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Twitter sospende Trump temporaneamente: c'entrano le rivolte al Congresso. Non è però la sola piattaforma a farlo

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La notizia è arrivata come un colpo di teatro – non troppo inaspettato in realtà per gli addetti ai lavori – dopo che il presidente uscente aveva continuato a parlare di brogli, irregolarità di voto ed elezioni rubate mentre il Campidoglio era sotto violento attacco dei riottosi pro Trump. La decisione di Dorsey è stata presto imitata anche da Facebook, Instagram e Snapchat.

Twitter sospende Trump per 12 ore nella giornata della nomina ufficiale a presidente di Joe Biden (il 6 gennaio 2021), come diretta conseguenza dell’attacco al Congresso da parte di alcuni suoi sostenitori, e lo stesso hanno fatto immediatamente dopo Facebook, Instagram e Snapchat. Un colpo di teatro – solo in parte – inaspettato, che apre l’era post Trump nel rapporto tra politica e social media e che sembra portarsi in eredità l’interventismo già dimostrato dalle big tech durante l’ ultima campagna elettorale americana.

Ancora tweet controversi sul risultato elettorale e un video che esalta i riottosi del Campidoglio: così Twitter sospende Trump per dodici ore

Mentre le immagini dei pro Trump, che attaccavano violentemente il Campidoglio ed eludendo i controlli arrivavano nelle aule in cui si stava votando la ratifica della vittoria di Joe Biden alle elezioni del 4 novembre, facevano il giro del mondo, infatti, per tutta la giornata, dal proprio account personale, @realDonaldTrump aveva continuato a parlare di brogli, irregolarità di voto, elezioni rubate. In un video in particolare – ora introvabile persino su YouTube, come conferma tra gli altri Bloomberg – l’ex presidente si era rivolto direttamente ai riottosi esaltandone, poco velatamente, le gesta («We love you. You’re very special»: queste letteralmente le parole che Trump ha dedicato ai manifestanti) mentre li invitava ad andare a casa, a mantenere l’ordine. In un primo momento la piattaforma aveva disabilitato le interazioni con il tweet, soprattutto la possibilità di mettere like o di fare un semplice retweet, in linea con quella strategia di frizione che già durante la campagna elettorale avrebbe dovuto limitare la circolazione virale di fake news , notizie, media manipolati sul voto americano.

Solo più tardi, e dopo che lo stesso aveva rincarato la dose con altri cinguettii controversi su quanto stava succedendo al Congresso, Twitter sospende Trump per le «ripetute e severe violazioni alla [propria] policy sulla Civic Integrity».

La richiesta è che il repubblicano cancelli i contenuti più controversi – tre, in particolare, i tweet individuati come critici –, pena la possibilità che l’account rimanga sospeso, e cioè impossibilitato a condividere nuovi contenuti, anche oltre le dodici ore. Dal team di Twitter Safety hanno fatto già sapere, anzi, che «future violazioni delle regole di Twitter […] potranno risultare nella sospensione permanente di @realDonaldTrump».

La minaccia di Twitter di bloccarne per sempre l’account ufficiale sembra, a guardarla da vicino, una dimostrazione vivida – e forse inattesa così presto – della tanto discussa perdita dei privilegi presidenziali anche negli ambienti digitali con cui Trump dovrà fare i conti una volta lasciata la Casa Bianca. Al momento (nella mattinata del 7 gennaio 2021), comunque, i tweet che hanno fatto scattare la sospensione temporanea del profilo di Trump appaiono non più disponibili e nascosti da un disclaimer che avverte gli utenti delle violazioni alle regole della piattaforma.

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I tweet che hanno fatto scattare la sospensione temporanea dell’account personale di Donald Trump sono al momento non disponibili per gli utenti che visitano il profilo e coperti da un disclaimer che avvisa dell’avvenuta violazione delle regole della piattaforma. Fonte: Twitter (7 gennaio 2021, 11:50)

Anche Facebook, Instagram e Snapchat bloccano Trump dopo i fatti del Campidoglio

Alla notizia che Twitter sospende Trump per 12 ore ne sono presto seguite altre, di decisioni simili da parte delle altre big tech. In un primo momento Facebook ha bloccato la pagina di Trump per 24 ore, per esempio, dopo aver «identificato due violazioni alle policy» della piattaforma: così scrivevano nella serata di ieri dalla Newsroom di Palo Alto.

Un atteggiamento, già questo, che lasciava poco piede alle accuse di lassismo spesso rivolte alla compagnia nei mesi scorsi – quando, per esempio, per la prima volta Twitter aveva segnalato un tweet di Trump come infondato – e che in qualche occasione si erano trasformate addirittura in sospetti e voci di possibili accordi tra Zuckerberg e l’ala repubblicana.

La sospensione temporanea di Trump era stata estesa, poi, anche agli altri social di casa Facebook, come aveva fatto sapere Adam Mosseri, head of Instagram, dove l’account ufficiale di Trump è stato bloccato per 24 ore inizialmente.

Di giornata è, invece, la decisione di congelare gli account Facebook e Instagram di Trump «per un tempo indefinito, di almeno due settimane», per permettere una transizione di governo quanto più pacifica possibile. In un post pubblicato sulla propria pagina Mark Zuckerberg si dice convinto, infatti, che «Trump userà il tempo che gli resta al governo per minare una transizione di potere pacifica e rispettosa della legge» e che «i rischi», se continuerà a essergli consentito di usare canali come Facebook o Instagram, potrebbero essere «semplicemente troppo alti» per la democrazia americana (e non solo).

Parole che sembrano dare ragione tra l’altro a chi, proprio a proposito del passaggio di consegne tra Trump e Biden, aveva già paventato l’ipotesi deplatforming (termine con cui si intende, in generale, il tentativo da parte delle big digitali di cancellare o far diminuire la visibilità o la rilevanza per l’algoritmo di contenuti e pagine controverse, come lo sono di fretta diventati quelli dell’ex presidente americano).

Più dura, infine, la reazione di Snapchat. Secondo quanto riferito da un portavoce della compagnia a Global News, infatti, il profilo Snapchat di Trump è momentaneamente bloccato come conseguenza di quanto successo al Campidoglio e di parole, come quelle rivolte loro dal presidente uscente, capaci di «incitare violenza razziale e ingiustizia». Dal social del fantasmino, però, non c’è ancora alcuna conferma rispetto a quanto durerà il blocco: potrebbe essere meno momentaneo di quanto si immagini, considerato anche il fatto che a giugno 2020, nel pieno della guerra di Trump verso TikTok, con una mossa che molti hanno considerato poco concorrenziale – Snapchat potrebbe essere considerato, infatti, per certi versi l’antenato sfortunato di TikTok – dalla piattaforma hanno deciso, per ragioni simili a quelle che ora ne hanno portato il blocco, di limitare al minimo la visibilità del profilo del presidente uscente.

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