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In fase di sviluppo un'app per rilevare il COVID-19 negli asintomatici: basterà un colpo di tosse allo smartphone

In fase di sviluppo un'app per rilevare il COVID-19 negli asintomatici: basterà un colpo di tosse allo smartphone

Alcuni ricercatori del MIT stanno lavorando a un'app per rilevare il COVID-19 negli asintomatici, analizzando i colpi di tosse.

La notizia arriva dal Massachussetts Institute of Technology (MIT) dove un gruppo di ricercatori ha scoperto che la tosse dei soggetti asintomatici positivi al coronavirus poteva avere un suono diverso rispetto a quella di individui non contagiati: si tratta di differenze non percepibili dall’orecchio umano, ma che ora potrebbero essere rilevate dall’intelligenza artificiale. Per questo è in via di sviluppo un’app per rilevare il COVID-19 negli asintomatici positivi al virus, soggetti che, non presentando sintomi fisici visibili, potrebbero essere meno propensi a effettuare il tampone.

Come funzionerà l’app per rilevare il COVID-19 negli asintomatici?

Molto è stato detto negli ultimi mesi sulle soluzioni per tracciare i contagi durante la pandemia: sono nati, infatti, strumenti come Immuni e app simili che sono stati adottati dai diversi stati, con l’impegno da parte dei giganti tech (come Google e Apple) nella semplificazione di alcuni passaggi per favorirne l’utilizzo da parte degli utenti. Mentre questi tool notificano agli utenti di essere entrati in contatto con un individuo risultato positivo, il lavoro dell’istituto menzionato ha invece lo scopo di notificare ai potenziali asintomatici la probabilità di essere positivi al coronavirus, nonostante appunto l’assenza di sintomi.

A questo proposito, in un paper pubblicato recentemente sull’IEEE Journal of Engineering in Medicine and Biology, il gruppo di ricercatori fa riferimento allo sviluppo di un modello di intelligenza artificiale in grado di distinguere le persone asintomatiche da quelle non contagiate, partendo dall’analisi di registrazioni di colpi di tosse forzati.

L’obiettivo dei ricercatori è quello di integrare questo modello in un’app per rilevare il COVID-19 negli asintomatici, permettendo agli utenti di caricare i propri file audio, utilizzando un dispositivo come lo smartphone o il computer. Una volta scaricata l’app, gli utenti possono accedervi, tossire dinanzi allo smartphone e ricevere informazioni relative alla probabilità di essere o meno infetti, dovendo poi ovviamente effettuare un tampone o altri test per accertare l’eventuale positività al coronavirus.

Per lo sviluppo di questa tecnologia i ricercatori hanno allenato il modello citato con decine di migliaia di campioni di registrazioni di utenti che tossiscono, raccolti a partire da aprile 2020. Successivamente sono state caricate altre registrazioni per testare l’efficacia del sistema di rilevamento che è stato in grado di identificare correttamente il 98.5% dei soggetti risultati positivi al COVID-19 mediante un test e il 100% dei soggetti che non riportavano alcun sintomo ma comunque risultati positivi.

Come fa notare un autore dell’articolo, ricercatore presso il MIT’s Auto-ID Laboratory, Brian Subirana, il modello non è stato pensato per diagnosticare pazienti sintomatici proprio perché esso è stato allenato per distinguere tra le caratteristiche della tosse (forzata) di persone asintomatiche e di persone sane.

Può una simile app essere utile nella lotta al coronavirus?

Come si può leggere nell’articolo del MIT, l’idea è quella di creare un’applicazione facile da usare che, qualora venisse approvata dall’ente governativo statunitense Food and Drug Administration e adottata su larga scala, «potrebbe diventare uno strumento gratuito, conveniente e non invasivo» per identificare dei soggetti con un’alta probabilità di essere asintomatici positivi al COVID-19.

La tecnologia alla base di questo strumento non è proprio una novità: infatti, altri ricercatori avevano già provato ad allenare degli algoritmi partendo da registrazioni di colpi di tosse per diagnosticare però casi di polmonite e asma e, inoltre, il gruppo del MIT aveva in progetto lo sviluppo di modelli basati sempre sull’analisi di simili campioni ma per identificare segnali di Alzheimer, una malattia neurodegenerativa associata non solo a perdita di memoria ma anche all’indebolimento delle corde vocali.

Quella annunciata dal MIT non è poi la prima tecnologia creata per identificare soggetti asintomatici e pensata per l’adozione su larga scala: di recente è stato lanciato, dall’ex startup italiana Empatica (diventata una società statunitense qualche anno fa), il braccialetto Aura, un dispositivo indossabile ideato per combattere il virus e che sfrutta l’intelligenza artificiale per l’identificazione precoce di infezioni respiratorie, anche quando i sintomi non sono presenti, avvertendo dunque gli utenti circa i primi segnali fisiologici riconducibili a una possibile infezione.

ura empatica app per rilevare il covid-19 negli asintomatici

Fonte: Empatica

Per quanto concerne ancora l’app in via di sviluppo dal MIT, invece, c’è l’intenzione di rendere possibile l’integrazione di simili algoritmi di rilevamento anche in dispositivi come gli smart speaker (come Alexa o Google Home) in modo da rendere ancora più semplice e comoda questa pre-valutazione della possibilità di aver contratto una determinata malattia o un’infezione respiratoria, grazie a un device che potrebbe monitorare ciò ogni giorno, in maniera automatica.

Come avviene anche per le differenti app di tracciamento dei contagi, l’utilità di strumenti come quelli appena citati dipende dal grado di adozione da parte del pubblico. In merito alla reale efficacia di un’app per rilevare il COVID-19 negli asintomatici, l’implementazione effettiva di questo tool «potrebbe ridurre la diffusione del virus se tutti lo usassero prima di andare a scuola, in fabbrica o in un ristorante», ha spiegato Brian Subirana, che sottolinea l’importanza del contributo di ogni utente per fermare la diffusione dei contagi.

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