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I cinque fattori che definiscono un innovatore tecnologico

Innovatore tecnologico: i cinque fattori che ne definiscono il profilo

La figura dell'innovatore tecnologico è sempre più ricercata da molte aziende. Forbes ci indica cinque fattori che lo contraddistinguono.

Fino a qualche tempo fa la figura dell’innovatore tecnologico nelle aziende non era un ruolo riconosciuto ufficialmente, piuttosto era riservato a personaggi che si erano in qualche modo dimostrati dei pionieri nei loro settori lavorativi. Ciò che è cambiato nel tempo è che adesso numerose aziende sono alla ricerca di innovatori all’esterno della propria compagnia e non all’interno del proprio gruppo di lavoro.

Attraverso le pagine di Forbes, John Derham, capo del reparto innovazione di iQ Media, ha parlato della sua esperienza personale in questo campo, suggerendo cinque fattori che definiscono un innovatore tecnologico.

INNOVATORE TECNOLOGICO: TUTTO INIZIA CON UN’IPOTESI

E se”: quando un innovatore tecnologico pronuncia queste due parole non vuole esprimere un interrogativo ma un’affermazione che spesso nasce da una curiosità di base che spinge un individuo a mettere in discussione la condizione che porta maggior profitto, allo stesso modo in cui valuta quella che ne produce il minimo. In sostanza si tratta di un individuo che tende a pensare tramite algoritmi o meglio iterativamente: elabora, cioè, diversi percorsi, li decostruisce per poi ricostruire. Per molti questo processo è traducibile come una perdita di tempo, ma non è esattamente così, poiché è possibile considerare, metaforicamente, un innovatore tecnologico come un perno rotondo in un mondo di fori quadrati.

Citare Steve Jobs in un discorso che tratta di innovazione è tassativo, soprattutto perché consente di assimilare meglio la metafora precedente: si può associare il mondo inteso come uno schema di fori quadrati alla IBM, mentre il perno circolare capace di guardare oltre e riuscire a comprendere prima di altri le potenzialità del computer lo si può associare alla Apple Computer e al suo CEO. L’innovazione più importante degli ultimi anni è sicuramente quella del cellulare, in una accezione più moderna del termine. Per circa dieci anni sono state Nokia e BlackBerry le industrie leader del settore, la prima per la produzione di cellulari personali e l’altra per quelli con funzioni business. Nel 2007, però, qualcosa ha ridefinito il concetto di telefono cellulare: durante il keynote di quell’ano è stato presentato l’iPhone, con la sua ventata di innovazione. 

INNOVATORE E INVENTORE: TERMINI DA NON CONFONDERE

Per rendere chiara la differenza tra il termine innovatore e quello inventore è necessario fare un esempio: bisogna pensare, infatti, al concetto di invenzione come a una pila di documenti che racchiude brevetti di processori, circuiti, protocolli di connessione e così via; la necessità di qualcosa crea un inventore, ma spesso dopo la creazione di un prodotto difficilmente l’inventore va avanti. Esattamente a questo punto entra in gioco l’innovatore. Alla Apple, ad esempio, la figura dell’inventore viene identificata con Steve Wozniak, padre di Apple I, mentre l’innovatore è stato senza dubbio Jobs. Allargando il concetto di innovazione all’azienda di Cupertino, è possibile notare come anche idee già esistenti e già sviluppate (ad esempio un lettore di file audio) possa essere mostrata al mondo per spiegarne il funzionamento corretto e di successo (iPod). Presentato nel 2001, infatti, l’iPod non era il primo riproduttore di musica digitale, ma l’uscita in contemporanea con la piattaforma iTunes ha cambiato le regole del gioco.

IDEE PROPOSTE: DA FALLIMENTI ANNUNCIATI…

Quando un innovatore condivide ciò a cui sta lavorando, soprattutto nelle fasi iniziali del processo creativo, si apre istantaneamente alle critiche da parte dei propri interlocutori. Questa può essere considerata una prassi, visto che ciò che fa l’innovatore è riuscire a mettere in pratica una visione personale che nessun altro riesce a cogliere in un determinato momento. Chi ha maggiore esperienza sul campo sa come districarsi da questi commenti, rifiutando collaborazioni o evitando di condividere la propria visione, poiché risulta molto difficile riuscire a comunicare in modo razionale e preciso un concetto astratto.

Per i non addetti ai lavori il processo di innovazione, almeno nella sua fase iniziale, potrebbe apparire come il preambolo di un totale fallimento. A tal proposito va tenuto conto del fatto che molti dei prodotti tecnologici oggigiorno utilizzati quotidianamente fino a qualche decennio fa erano considerati pura follia e i primi team di lavoro sul personal computer furono addirittura derisi. Famose sono le parole di Ken Olsen, capo della Digital Equipment Corporation, una delle industrie pionieristiche del settore informatico statunitense, che disse: «Non c’è alcuna ragione per cui un individuo dovrebbe avere un computer a casa».

BIC for Her

Citazione, quella di Olsen, che potrebbe essere incisa a caratteri cubitali sull’entrata del Museo del Fallimento di Helsingborg, in Svezia. L’ideatore del progetto è Samuel West, psicologo del lavoro, che ha raccolto i più grandi fallimenti commerciali degli ultimi decenni. Il settore tecnologico è senza dubbio quello più ricco, ma non mancano prodotti di brand come Coca-Cola e Bic, con le famose biro “per lei“, per esempio.

…A GRANDI INNOVAZIONI, DA DIFENDERE

Chi innova sa di trovarsi sul percorso giusto quando alla fine del processo si trova faccia a faccia con tre sfide legate al processo di adozione dell’idea.

  • La prima vede l’innovatore confrontarsi con le aziende concorrenti che spesso temono l’impatto che una nuova idea può avere sul mercato.
  • La seconda sfida è quella con i consumatori finali, notoriamente restii ai cambiamenti e che porranno numerose domande sull’effettiva utilità della novità proposta.
  • L’ultima sfida, invece, è quella probabilmente più importante: il rapporto con il proprio investitorePer valutare l’efficacia di un’innovazione vengono utilizzati dei criteri tangibili, come ad esempio i progressi che sono stati fatti in un determinato campo e la penetrazione nel mercato. L’investitore valuta anche in che modo l’innovatore ha gestito le due sfide precedenti con i competitor  e, soprattutto, in che modo i consumatori finali hanno reagito al cambiamento proposto.

L’IMPORTANZA, TALVOLTA, DI FARE UN PASSO INDIETRO

Gli innovatori vogliono essere assorbiti nelle operazioni del quotidiano per cercare di innovare dall’interno, ma questo comporta un pericolo: invece di innovare c’è il rischio di trasformarsi in un semplice ingranaggio che fa parte di un processo ordinario. L’innovatore tecnologico sa, quindi, che spesso dovrà fare dei passi indietro e mettere da parte il suo ego, poiché la vendita del prodotto, nella maggior parte dei casi, è un compito che spetta ad un altro reparto aziendale. Derham spiega che lasciare alle spalle il proprio ‘io’ per il bene della compagnia porta maggiori profitti all’azienda che opera nel metodo standard, anche se questo non era il metodo pensato originariamente dall’innovatore per la distribuzione dell’idea. Le prime volte, sempre secondo il capo reparto del settore innovazione di iQ Media, lasciare l’ultima fase del progetto ad altri componenti dell’organizzazione risultava molto complicato, ma si è successivamente rivelato utile perché quel tempo risparmiato ha permesso all’innovatore di focalizzare l’attenzione sulla prossima innovazione, facendo ripartire il processo da quel famoso “E se…”.

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