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Sock puppet

Definizione di Sock puppet

sock puppet Sock puppet è un'espressione usata per indicare un'identità falsa sfruttata da qualcuno, all'interno di una comunità o una piattaforma online, per esprimere un parere e/o diffondere informazioni (più o meno faziose) riguardo a un tema, una persona, un'azienda, senza rivelare la propria identità o il legame con oggetto o persona menzionata.

Definizione di Sock puppet

Il termine è stato ripreso in ambito digitale rimandando al suo significato originale, ossia quello dei “burattini fatti con i calzini“. Dietro a questi pupazzi c’è un burattinaio che comanda i loro movimenti, che parla e che spesso si nasconde dietro a un pannello: proprio come avviene in Rete dove dietro a ogni sock puppetprofilo falso si nasconde qualcuno che non rivela la propria identità o i reali interessi e le motivazioni che lo spingono a pubblicare un determinato post, commento o contenuto online.

Qualunque sia l’obiettivo o la motivazione che spinge un sock puppet, si evince facilmente dall’espressione che il concetto è sempre associato all’idea di mascheramento di qualcuno o di qualcosa, venendo spesso anche ricollegata al concetto di manipolazione.

Una prima accezione dell’espressione “sock puppet” riguarda la presenza di profili fasulli all’interno di comunità online, che dialogano, postano, commentano e osservano, senza rivelare la vera identità. Essi possono farlo per esempio per cercare di entrare in delle community in cui sono stati bannati, sospesi o bloccati con il profilo reale.

Una accezione più ampia di questa espressione ha a che fare invece con la pratica di astroturfing e con gli utenti che usano dei profili o degli account per manipolare l’opinione pubblica attraverso la pubblicazione di contenuti tendenziosi e/o che non corrispondono alla verità. In casi di astroturfing , il sock puppet di solito si presenta come un soggetto indipendente, slegato da qualsiasi tipo di vincolo o legame con il soggetto da lui menzionato o con l’argomento da lui trattato, online. L’obiettivo poi, è quello di sostenere (e diffondere) determinati individui, idee, visioni o organizzazioni, spesso ottenendo un compenso per farlo.

Cosa fanno I sock puppet e a quale scopo? Alcuni esempi

Come fatto notare, i sock puppet possono agire spinti da differenti motivazioni e con differenti obiettivi (da motivazioni politiche a commerciali) e in differenti contesti o piattaforme (dai commenti e post lasciati su forum, blog e social network alle recensioni su siti come Amazon, Booking, Google My Business o Trip Advisor, fino alla pubblicazione o alla modifica di contenuti per esempio su Wikipedia).

Uno degli esempi noti di smascheramento di un sock puppet, illustrato in un articolo del New York Times, è avvenuto nel 2006 e ha coinvolto Lee Siegel, l’allora senior editor della rivista di politica e cultura americana, di orientamento liberalThe New Republic. Dopo essere stato criticato per un articolo che aveva scritto su Jon Stewart, conduttore del programma televisivo The Daily Show, Siegel avrebbe scritto un commento, mediante un profilo fasullo il cui nickname era «sprezzatura», dicendo: «Siegel è coraggioso, brillante e più spiritoso di quanto Stewart potrà mai essere. Beccatevi questa, razza di pecore immature e abusive», rivolgendosi, in maniera diretta, a tutti gli utenti che lo criticavano. Quando un utente lo ha accusato di essere dietro al commento lasciato da «sprezzatura», l’autore ha negato, ma poi è stato smascherato e temporaneamente sospeso dalla rivista.

Nel 2015 invece Wikipedia ha bloccato 381 account di editori indicati dall’Enciclopedia Libera come «sockpuppet» a causa della creazione di oltre 200 articoli perlopiù collegati ad aziende, top manager e artisti, contenenti delle informazioni di natura promozionale, imparziali o distorte o ancora potenziali violazioni di diritti di copyright, come riportato dai membri di Wikimedia Foundation, Ed Erhart e Juliet Barbara.

Dei sock puppet sono spesso attivi all’interno di piattaforme come Trip Advisor, eBay e Amazon, le quali consentono agli utenti di lasciare delle valutazioni e delle recensioni sui prodotti e sui servizi. A questo proposito possiamo menzionare il caso del noto storico britannico Orlando Figes che, nel 2010, ha ammesso di essere l’autore di diverse recensioni positive sui propri libri e di critiche ai lavori di altri storici su Amazon UK.

John Mackey, lo chief executive di Whole Foods Market, ha invece usato un’identità fasulla, per circa otto anni, per attaccare la concorrenza e per promuovere la propria catena di supermercati, sui “message board” di Yahoo!, come si legge in un articolo pubblicato nel 2007 dal New York Times. A proposito di questo tema, gli autori Brad Stone e Matt Richteli ironizzano affermando che «su Internet nessuno sa se sei un cane o il chief executive di un’azienda della classifica di Fortune 500. […] O almeno così ha pensato John Mackey» prima di essere accusato, come tanti altri utenti, di pratiche simili.

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