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Le Città i veri motori dell' economia globale.

Perchè le grandi e medie multinazionali dovrebbero analizzare i dati delle singole città, e non delle nazioni, per valutare dove investire?

La prassi di valutare dove investire, basandosi prevalentemente solo sui dati PIL a  livello nazionale, è spesso incompleta e fuorviante.

“Se il PIL dell’ Italia è in recessione, e/o cresce di 0,1 punti percentuali, non vuol dire necessariamente che tutti i fattori che lo determinano, siano in negativo e da scartare”.

Beni culturali, turismo, mobilità, settore agro-alimentare, ambiente, commercio, sono solo alcune delle tante potenzialità economiche delle aree metropolitane, che, grazie al loro “ecosistema”, stimolante ed innovativo per gli investitori e per le imprese, riescono ad aumentare la “capacità” di crescita del proprio territorio.

Ne consegue che: una singola città può essere fiorente ed attrattiva per gli investitori, sebbene il contesto nazionale si presenti poco appetibile, e che i piccoli agglomerati e le loro aree limitrofe, costituiscono i veri generatori  di ricchezza nazionale.

Secondo una ricerca Mckinsey  infatti, solo il 19% degli alti dirigenti d’azienda prende decisione su dove ubicare nuove sedi, considerando i dati delle singole città.

Per tale motivo, risulterebbe quindi necessaria una “ristrutturazione organizzativa” da parte di queste ultime, che dovrebbero puntare i loro affari appunto, sulle metropoli, anziché sulle solite vecchie nazioni.

Analizziamo ora alcuni  parametri che rendono le città “appetibili” alle multinazionali:

Dimensione

Le grandi aree metropolitane, con infrastrutture e maggiore disponibilità di talenti, sono più attrattive rispetto alle piccole comunità.

Questo ha spinto molti agglomerati urbani ad ampliare la loro dimensione e la capacità di mercato, organizzandosi in metropoli, stringendo accordi sulle infrastrutture per generare aumento della domanda e creare condizioni favorevoli per le imprese.

Quadro demografico

Ogni città presenta diversi dati demografici: numero abitanti, fasce di reddito, età, livello di istruzione, etnia, status occupazionale e lingua.

In base al settore di appartenenza, gli enti necessitano di determinati parametri demografici.

Per esempio, paesi che hanno un solido network di strutture tecnico-scientifiche, università e istituti di ricerca, hanno più possibilità di attirare aziende che investono in ricerca e sviluppo.

Altre invece, dove il tasso di presenza di anziani è molto alto, attirano investimenti che riguardano il settore sanitario.

Può però capitare che alcune di questi centri, si ritrovino a dover “sviluppare nuovi settori” in sostituzione di altri che stanno rallentando. 

logistica

Molte aziende necessitano di centri urbani altamente  interconnessi, in cui servizi ferroviari, stradali, portuali,  di telecomunicazioni e aeroportuali siano efficienti e capaci di far crescere  export manifatturiero, ICT, turismo, import, industria alimentare e assemblaggio di autoveicoli.

Tantissime le città che stanno investendo milioni di dollari per adeguare le loro infrastrutture.

Per esempio: con l’ adeguamento del canale di Panama (per il passaggio dei mercantili di nuova generazione), si è aperta la “gara” tra i porti asiatici ed americani per adeguare i loro moli per accogliere, per primi, le nuove grandi navi. 

Incentivi

Le città si contendo le società con programmi “business-friendly“, ossia offrendo incentivi tipo: prestiti d’ impresa, incentivi fiscali, posizioni vantaggiose, sconti su utenze pubbliche, migliorie alle infrastrutture cittadine.

Rientrano anche in questo ambito: corsi di formazione specializzati per i nuovi dipendenti,  creazione di quartieri residenziali più confortevoli, erogazione di servizi sociali che facilitano l’ integrazione della nuova forza lavoro con le comunità preesistenti  

Concentrazioni industriali

I grandi imprenditori sono affascinati dagli ambienti ad alta concentrazione industriale, che favoriscono alleanze economiche e scambi di conoscenza.

Inoltre, traggono vantaggio dalla presenza di fornitori vicini, quali:  incubatori aziendali, presenza di Università per collaborazioni tecnologiche-scientifiche e presenza di laureati. 

Politica del governo centrale

La politica commerciale di un paese può imporre tetti virtuali o reali alla quantità di importazioni/esportazioni. In Cina, ad esempio,  si limita l’ importazione di automobili applicando una tassa del 25% . Negli USA, restrizioni sull’ esportazione di tecnologie avanzate frenano la crescita di molte città che lavorano nell’ ICT.

La politica fiscale può essere un grosso deterrente nell’ attirare imprese straniere, ed in Italia ne siamo ben consapevoli!

Leadership politica e civile

Aziende ed investitori sono attirati dalle metropoli dove i leader politici e civili sono favorevoli ed attivi nel supportare sviluppo e nuove imprese.

 

In conclusione, i centri urbani che puntano ad attirare investitori  devono riesaminare i loro punti di forza e debolezza, ed essere realistici circa i settori e le aziende che vogliono conquistare.

Vi salutiamo con due quesiti:

  • Le  città italiane si presentano “attrattive” per investitori stranieri?
  • E le nostre istituzioni politiche locali riescono a comunicare e diffondere in modo esaustivo i dati necessari alle aziende per poter fare le loro valutazioni?

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