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Dalle cause intentate dalla piattaforma e un gruppo di creator al totoacquirenti: le ultime novità sul ban di TikTok in America

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Sia la piattaforma che un gruppo di creator che la usano per lavoro si sono rivolti a una Corte americana contro l'ipotesi del ban, mentre dentro e fuori al Paese è cominciata la corsa a scoprire chi potrebbe comprare TikTok.

Dopo che il 24 aprile 2024 il presidente Biden ha firmato la proposta di legge che dà a ByteDance nove mesi di tempo per disinvestire dagli Stati Uniti, pena il ban definitivo di TikTok nel Paese, sono cominciate a circolare numerose voci su possibili acquirenti dell’app e di cause intentate nel frattempo da diversi soggetti contro il governo americano per provare a evitare il blocco.

Chi potrebbe acquistare TikTok in America

Nella lista di possibili acquirenti di TikTok in America non mancano grandi aziende, ricchi imprenditori americani, personalità ben note e attivisti nel campo della tecnologia.

Come era già successo ai tempi della guerra di Trump contro TikTok sono stati fatti i nomi di Oracle, Walmart e Microsoft come aziende potenzialmente interessate ad acquisire gli asset americani di ByteDance.

Business Insider ha incluso1 nel totonomi anche quello di Sam Altman, il CEO e co-fondatore di OpenAI, al momento considerato una delle più influenti figure di riferimento nel campo tech.

L’elenco è, però, lungo e nella maggior parte dei casi fatto di nomi di persone che, fin qui, non hanno effettivamente confermato il proprio interesse a comprare TikTok, se davvero verrà messa in vendita negli Stati Uniti.

Si passa dall’ex CEO di Activision Bobby Kotick all’ex segretario del Tesoro americano Steven Mnuchin.

In un’intervista rilasciata a Semafor, Frank McCourt, il presidente del consiglio d’amministrazione della McCourt Global, una grossa azienda americana che si occupa di real estate, ha pubblicamente annunciato la propria volontà di acquistare TikTok per trasformarla, ha aggiunto, in «una nuova e migliore versione di Internet dove le persone siano rispettate e abbiano il pieno controllo della propria identità e dei propri dati»2.

Kevin O’Leary, un nome piuttosto noto in America nel campo del venture capital, è stato fin qui l’unico candidato ad acquisire le quote americane di ByteDance che ha parlato3 di soldi, dicendosi disposto ad avanzare un’offerta iniziale tra i 20 e i 30miliardi di dollari. O’Leary si è detto però consapevole anche che, se anche ByteDance accettasse di disinvestire in America, è altamente improbabile che sia disposta a cedere ai nuovi proprietari americani di TikTok anche i propri algoritmi: è una questione non da poco.

ByteDance ha già chiarito che non venderà l’algoritmo di TikTok

L’algoritmo di TikTok genera da sempre un forte interesse: è considerato responsabile del successo della piattaforma, capace di mantenere «positiva e ispirata» la community di tiktoker e, per questo, di garantire tassi di coinvolgimento alti e un numero ancora più alto di ore trascorse dagli utenti sulla piattaforma e monetizzabili.

Certo, lo stesso meccanismo ha più volte esposto TikTok a critiche riguardanti il rischio di dipendenza e la tutela dei minori: la Commissione europea ha avviato un procedimento formale contro TikTok proprio a partire da queste argomentazioni e accusando la piattaforma di sfruttare a proprio vantaggio il cosiddetto “effetto tana del coniglio”.

Critiche e accuse da dimostrare a parte, l’algoritmo e i sistemi di raccomandazione dei contenuti continuano a sembrare ad oggi ciò che più distingue l’esperienza su TikTok da quella sulle altre piattaforme.

Già più volte TikTok ha fatto sapere, così, anche dalla diretta voce del CEO Shou Zi Chew, di non essere intenzionata a cedere a nessuno asset così strategici.

TikTok ha fatto causa contro l’ipotesi del ban negli Stati Uniti

La piattaforma anzi, pochi giorni dopo la firma della legge che obbliga ByteDance a disinvestire dagli Stati Uniti per presunte ragioni di sicurezza nazionale, ha intentato una causa presso la Corte d’Appello del Distretto della Columbia.

La legge firmata da Biden, potendo avere come esito l’indisponibilità di TikTok negli Stati Uniti, dal momento che prevede il divieto per Apple, Google e gli altri fornitori di servizi di ospitare l’app sui propri marketplace se ByteDance non venderà ad acquirenti americani entro gennaio 2025, viola numerosi principi della Costituzione americana incluso il primo emendamento sulla libertà di parola: è questa la tesi sostenuta da TikTok.

Se e quando TikTok non sarà più disponibile in America, i 170milioni di americani che attualmente usano TikTok vedranno minata la propria libertà di espressione: è questa, per scendere più nel dettaglio, una delle principali argomentazioni di TikTok.

Argomenti simili avrebbero già risparmiato a TikTok il ban dagli Stati Uniti nel 2020 e, nel 2023, quello dallo stato del Montana.

Da qui insomma la sicurezza con cui, secondo quanto riportato da Reuters, TikTok avrebbe scritto nei documenti presentati alla Corte che disinvestire dagli USA è «semplicemente impossibile dal punto di vista commerciale, dal punto di vista tecnologico, dal punto di vista legale»4.

È la stessa agenzia di stampa a suggerire che la posizione dell’azienda, che come tutte le altre cinesi ha obbligo di rapportarsi con il governo, potrebbe riflettere quella di Pechino.

La notizia di qualche settimana fa secondo cui il governo cinese avrebbe obbligato Apple a rimuovere WhatsApp e Threads dal proprio app store ha reso evidente, del resto, che c’è in atto una guerra tecnologica tra i due paesi che è anche e soprattutto una guerra d’influenza.

Anche un gruppo di creator ha fatto causa contro la legge che potrebbe bannare TikTok in America

Quello avviato dalla piattaforma non è comunque l’unico procedimento legale seguito alla firma della legge che potrebbe portare al ban di TikTok in America.

Un gruppo di content creator si sarebbe rivolto, assistito dallo studio legale Davis Wright Tremaine, alla stessa Corte d’Appello del Distretto della Columbia lamentando che la legge mina la libertà di espressione degli americani, «promettendo di chiudere un mezzo di comunicazione che è ormai diventato parte della vita americana»5: così si leggerebbe, ancora secondo Reuters, nella documentazione inviata alla Corte.

Tra i ricorrenti ci sono un veterano del Texas che vende i prodotti del proprio ranch, una mamma del Tennessee che vende biscotti e discute di temi legati alla maternità, il coach di un college del Nord Dakota che commenta video sportivi, un artista hip hop del Mississipi che condivide quiz sulla Bibbia, un attivista per i diritti dei sopravvissuti alle violenze sessuali del Nord Carolina: utenti comuni e non grandi influencer o personaggi e volti famosi della Rete, insomma, che utilizzando quotidianamente TikTok per le proprie attività commerciali o di consulenza e attivismo potrebbero avere comunque un danno economico non indifferente dal ban di TikTok in America.

Note
  1. Business Insider
  2. Semafor
  3. Entrepreneur
  4. Reuters
  5. Reuters

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