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Con i visori Quest Meta punta al mondo dell'istruzione presentando nuove funzionalità per insegnanti e formatori

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Fonte: Materiali Stampa

Meta vuole promuovere nuove modalità di insegnamento, proponendo ai docenti delle funzionalità dedicate sui dispositivi Quest, che permettono di esplorare differenti materie in maniera più immersiva e coinvolgente.

La collaborazione con educatori, ricercatori e sviluppatori che operano nel settore dell’istruzione presto permetterà a Meta di rendere i visori Quest ancora più adatti a scopi didattici. Infatti, il 15 aprile, il gigante tech ha annunciato l’arrivo, nel corso del 2024, di una nuova soluzione sviluppata per facilitare l’utilizzo di questi dispositivi da parte di insegnanti e formatori: un modo per incentivare l’utilizzo della realtà mista e virtuale come strumento utile per l’insegnamento.

A tal proposito, in un comunicato stampa a firma di Nick Clegg, il presidente affari globali di Meta ha dichiarato che sempre più college e istituzioni stanno sfruttando le tecnologie immersive per favorire l’apprendimento.

Ma in che modo la novità annunciata potrebbe rendere l’uso dei visori di realtà mista di Meta ancora più adatti ai contesti didattici?

La nuova funzionalità annunciata da Meta per i visori Quest, dedicata ai docenti

C’è un numero crescente di sviluppatori che creano app dedicate al settore dell’istruzione, secondo Meta, che ha visto in questo campo un mercato di rilievo e che ha deciso per questo di investirci, tramite l’ottimizzazione dei suoi visori per la realtà mista e virtuale.

Infatti, anche se il nome e le caratteristiche del nuovo prodotto non sono state ancora svelate, Meta ha deciso di anticipare un’importante novità per formatori e insegnanti: la soluzione, che dovrebbe arrivare nei prossimi mesi sui dispositivi Quest, consentirà l’accesso «a una serie di app e funzionalità specifiche per il mondo dell’istruzione».

Inoltre, permetterà agli insegnanti di gestire contemporaneamente più visori Quest «senza la necessità di aggiornare e avviare singolarmente ciascun dispositivo in una classe o in un ambiente dedicato alla formazione», un aspetto che potrebbe rendere molto più facile e intuitiva l’integrazione di questa tecnologia in classe.

Lo scopo sarebbe quello di agevolare il compito dei docenti, permettendo loro di risparmiare tempo e agli studenti di indossare i visori e di usarli in maniera autonoma per le attività di apprendimento: in questo modo, Meta spera di rispondere alle richieste di diversi educatori che già stanno utilizzando da tempo i dispositivi Quest nelle loro lezioni.

In che modo la realtà mista può fare la differenza nei contesti di apprendimento (secondo Meta)?

L’azienda di Menlo Park sembra credere fermamente nel potenziale di questa tecnologia e ne sottolinea i possibili vantaggi in ottica di apprendimento: nel documento sopracitato viene infatti menzionata una ricerca condotta nel 2022 dalla Morehouse College,1 che ha rivelato che gli studenti che seguivano delle lezioni in realtà virtuale avevano ottenuto un punteggio medio al test finale di 85, più alto rispetto al punteggio di 78 ottenuto dagli studenti che avevano seguito invece delle lezioni in presenza.

Meta fa notare che «queste tecnologie rendono possibili cose impossibili nel mondo fisico»: difatti, visori come Quest potrebbero consentire, per esempio, di fare delle gite virtuali a musei di tutto il mondo, ma anche di realizzare dei laboratori e delle attività di formazione tecnica o professionale che richiedono delle attrezzature particolarmente costose, oppure pericolose, e alle quali spesso gli studenti non hanno accesso.

Meta ricorda così gli svariati vantaggi delle tecnologie immersive e punta a promuovere l’uso dei suoi visori, cercando di renderli sempre più accessibili a tutti.

Non a caso, quando è stato lanciato, a giugno 2023, il Meta Quest 3 è stato presentato come un visore pensato per raggiungere, nel breve termine, il mercato di massa: l’annuncio di nuove funzionalità destinate al mondo dell’istruzione sembra puntare proprio in quella direzione. La scelta di rendere questi dispositivi sempre più pratici e facile da usare nei contesti scolastici o di formazione, li rende in effetti strumenti potenzialmente molto utili per un pubblico molto vasto.

Esempi di integrazione delle tecnologie immersive nei programmi didattici (col supporto di Quest)

Per illustrare alcune delle possibili applicazioni di questi visori, Meta ha condiviso anche un video di presentazione sul sito aziendale relativo al tema in questione2.

Nel filmato si vede, per esempio, una studentessa che, guidata dal suo prof, esplora con entusiasmo un’antica anfora greca, sfruttando un visore Quest per analizzare una replica virtuale altamente realistica, da vicino, e nel dettaglio.

Un altro studente invece usa questo dispositivo come tool complementare all’utilizzo degli strumenti solitamente usati per l’analisi di microorganismi: dopo aver osservato un campione al microscopio, lo studente indossa un visore di realtà aumentata per studiare una replica virtuale ingrandita di un microorganismo.

Riguardo l’uso di questi metodi di insegnamento innovativi, Meta parla di un «trend in crescita» e, a tal proposito, elenca alcuni esempi pratici di istituzioni che già stanno utilizzando, in maniere diverse, questo tipo di tecnologie a scopo didattico.

Gli studenti della New Mexico State University, per esempio, stanno imparando diritto penale assistendo, virtualmente, a delle scene di crimine per poter conoscere le migliori tecniche di investigazione.

La Stanford University invece consente ai suoi studenti di economia di sfruttare la VR per «sviluppare le soft skills necessarie alla gestione di potenziali conversazioni difficili o allo svolgimento di un colloquio di lavoro».

Infine, gli studenti dell’Università di Glasgow hanno la possibilità di essere «trasportati all’interno di intestini virtuali» per imparare, in maniera immersiva, come il corpo umano combatte i batteri.

Le possibili applicazioni sono potenzialmente infinite e, sebbene l’utilizzo di tecnologie simili in questo ambito sia ancora in una fase embrionale, Meta crede che in futuro «ci sarà spazio per la loro adozione su una scala molto più ampia», come ha dichiarato Nick Clegg.

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