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Controllo a distanza dei lavoratori: come avviene in Italia e cosa ne pensano dipendenti e manager aziendali

Un sondaggio di Capterra sul controllo a distanza dei lavoratori fa luce sul monitoraggio di dipendenti e professionisti, evidenziando alcune criticità.

Un sondaggio di Capterra sul controllo a distanza dei lavoratori fa luce sul monitoraggio di dipendenti e professionisti, evidenziando alcune criticità.

La pandemia ha accelerato la crescita di lavoro da remoto e smart working in Italia e in tanti altri paesi: aziende e pubbliche amministrazioni si sono così dovute adeguare a nuove modalità di lavoro, spesso mai intraprese prima. Di conseguenza, tante realtà hanno avvertito il bisogno di adottare soluzioni di monitoraggio o di controllo a distanza dei lavoratori.

La società di comparazione di software Capterra a novembre 2020 ha condotto un sondaggio per provare ad analizzare la situazione nel nostro Paese relativa a questa questione. Su un totale di 1538 professionisti intervistati, sono stati intercettati 1256 dipendenti che ricoprono posizioni intermedie e di middle management e 282 profili senior e quindi manager e imprenditori di PMI.

Controllo a distanza dei lavoratori: la situazione in italia

Per analizzare il fenomeno occorre partire innanzitutto dal concetto di controllo a distanza dei lavoratori: si tratta di un’attività che nel nostro Paese è disciplinata dall’art.4 dello Statuto dei Lavoratori (L. 300/1970), così come modificato dal Jobs Act. Il monitoraggio può essere effettuato in differenti modi, grazie ad appositi strumenti che permettono l’accesso ad alcuni dati generati dai dipendenti durante lo svolgimento delle proprie mansioni. Come si può leggere nell’instant book curato da Confcommercio (MI-LO-MB) e studio legale Fava&Associati, questi strumenti tecnologici di controllo a distanza dei lavoratori «possono essere impiegati esclusivamente per esigenze organizzative e produttive, per la sicurezza del lavoro e per la tutela del patrimonio aziendale».

Il 43% dei 1256 dipendenti italiani intervistati da Capterra Italia ha dichiarato di lavorare in un’azienda che utilizza strumenti di monitoraggio dei dipendenti e il 22% ha affermato che quest’attività di sorveglianza è iniziata con la pandemia causata dalla diffusione del COVID-19.

L’88% degli intervistati ha dichiarato di essere stato adeguatamente informato sulle attività di monitoraggio, ricevendo, approvando e firmando un documento contenente tutti i dettagli sulle attività monitorate dal datore di lavoro. Solo il 12% dei dipendenti ha affermato di non aver ricevuto informazioni, richiedendole poi autonomamente.

Attività monitorate

Come emerge dallo stesso sondaggio, le attività maggiormente monitorate dai manager in Italia sono, secondo dipendenti e middle manager intervistati, nel 54% dei casi «attività del computer» – ossia aspetti come il numero di ore in cui si è lavorato, la navigazione, i movimenti del mouse e la registrazione dei tasti premuti – e nel 50% dei casi le presenze – quindi gli orari di login e logout, le ore di lavoro e gli straordinari –. Gli intervistati hanno inoltre sottolineato che a essere controllati sarebbero pure postazione lavorativa (nel 28% dei casi), utilizzo dei social media (25%), conversazioni audio (20%) e posizione fisica (14%).

Aspetti più monitorati - controllo a distanza dei dipendenti

Fonte: Capterra

L’opinione dei manager e dei dipendenti: vantaggi e criticità

Tra i principali vantaggi del controllo a distanza dei lavoratori – evidenziati sia da dipendenti e middle manager, sia da manager e di imprenditori – è possibile menzionare la maggiore visibilità delle ore in cui si è lavorato e degli straordinari e la maggiore organizzazione del lavoro in termini di ottimizzazione delle ore lavorative.

controllo a distanza dei dipendenti

Fonte: Capterra

Il 52% dei dipendenti italiani intervistati, inoltre, sceglierebbe di essere monitorato per «dimostrare al proprio datore di lavoro di non aver niente da nascondere e […] mostrare la propria produttività effettiva per richiedere un aumento di stipendio commisurato», come si legge nel comunicato stampa. Il 32% dei manager e imprenditori, invece, ha sottolineato l’utilità di queste attività di controllo per avere un’idea più accurata del grado di produttività e di profittabilità dei dipendenti, mettendone in evidenza l’impatto positivo per l’azienda (69% del campione). 

Sebbene buona parte dei dipendenti intervistati si sia detta favorevole a questa pratica per alcune motivazioni, il 48% sarebbe però contrario, perché la sorveglianza da parte del datore di lavoro comporterebbe un maggiore livello di stress e ridurrebbe la motivazione del personale (per il 41% del campione). I dati di Capterra relativi alla sensazione di disagio provata dai dipendenti monitorati dal datore di lavoro sembrano essere confermati da indagini simili, realizzate in altri paesi europei: per esempio, un sondaggio online condotto dal sindacato ” prospect ” su 1800 persone nel Regno Unito ha messo in evidenza come più della metà degli intervistati (per l’esattezza i 2/3) non sarebbe a proprio agio sapendo che a essere monitorata è la frequenza con cui si digita sulla tastiera.

A tal proposito, in un momento in cui si sente spesso parlare dei potenziali effetti nocivi del lavoro da remoto è importante che le aziende trovino delle soluzioni in grado di raggiungere un equilibrio tra l’obiettivo di produttività e il benessere dei dipendenti.

Per quanto riguarda l’Italia, se si guarda ancora ai dati del sondaggio di Capterra, il 44% degli intervistati vorrebbe più libertà ma considererebbe il controllo a distanza dei lavoratori non eccessivo e il 40% avrebbe comunque molta autonomia nell’organizzazione delle proprie attività lavorative.

Aspetti più monitorati - controllo a distanza dei dipendenti 3

Fonte: Capterra

Un altro aspetto messo in luce dal sondaggio di Capterra riguarda l’eventuale impatto di questi strumenti sui rapporti interpersonali: per il 41% del campione queste attività potrebbero incidere negativamente sulla fiducia tra dipendenti e management.

Aspetti più monitorati - controllo a distanza dei dipendenti 2

Fonte: Capterra

Oltre a elencare problematiche come la mancanza di fiducia reciproca e l’aumento di stress per i dipendenti, il 33% dei manager e imprenditori intervistati ha manifestato anche qualche preoccupazione riguardo al grado di intrusività degli strumenti utilizzati. Questo problema, segnalato anche dal 33% dei dipendenti, non può che mettere in evidenza l’importanza di definire con cautela (prendendo ovviamente in considerazione il quadro normativo) le politiche che riguardano privacy e trattamento dei dati da parte dell’azienda e di conseguenza di comunicarle in maniera chiara a tutti i dipendenti.

Infine, è interessante notare che il 74% dei manager e imprenditori di PMI intervistati ha affermato di aver speso una cifra maggiore durante il 2020 per l’adozione di strumenti di monitoraggio e il 69% ha dichiarato che continuerà a investire in questa tecnologia sia quest’anno che nei prossimi.

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