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Contrastare l'odio su TikTok tra nuove linee guida e una campagna emozionale sul potere della community

Contrastare l'odio su TikTok: nuove policy e strategie della piattaforma

Osservati speciali sono anche negazionismo, body shaminge e contenuti offensivi su un piano razziale o che prendono di mira appartenenti a determinati nicchie o gruppi sociali. L'hate speech su TikTok si tinge di infinite sfumature.

TikTok è da sempre regno di giovanissimi della generazione z e della generazione alpha (anche in Italia, stando all’edizione 2020 di “Italiani e social media di Blogmeter, la frequenterebbero, infatti, perlopiù ragazzi dai 15 ai 24 anni) ed è tra quelle app osservate speciali quando si parla di effetti dei social media sugli utenti, minori sul web, rischi che si corrono online. Dal canto loro, però, i gestori sembrano lavorare costantemente per contrastare l’odio su TikTok e, più in generale, per «mantenere priva di pericolo e positiva la propria community», come titola il magazine della social media Week, parafrasando quanto scritto nel post ufficiale di presentazione delle nuove linee guida di TikTok contro l’hate speech.

Dalle offese alla comunità LGTBQ+ al negazionismo riguardo alla Shoah, passando per il body shaming: le tante forme dell’hate speech su TikTok

I numeri di questo sforzo non sono indifferenti: da inizio 2020 TikTok avrebbe già cancellato oltre 380mila video che violavano, appunto, le guideline della community, bannato oltre 1300 account che sistematicamente condividevano contenuti violenti e, ancora, rimosso almeno 64mila contenuti in diverso modo offensivi che circolavano sull’app. Contrastare l’odio su TikTok è reso difficile, del resto, proprio dalla molteplicità di forme che lo stesso assume sulla piattaforma. Dalle challenge apparentemente innocue ma che, in realtà, mettono in pericolo l’incolumità fisica degli utenti ai contenuti che, all’apparenza allegri e giocosi, diffondono pregiudizi contro determinate categorie di utenti o particolari nicchie e sotto-community: l’elenco potrebbe continuare ancora a lungo.

Come scrive il team di moderatori italiani di TikTok, la piattaforma si è trovata in questi mesi a fare i conti, per esempio, con «contenuti offensivi rivolti alla comunità LGBTQ+: non solo messaggi d’odio, ma anche contenuti che promuovono le terapie di conversione o l’idea che nessuno nasca LGBTQ+». Difficile dimenticare la challenge, presto diventata virale, che aveva spinto un gran numero di tiktoker a fingersi vittime dell’Olocausto: in quell’occasione, contrastare l’odio su TikTok significò accorgersi che anche sulla piattaforma stava rinvigorendo un certo sentimento antisemita che sfociava in qualche caso in tentativi di riaffermazione del suprematismo bianco e nel pericolo di avvicinare i più giovani a formazioni neonaziste.

TikTok non è stata certo la prima tra le big tech ad affrontare una questione spinosa come questa: già qualche anno fa, per esempio, Facebook dovette prendere misure drastiche contro il proliferare di gruppi e pagine fasciste e, anche nel tentativo di proteggere i bambini su YouTube, Google ha da tempo bloccato la monetizzazione dei video dei negazionisti della Shoah.

Se la «consapevolezza culturale» – così la chiamano i responsabili delle linee guida di TikTok contro il discorso dell’odio – può essere l’arma giusta per contrastare l’odio su TikTok, soprattutto quando è odio razziale o indirizzato verso specifici gruppi e alimentato da stereotipi duri a morire, le misure non possono che essere più drastiche e, allo stesso tempo, più operative quando si tratta di scoraggiare il body shaming e sostenere la body positivity su TikTok. Anche a star della Rete, come Chiara Ferragni solo per citarne una, è capitato non di rado di essere prese di mira per alcuni difetti del proprio corpo o, addirittura, di essere continuamente stigmatizzate perché troppo magre o troppo grasse. Considerata ancora la giovane età di chi frequenta TikTok, però, il body shaming rischia di avere effetti deleteri sull’accettazione del proprio corpo e dei suoi cambiamenti fisiologici. Per questo, perché tutti quelli che frequentano l’app si sentano «a proprio agio e al sicuro in ogni momento», TikTok Business ha aggiornato le linee guida per gli annunci pubblicitari che riguardano prodotti e integratori dimagranti: non di rado si tratta, infatti, di messaggi ingannevoli in cui non è ben chiaro che i prodotti in questione vanno utilizzati sotto stretta supervisione di un medico o di altro personale specializzato o in cui sono vantati effetti benefici esagerati rispetto alla realtà o, ancora, che veicolano, attraverso soprattutto il visual, un’immagine del corpo umano che non corrisponde all’immagine di un corpo davvero in salute.

