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Facebook blocca il video della morte, in diretta, di Alain Cocq: quali le difficoltà nel gestire questi contenuti?

facebook blocca la trasmissione del video della morte in diretta di Alain Cocq

Il video della morte, in diretta, di Alain Cocq è stato bloccato da Facebook, ma il suicidio dell'ex militare Ronnie McNutt e la velocità con cui il video è diventato virale su altre piattaforme rivelano le grandi sfide che queste ultime affrontano nel contrastare la diffusione di simili contenuti.

A inizio settembre, l’agenzia di notizie francese France Presse (AFP) ha annunciato la decisione di Facebook di impedire la trasmissione del video della morte in diretta di Alain Cocq. L’uomo francese di 57 anni sembra fosse affetto da una malattia genetica molto rara che porta le pareti delle arterie a incollarsi e che non dispone di una cura. Egli aveva così deciso di interrompere cure, alimentazione e idratazione, condividendo online gli ultimi momenti della sua vita, un’azione che subito è stata bloccata dalla piattaforma. Altri incidenti, come quello del video del suicidio dell’ex militare Ronnie McNutt, diventato virale su Instagram e su TikTok, mettono in evidenza le grandi difficoltà esistenti, per le piattaforme, nell’impedire la pubblicazione e la diffusione di questi contenuti.

il video della morte in diretta di Alain Cocq e la risposta di facebook

Nei giorni precedenti al tragico evento Alain Cocq si era rivolto direttamente al presidente Emmanuel Macron, chiedendo di sottoporsi all’eutanasia. Il presidente francese ha però rifiutato: le condizioni mediche dell’uomo, secondo quanto stabilito, non sarebbero rientrate nei criteri previsti per il fine vita dalla legge Claeys-Leonetti del 2016, che permette invece «una sedazione profonda e continua fino alla morte» se l’individuo è affetto da una malattia incurabile e la sua prognosi è in pericolo di vita a breve termine Alain Cocq, così, aveva scelto la piattaforma di Mark Zuckerberg come canale di protesta contro la normativa, cercando di richiamare l’attenzione delle persone sul tema. L’uomo aveva annunciato su Facebook che avrebbe trasmesso la propria morte in diretta sul social: in un post pubblicato il 4 settembre 2020 ha annunciato che aveva terminato il suo ultimo pasto, spiegando che avrebbe rifiutato da quel momento cibo e terapia.

Dopo il divieto di Facebook, l’uomo ha espresso la propria opinione, invitando gli utenti a prendere parte alla sua causa: «Facebook mi ha bloccato la diffusione di video fino all’8 settembre. Ora tocca a voi», aggiungendo, inoltre, «non evitate di far sapere alle persone cosa ne pensate di Facebook e dei suoi metodi di ingiusta discriminazione e ostacolo alla libertà di espressione».

Chiarendo la scelta di bloccare il video della morte in diretta di Alain Cocq, il portavoce di Facebook Emily Cain ha spiegato in una email inviata a The Verge che, «pur rispettando la sua decisione di attirare l’attenzione su questa complessa questione, sulla base della consulenza di esperti, abbiamo adottato misure per impedire il live streaming sull’account di Alain poiché le nostre regole non consentono di mostrare tentativi di suicidio». Consapevoli della drammatica situazione vissuta dall’uomo francese (che negli ultimi giorni ha accettato di ricevere delle cure palliative), Emily Cain ha aggiunto: «i nostri cuori sono vicini a Alain Cocq e a quelli che sono stati colpiti da questa triste situazione».

il video di suicidio che TikTok non riesce a rimuovere dalla piattaforma

Il video della morte in diretta di Alain Cocq è stato bloccato dal social network , ma la gestione di questo genere di contenuti (sia quelli che presentano tentativi di suicidio che quelli che incitano alla violenza, all’autolesionismo e al suicidio) spesso si rivela molto più difficile.

Il 31 agosto 2020, il trentatreenne Ronnie McNutt ha deciso di suicidarsi, atto avvenuto mentre si riprendeva in diretta Facebook. Questo contenuto è stato successivamente caricato da alcuni utenti su TikTok, dove si è diffuso in maniera virale, rendendo la rimozione del video da parte della piattaforma particolarmente difficile. Secondo diversi utenti, il video della morte dell’ex-militare sarebbe stato modificato da altri utenti con l’aggiunta di immagini di gattini per portare le persone ad aprirlo e rendendo ancora più complesso i compiti di identificazione e rimozione. A questo proposito, come riportato da News.com.au, TikTok ha risposto che: «i nostri sistemi hanno automaticamente individuato ed eliminato queste clip per violazione delle nostre politiche contro i contenuti che mostrano, incitano, glorificano o promuovono il suicidio. Stiamo eliminando gli account che provano ripetutamente a caricare il video e apprezziamo i membri della comunità che hanno segnalato i contenuti e messo in guardia sul guardare e condividere video del genere su qualsiasi piattaforma, nel della persona e della sua famiglia».

Diversi casi di suicidio in diretta si erano già registrati in passato: nel 2017, per esempio, un’adolescente statunitense aveva cercato di suicidarsi mentre faceva una diretta Facebook. Dopo una segnalazione da parte di qualcuno al numero di emergenza, la polizia è riuscita a intercettare la ragazza, che, nonostante il tentativo, stava bene fisicamente. Una fine più tragica è quella di una bambina di 12 anni che ha registrato in diretta il proprio suicidio, visto da milioni di persone online: dopo la morte della ragazza il video di 42 minuti è diventato virale dopo essere stato ripreso dal feed dell’applicazione social Live.me e caricato su altre piattaforme. Il contenuto completo è stato disponibile su Facebook e su YouTube, dove è stato visualizzato circa 40mila volte prima di essere rimosso (numeri che, di per sé, offrono un’idea della dimensione del problema).

Pensando a drammatici episodi come questi e ricordando anche pericolose sfide come le Benadryl Challenge o Tide Pod Challenge e la facilità con cui questi contenuti diventano virali online, non si può che pensare al ruolo cruciale ma anche alla dura sfida dalle piattaforme social quando si tratta di impedire, da parte degli utenti, comportamenti inadeguati, violenti o auto-distruttivi che, con troppa frequenza, vengono condivisi in Rete.

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