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Perché Facebook paga utenti per disattivare gli account in vista delle presidenziali americane?

Facebook paga utenti per disattivare gli account prima delle elezioni americane

Con il voto americano del 3 novembre che si avvicina, Facebook paga utenti per disattivare gli account e partecipare a uno studio su politica e social.

La notizia è che Facebook paga utenti per disattivare gli account e a riportarla per prima è stata, su Twitter, la giornalista di The Washington Post Elizabeth Dwoskin. La conferma, arrivata qualche ora dopo da un portavoce di Menlo Park, ha eliminato ogni dubbio sulla veridicità della stessa e chiarito che l’operazione fa parte di una ricerca di casa Zuckerberg sugli effetti dei social media sul voto.

È vero insomma che Facebook paga utenti per disattivare gli account, anche su Instagram, ma lo fa solo temporaneamente e in vista delle presidenziali americane del prossimo 3 novembre 2020 per indagare come parlare di politica sui social possa influire sui risultati elettorali e, più in generale, sulla propensione dei singoli a partecipare al dibattito politico.

Facebook paga utenti per disattivare gli account? Sì, ma è per uno studio accademico

È nello stesso screenshot pubblicato dalla giornalista di The Washington Post – quello di un messaggio pop-up che deve esserle comparso, come ad altri utenti, mentre scrollava il feed Instagram che si legge chiaramente che gli account coinvolti nella ricerca verranno disattivati per un periodo compreso tra una e sei settimane. All’utente è chiesto di indicare, altrettanto esplicitamente, una somma per cui sarebbe disposto ad accettare la proposta: il range va da 15 dollari a 20 dollari a settimana, «una giusta ricompensa per questo tipo di ricerche accademiche», ha commentato lo stesso portavoce di Facebook.

Quello che si capisce meglio dall’annuncio sulla Newsroom è, infatti, che Facebook paga gli utenti per disattivare gli account momentaneamente sulle proprie piattaforme, ma lo fa sotto l’egida di quindici ricercatori indipendenti di alcune tra le più importanti università americane e con l’obiettivo di portare a termine, come già si accennava, uno studio accademico su come i social influenzano il voto. Obiettivo fissato della ricerca sarà rispondere a domande come: “gli ambienti digitali contribuiscono a creare polarizzazione o semplicemente riflettono il grado di polarizzazione che esiste già?”, “grazie ai social le persone si informano di più, anche sulla politica, o rischiano di essere vittima di fake news o disinformazione?” e, ancora, “stare sui social cambia l’attitudine verso il mondo della politica e i suoi rappresentanti?”.

Per indagare meglio la questione, chiariscono da Menlo Park, altri utenti Facebook potrebbero essere coinvolti per esempio tramite sondaggio e, nel caso degli utenti – si stima tra 200 e 400mila – che accetteranno di aver temporaneamente disattivati gli account, i ricercatori saranno in grado di monitorare anche come, fin lì, hanno interagito con i diversi prodotti e servizi della compagnia.

Come i social influenzano il voto: questo proverà a stabilire lo studio di facebook sulle presidenziali 2020

Non è la prima volta, del resto, che Facebook paga per avere accesso ai dati degli smartphone dei propri utenti, anche se fin qui era successo per lo più nell’ambito di ricerche di mercato. Ora, invece, sebbene i risultati di questo studio di Facebook sulla partecipazione alle discussioni politiche sui social potrebbero non essere pronti prima del 2021 come chiariscono alcune fonti, Zuckerberg e il suo team sembrano interessati soprattutto a «incoraggiare la partecipazione democratica». Da Facebook sembrano consapevoli, cioè, di essere diventati «un palcoscenico per il dibattito democratico – tra cittadini, tra candidati ed elettori e per chi organizza le campagne elettorali e i gruppi di interesse» e sembrano consapevoli delle responsabilità che ne derivano.

Soprattutto, però, con le presidenziali americane alle porte, la necessità è evitare un nuovo scandalo Cambridge Analytica e cioè che, come successo nel 2016 per la prima elezione di Trump, paesi terzi e attori a essi riconducibili influenzino il voto. La decisione di pagare gli utenti per disattivare momentaneamente gli account si aggiunge, insomma, alle policy approntate dalla piattaforma in vista delle elezioni del 3 novembre. Già mesi fa, per esempio, era trapelato che Facebook non avrebbe fatto fact-checking sui post organici dei politici; più tardi è arrivato uno strumento come il Facebook Voting Information Center per assicurare agli utenti una corretta informazione anche durante una campagna elettorale dai toni infuocati e coincisa perdipiù con il picco dell’emergenza sanitaria, gli scontri di piazza legati alla morte di George Floyd e le proteste del movimento Black Lives Matter; ancora, ultima in ordine di tempo è la notizia che Facebook bloccherà ogni tipo di pubblicità politica subito dopo il 3 novembre per evitare disinformazione sui risultati delle urne.

Uno studio come questo era il tassello mancante per conoscere anche in via teorica comportamenti – e timori – degli elettori americani sui social e forse, con uno sguardo prospettico, prepararsi ad affrontarli al meglio per le tornate elettorali future.

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