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Cinque lezioni di personal branding dal settennato di Sergio Mattarella

brand personale di Mattarella

Dalla coerenza all'umanità: cinque tratti distintivi del brand personale di Sergio Mattarella, secondo Gianluca Lo Stimolo di Stand Out, possono trasformarsi in lezioni di personal branding per il futuro presidente e non solo

Possono delle lezioni di personal branding provenire da un personaggio politico? Basta pensare al picco di gradimento di cui ha goduto l’ex premier Giuseppe Conte nei primi giorni della pandemia o a come, negli stessi giorni, il presidente della regione Campania Vincenzo De Luca ha saputo costruire un brand personale riconoscibilissimo anche al di là della sola sfera locale per essere tentati di rispondere: sì. Mentre i parlamentari sono impegnati nella votazione del prossimo presidente della Repubblica e gli internauti – pochi, perlopiù addetti ai lavori e soprattutto su Twitter1 – non smettono di commentare in Rete la corsa al Quirinale, c’è però chi ha provato a rispondere più nel merito, analizzando il brand personale di Mattarella e soprattutto le lezioni di personal branding che il presidente della repubblica uscente può dare al suo successore.

Come sia cresciuto durante il settennato il consenso attorno alla figura politica e istituzionale di Sergio Mattarella lo dicono i dati: secondo SWG , pur partendo da poco più del 40%, è arrivato a fine mandato a un 63% (tra gli inquilini del Quirinale una percentuale migliore l’avrebbe avuta solo Carlo Azelio Ciampi).

Quello che le analisi solo quantitative non riescono a dire, invece, è che Sergio Mattarella «ha svolto il suo altissimo ruolo istituzionale applicando alla perfezione alcuni princìpi cardine del personal branding», sottolinea Gianluca Lo Stimolo, fondatore e CEO di Stand Out, agenzia specializzata in servizi integrati di personal branding.

Com’è stato costruito il brand personale di Mattarella e che lezioni può dare a chi lo succederà al Colle

Cinque sono in particolare i tratti del brand personale di Mattarella che lo hanno contraddistinto e reso riconoscibile in questi sette anni e che potrebbero essere il più grande lascito per chi verrà dopo a occupare un ruolo che sempre meno rischia di sfuggire alle logiche di personalizzazione, disintermediazione e spettacolarizzazione di una politica sempre più “pop”.

L’umanità, in primis. Neanche Mattarella è sfuggito alla “memizzazione” del politico quando in un retroscena diventato molto virale ha ricordato al proprio consigliere personale di essere impossibilitato come tutti gli italiani ad andare dal barbiere per via delle misure di contenimento del contagio, per esempio, o quando ha esultato per la vittoria della nazionale agli Europei di calcio 2020. Lo ha fatto, però, «senza intaccare di una virgola la sua autorevolezza», continua Lo Stimolo, e portando avanti il ruolo di garante della Costituzione «in modo impeccabile, ma senza paura di mostrare anche il suo lato più umano».

meme mattarella barbiere

È stato Il Sole 24 Ore ad analizzare, invece, il corpus testuale di tutti i messaggi di fine anno dei presidenti degli ultimi settant’anni2, accorgendosi di come quelli di Sergio Mattarella fossero tra i più succinti: la media personale del presidente uscente si aggira tra le 1075 e le 2067 parole (contro il record di 4905 parole attribuito a Oscar Luigi Scalfaro nel 1997). Ciò non fa aumentare solo il tasso di leggibilità dei messaggi di fine anno, ma è soprattutto indice di come anche in questa occasione Mattarella abbia considerato prioritario «lasciare il segno nella memoria delle persone», facendo della chiarezza un tratto irrinunciabile del  proprio brand personale.

lunghezza discorsi fine anno presidente della repubblica

Fonte: Il Sole 24 Ore

Scelta più obbligata, invece, quella di mostrarsi imparziale in ogni occasione e di fronte a qualsiasi avvenimento. Per definizione, infatti, quello del presidente della Repubblica «dev’essere un nome condiviso, super partes, mai polarizzante né divisivo e questo è indispensabile per far sì che le sue scelte ottengano un ampio consenso», ricorda ancora Gianluca Lo Stimolo. La necessità è, insomma, imparare come interpretare il ruolo non rinunciando alla propria personalità.

A chi verrà dopo di lui Sergio Mattarella sembra, così, poter insegnare soprattutto il valore della riservatezza. Come in parte già si accennava, mantenerla in un’era in cui anche la prima carica dello Stato è continuamente sovraesposta mediaticamente è tanto difficile quanto «fondamentale per la credibilità del presidente della Repubblica. Sarebbe impossibile tenere assolutamente celato ogni aspetto della propria vita privata: in questi giorni per esempio i giornali hanno pubblicato le foto di un momento assolutamente personale per Mattarella, il trasloco da Palermo a Roma. Piuttosto la chiave è far emergere soltanto gli aspetti funzionali al proprio posizionamento», continua il business celebrity builder.

mattarella trasloco palermo

Una delle foto, pubblicate dai giornali, del trasloco di Sergio Mattarella da Palermo a Roma. Fonte immagine: Agenzia DiRE

Tra le lezioni di personal branding che il nuovo inquilino del Colle dovrà imparare dal suo successore c’è, infine, la coerenza: «il presidente della Repubblica rappresenta l’unità nazionale e, come ci ha dimostrato Sergio Mattarella, deve farlo in ogni circostanza: crisi di governo, visite di Stato all’estero, emergenze sanitarie, eventi mondani».

Perché quelle di Sergio Mattarella sono buone lezioni di personal branding per tutti

Non c’è brand personale, del resto, che non si costruisca sul «lasciare da parte le velleità da tuttologi, scegliere un argomento e focalizzare la propria comunicazione su quello», concludono da Stand Out.

Se c’è un messaggio, così, che com’è stato costruito in sette anni il brand personale di Mattarella può dare a tutti – imprenditori, liberi professionisti, startupper, influencer alle prese col personal branding fuori e dentro il mercato del lavoro – è che «quello stile narrativo ammiccante che in fase di costruzione del brand personale può avvicinare un pubblico, rischia di non portare al passo successivo».

«Al bando dunque l’autoreferenzialità e la polarizzazione», è il consiglio che Lo Stimolo sembra dare a chiunque voglia imparare dal presidente uscente cosa vuol dire costruire un brand personale forte, credibile, inconfondibile, duraturo.

Note
  1. Twitter/@vincos
  2. Il Sole 24 Ore

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