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Da metà luglio in Italia non si potrà più ordinare su Uber Eats

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Le ragioni sono soprattutto economiche: il servizio di food delivery non è mai arrivato a essere un business sostenibile per Uber, che continuerà comunque a operare nel nostro Paese con quelli per la mobilità.

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Uber Eats chiude in Italia dal prossimo 15 luglio 2023: così si legge in una mail inviata agli iscritti che li invita a sfruttare coupon, codici sconto e carte regalo residui entro quella data.

Le ragioni della decisione sono chiarite altrove: una nota stampa pubblicata sul sito ufficiale della compagnia cita esplicitamente una crescita «non in linea con le aspettative»1come principale motivazione per cui il servizio di food delivery non sarà più operativo nel nostro Paese.

Perché Uber Eats chiude in Italia

In sette anni di attività – la possibilità per gli iscritti a Uber di ordinare cibo a domicilio era stata introdotta nel 2016 a partire dal territorio di Milano – e dopo aver raggiunto con le proprie consegne più di sessanta città in tutta Italia, aiutato molte attività ristorative in difficoltà durante la pandemia da coronavirus e contribuito a definire gli standard del food delivery nel post-COVID, non è mai stato raggiunto l’obiettivo di un «business sostenibile nel lungo periodo», ha sottolineato l’azienda. Non ci sono comunque dati ufficiali a sostegno di questa tesi.

Stando a quelli che in tempi e con modalità diverse hanno provato a fotografare lo stato dell’arte del food delivery in Italia, però, non è difficile rendersi conto che Uber Eats ha sempre stentato a fare meglio dei proprio competitor sia per quanto riguarda i download (era terzo2 sul podio, nel 2021, dopo Deliveroo e Just Eat con poco più di 800mila download contro i rispettivi 1.9milioni e 1.7milioni) e sia soprattutto quanto a share di mercato. Alla fine del primo trimestre 2022, secondo dei dati tra i più aggiornati disponibili, il servizio di food delivery di Uber copriva appena il 6% del mercato3 contro il 40% di Deliveroo, il 33% di Just Eat e il 22% di Glovo.

Uber Eats chiude in Italia, dunque, principalmente perché non è riuscito a scalare le prime posizioni tra le aziende che si occupano di consegne di cibo a domicilio, nonostante tra l’altro il settore abbia vissuto negli ultimi anni un periodo florido nel Paese e coperto una buona fetta del fatturato eGrocery.

Le policy di Uber sono piuttosto chiare a riguardo, tanto che insieme alla notizia della chiusura di Uber Eats Italia è arrivata anche quella secondo cui la compagnia sarebbe intenzionata ad anticipare la sospensione – già prevista – del servizio in Israele.

Dopo quella della chiusura di Uber Eats Italia ci sono cattive notizie per i radar, ma buone per chi è abituato a spostarsi con Uber

Nella nota c’è spazio solo per un breve accenno alle sorti dei dipendenti.

La questione è tra le più spinose che le compagnie di food delivery hanno dovuto affrontare negli anni, soprattutto dopo che istituzioni nazionali e comunitarie sono intervenute a normarla e a imporre l’obbligo4 per le piattaforme ad alcune condizioni di assumere i rider. Molte piattaforme, proprio per far fronte a quest’obbligo, hanno alzato i costi di consegna, rendendo di fatto sempre più costoso ordinare cibo a domicilio. La chiusura di Uber Eats Italia dovrebbe comportare, secondo delle stime, nei prossimi mesi il taglio di 50 posti di lavoro nella sede centrale della compagnia.

Parole più rassicuranti sono, invece, quelle che Manuele Di Mattia, head of communication Italy, Turkey & Greece di Uber, ha rivolto agli utenti della piattaforma. Uber non intende «assolutamente abbandonare l’Italia»: grazie all’accordo con It Taxi continuerà a operare con i propri servizi per la mobilità nelle dieci città in cui è già presente da tempo e, presto, anche in almeno altre quattro nuove città.

Note
  1. Uber
  2. Statista
  3. Measurable.ai
  4. Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali

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