo scopo iniziale, il neurogadget creato ha riscontrato tanto successo che è stato fornito a tutte le concessionarie come omaggio da regalare agli acquirenti ed è stato anche adottato per il lancio di modelli Toyota successivi.

La case history è stata menzionata solo a titolo esemplificativo, perché Sercom non possiede un catalogo di gadget dal momento che ogni oggetto viene ideato specificamente per ogni azienda: come fa notare l’head of R&D di Sercom, Manuel Zaffignani, «il nostro neurogadget non ha un volto prestabilito ma viene progettato di volta in volta in base alle esigenze, all’obiettivo che si vuole raggiungere e ai valori che si vogliono trasmettere. Insomma, è una vera e propria strategia di marketing cucita su misura» e pensata per rispecchiare la brand identity nel modo più efficace possibile.

Infine, occorre sottolineare che questi gadget sono parte integrante di una strategia di branding più ampia e ben pianificata, ideata in modo tale da suscitare delle emozioni positive collegate alla marca o ai prodotti rafforzando ulteriormente il messaggio del brand.

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