Contestualmente – come è già successo su altre piattaforme piuttosto frequentate da minori, Instagram in primis – è stato reso più semplice gestire la privacy di profili e contenuti condivisi e segnalare o chiedere che non vengano mostratati più alcuni contenuti che si ritengono offensivi e, ancora, creare black list di utenti che non possono commentare e interagire con i propri tiktok o che siano letteralmente bloccati.

Come (e perché) contrastare l’odio su TikTok

Contrastare l’odio su TikTok e altri fenomeni a esso ricollegati, come le diverse forme di shaming o di online harrassment, è reso più difficile dall’impossibilità di automatizzare completamente o affidare completamente agli algoritmi la moderazione dei contenuti. Complice ancora la giovane età dei tiktoker, infatti, su questa piattaforma spesso i «linguaggi sono codificati» e non immediatamente riconoscibili come discriminanti o offensivi, ma senza che per questo non siano privi di simboli «che potrebbero portare alla legittimazione di discorsi e comportamenti d’odio», scrive ancora il team Trust & Safety di TikTok. Per questo è di fondamentale importanza coinvolgere direttamente la community di tiktoker nel contrasto delle diverse forme di odio sulla piattaforma. In gioco c’è non solo la qualità del tempo che gli utenti trascorrono su TikTok e, va da sé, la quantità: le piattaforme sembrano impegnate in questo senso nell’incentivare buone pratiche tra i propri iscritti (ossia nel cosiddetto ” nudging “) soprattutto perché, in una sorta di circolo vizioso, più è piacevole e costruttivo il tempo che gli utenti trascorrono al proprio interno e più lo stesso tende ad aumentare, facendo aumentare anche le occasioni di guadagno delle big tech. Nel caso di TikTok, però, evitare controversie sui contenuti potrebbe significare anche scongiurare ban come quelli arrivati dal Pakistan e da altri governi.

TikTok ha provato a coinvolgere la propria community, così, con una campagna, “It starts on TikTok”, celebrativa del ruolo che i giovanissimi creator che frequentano la piattaforma hanno ormai nella vita di tutti i giorni, per molti americani e non solo. Negli ultimi mesi soprattutto su TikTok sono nate carriere, come quelle di Dixie D’Amelio o Sarah Cooper, ormai noti anche a un grande pubblico e non per forza di assidui frequentatori di TikTok; in molti hanno scoperto passatempi e passioni – dal #cottagecore al #panenuvola, per citare due delle tendenze più popolari di questa estate – che mai avrebbero immaginato di avere e che li hanno aiutati a trascorrere più serenamente il lockdown; si sono sperimentati nuovi modi di studiare e imparare, mentre le scuole erano qualche volta in affanno con la didattica a distanza; si è riusciti a restare vicini alle proprie famiglie lontane fisicamente; per non parlare del supporto che la community di tiktoker ha mostrato a grandi cause sociali e politiche, prima tra tutte quella del movimento Black Lives Matter.

It Starts on TikTok
It Starts on TikTok

«Su TikTok quello che comincia come un’esperienza personale si tramuta in un impatto a cascata che riverbera, che ispira centinaia di milioni di vite in tutto il mondo», scrivono infatti dal team di TikTok, nel presentare una campagna, piuttosto emozionale, interamente giocata sul potere della community.

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