Home / Comunicazione / Arriva Artifact, un feed di sole notizie personalizzato grazie all’intelligenza artificiale

Arriva Artifact, un feed di sole notizie personalizzato grazie all'intelligenza artificiale

artifact cos'è e come funziona

L'app, ideata dai fondatori di Instagram, ha diverse funzioni e altre ne arriveranno nel tempo. La principale però sfrutta AI, machine learning e algoritmi per mostrare agli utenti solo notizie di loro interesse e di qualità.

Si chiama Artifact la nuova app dei co-fondatori di Instagram, Kevin Systrom e Mike Krieger, e già dal nome appare chiaro qual è l’unicum con cui si presenta sul mercato delle piattaforme digitali. Artifact è un feed per le notizie – da cui il “fact” che compare nel product name – personalizzato grazie all’intelligenza artificiale – a cui allude, invece, la prima parte del nome, “art” – e il machine learning.

A voler cercare similitudini con servizi già esistenti o esistiti nel passato recente delle piattaforme digitali, Artifact è qualcosa di simile al vecchio Google Reader, dove poter trovare aggregate notizie su alcuni argomenti di proprio interesse o provenienti da fonti che si seguono, selezionate su base algoritmica e cioè in maniera automatica tenendo conto del tipo di contenuti con cui si interagisce di più e più spesso come avviene anche su TikTok. La possibilità di commentare con amici e follower le notizie del giorno sembra ispirata a Twitter, che è riuscito a resistere negli anni alle crisi e ai passaggi di leadership e di proprietà proprio grazie a una community di twitterer per cui il social rappresenta una delle principali – se non la principale – fonti di informazione.

Come funziona Artifact, il social dove è l’intelligenza artificiale a selezionare le notizie

L’app è ora disponibile per chiunque utilizzi dispositivi con sistema iOS o Android dopo un periodo in cui lo è stata solo per dei betatester prima e per chi si iscrivesse a una lunga lista d’attesa. Al suo interno ci sono al momento tre tab.

Quella principale propone articoli, provenienti da testate come The New York Times ma anche da blog tematici di nicchia, selezionati dall’algoritmo di Artifact tra le notizie che potrebbero interessare di più al singolo utente. Più si utilizza l’app e più la selezione proposta dovrebbe affinarsi ed è probabile, almeno secondo quanto riportato da The Verge, che Artifact sfrutti a questo scopo insight riguardanti la tipologia di articoli su cui l’utente tende di più a fare tap o con cui interagisce per più tempo1. Dopo aver letto almeno dieci articoli, dal proprio profilo su Artifact si potrà visualizzare lo storico delle letture, organizzato per categorie.

La terza tab attualmente disponibile su Artifact propone titoli organizzati per categorie, quelle preferite dall’utente, e ordinati cronologicamente.

Decisamente più innovative saranno – quando arriveranno – funzioni già testate da chi ha avuto l’opportunità di provare in anteprima Artifact, come la casella per i messaggi privati da inviare agli amici per commentare notizie e fatti del giorno o l’apposito feed in cui verranno mostrati notizie e articoli ricondivisi dagli utenti che si è scelto di seguire sulla piattaforma. Tra le novità dell’app ce n’è una che riguarda proprio il modo in cui si possono ricondividere notizie e fatti del giorno più interessanti o da cui si è stati colpiti di più. Infatti, non ci si potrà limitare a ripostare semplicemente il link, ma si dovrà necessariamente aggiungere qualche parola di commento e questo dovrebbe scoraggiare cattive abitudini come condividere i link senza prima averli aperti, così diffuse tra gli internauti che qualche tempo fa Twitter ha dovuto introdurre un avviso pop-up per ricordare agli utenti di aprire i link prima di ritwittarli.

La qualità dell’esperienza utente (e delle notizie) al centro del modello di business di Artifact

Assicurare una user experience ottimale sembra essere del resto una priorità per i due creatori di Artifact che, dopo essere usciti da Instagram nel 2018 per una divergenza di visioni con la casa madre, hanno continuato a lavorare insieme per provare a dare vita a una «nuova generazione»2 di social app.

Per farlo, e cioè per permettere agli utenti di sperimentare appieno l’unicità di Artifact, Systrome, Krieger e il loro team hanno pensato a feature come quella che permetterà di spostare verso il basso articoli e notizie a cui non si è interessati, quando ci si trova sul feed principale3, per non vederne riproposti di simili in futuro o quella che permette di importare la propria rubrica di contatti in modo da esplorare le notizie più popolari nelle proprie cerchie e, ancora, quella che permetterà di disattivare i commenti alle notizie ricondivise sul proprio feed personale.

Su un’app con al centro le notizie garantire una buona user experience non può non passare, però, anche dal limitare la diffusione di fake news , notizie non verificate o manipolate e più in generale di quella disinformazione da cui non è risultata immune fin qui nessuna piattaforma digitale, nonostante lo sforzo profuso nell’introdurre sempre nuovi strumenti per la lotta alle bufale.

Il piano di Artifact sembra essere al momento affidarsi solo a editori, publisher e media outlet che rispettino i più alti standard editoriali: la lista di quelli coinvolti nel progetto è in costante aggiornamento. Non è escluso, però, che Artifact possa sfruttare l’intelligenza artificiale anche per riconoscere le fake news, proponendo ai propri utenti notizie riconosciute dagli algoritmi non solo come quelle che con più probabilità incontrano i loro gusti ma anche come notizie di qualità. La sfida è meno semplice di quanto si potrebbe immaginare, considerato che non sono mancate nel tempo polemiche proprio riguardo a video manipolati o contenenti bufale oppure notizie non verificate finiti tra quelli consigliati nella sezione “Per te” di TikTok, il miglior esempio di come funziona la selezione algoritmica e tra le funzioni social che più somigliano a come funziona Artifact.

L’altra sfida, non meno prioritaria, per Systrome e Krieger sarà trovare un modello di business efficace e sostenibile per Artifact. Intervistati dallo stesso The Verge, i due creatori hanno fatto riferimento a un modello basato sulla raccolta pubblicitaria, nonostante il momento non sia certo roseo per il mercato pubblicitario in generale e la social media advertising in particolare sembra stare vivendo quella che molti addetti ai lavori hanno bollato come una crisi di identità4. I due creatori non hanno escluso soprattutto la possibilità di condividere con editori e publisher i ricavi pubblicitari di Artifact, quando verranno, sposando in questo modo pienamente la filosofia dell’equo compenso per gli editori digitali. Solo una volta che potrà fare affidamento su una buona base di utenti potrebbe essere presa in considerazione, invece, l’idea di far sottoscrivere un abbonamento agli iscritti ad Artifact.

Note
  1. The Verge
  2. Twitter/@kevin
  3. The Verge
  4. Il Post

© RIPRODUZIONE RISERVATA È vietata la ripubblicazione integrale dei contenuti

Resta aggiornato!

Iscriviti gratuitamente per essere informato su notizie e offerte esclusive su corsi, eventi, libri e strumenti di marketing.

loading
MOSTRA ALTRI