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"Immagina di dover mostrare solo una metà di te": la provocazione di Lega Nazionale Dilettanti contro l'omofobia in campo

campagna contro omofobia lega nazionale dilettanti 2024

Nel calcio la sessualità non binaria è ancora un tabù: Lega Nazionale Dilettanti prova a smontarlo e a combattere l'omofobia con una campagna lanciata sui social nel giugno dei Pride e in collaborazione con Arcigay e Gaynet.

Si articola sui social, oltre che sui campi da gioco, la nuova campagna contro l’omofobia della Lega Nazionale Dilettanti. Lanciata simbolicamente il 17 maggio 2024, data in cui si celebra la Giornata internazionale contro l’omofobia, la transfobia e la bifobia, e proseguita per tutto giugno, mese dei Pride, l’iniziativa realizzata in partnership con Arcigay e Gaynet ha come obiettivo principale contribuire a rendere il mondo del calcio, in cui la sessualità non binaria è ancora un forte tabù, più inclusivo per tutti.

La nuova campagna contro l’omofobia di Lega Nazionale Dilettanti dà un calcio ai tabù

Alcuni dati, quelli di una ricerca di Outsport , suggeriscono che in oltre l’80% dei paesi europei ci sono stati episodi di uso di linguaggio omotransfobico nei contesti sportivi. Quasi uno sportivo LGBTQIAP+ su quattro ha subito una qualche forma di violenza fisica o verbale. Uno su tre ha scelto, anche per questa ragione, di non fare alcun tipo di coming out. Il calcio in particolare risulta lo sport che si abbandona di più a causa dell’omotransfobia.

Immagina di dover mostrare solo una parte di te” è, così, il titolo e la provocazione che la nuova campagna contro l’omofobia della Lega Nazionale Dilettanti lancia riferendosi ai tanti sportivi ancora costretti a nascondere dentro e fuori dal campo la propria vera identità.

Il visual della campagna traduce il concetto in maniera decisamente letterale: mostra solo metà sagoma di alcuni giovani calciatori seduti sul campo da gioco e con la palla tra le gambe.

Il copy racconta, appunto, come «nel mondo del calcio l’omosessualità è ancora un tabù. Molte persone sono costrette a nascondersi» e invita a combattere insieme «per creare una società dove chiunque possa essere se stesso, sia dentro che fuori dal campo».

L’invito è ribadito anche dall’ hashtag ufficiale, #StopOmofobia, che accompagna sui social tutte le attivazioni della campagna.

Tra le ultime c’è un video che mostra dei giovani calciatori palleggiare e fare dei passaggi in campo fino a quando, a un fischio, si fermano per baciarsi attraverso il pallone: è un gesto simbolico inteso a dimostrare come la passione per il calcio possa battere l’omofobia. Alla fine del video, in una sorta di challenge, Lega Nazionale Dilettanti, Arcigay e Gaynet invitano gli utenti a ripeterlo in segno di supporto alla community e alle cause LGBTQIAP+.

Un’iniziativa per far tornare il calcio a essere luogo di inclusione e valorizzazione delle differenze

Parlando della campagna Luca De Simoni, coordinatore area responsabilità sociale della Lega Nazionale Dilettanti, ha ribadito che

«come Lega Nazionale Dilettanti crediamo che lo sport sia prima di tutto uno strumento di inclusione perciò anche quest’anno insieme a Gaynet e Arcigay vogliamo promuovere un messaggio di sensibilizzazione e allo stesso tempo di supporto per chi ancora oggi mostra solo una metà di se stesso/a»1.

Marco Arlati della Segreteria Nazionale Arcigay delega sport e il presidente di Gaynet Rosario Coco, commentando a propria volta la scelta di sostenere la nuova campagna contro l’omofobia di Lega Nazionale Dilettanti, si sono soffermati a raccontare invece come

«il calcio europeo, a partire da paesi come la Germania, ha ormai compreso che l’inclusione è una questione di diritti umani, responsabilità sociale e di risultati sportivi. Questa campagna racconta la lotta all’omofobia come una delle tappe necessarie per colmare il divario tra il nostro calcio e quello europeo, restituendo al movimento calcistico il suo ruolo educativo e consentendo di liberare il potenziale di ogni calciatore e calciatrice dentro e fuori dal campo […]. Lo sport, insieme alle famiglie e alla scuola, sono i luoghi sociali dove una persona è formata al rispetto e alla valorizzazione delle differenze, che devono essere espresse in piena libertà da subito e non solamente dopo aver raggiunto risultati sportivi importanti o ritirandosi dall’attività professionale di giocatore/giocatrice».

Note
  1. Arcigay

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