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Perché si è tornati a parlare di fediverso

fediverso
Eukombos, CC BY-SA 4.0 , via Wikimedia Commons

Risale agli albori del web 2.0, ma il concetto di universo federato di server o fediverso torna ciclicamente in voga. È successo anche nelle ultime settimane per via del successo di Mastodon e delle vicende di Twitter.

Il fediverso è un insieme di server federati che possono essere sfruttati per pubblicare contenuti web di diversa natura (testi, video, immagini, applicativi, eccetera) o per l’hosting di svariati file che, nonostante rimangano individualmente indipendenti, sono capaci di comunicare tra di loro. Lo stesso termine inglese “fediverse” è un composto da “federate universe”, letteralmente “universo federato”.

Come e perché è tornato in voga il concetto di fediverso

Qualcuno ha identificato nel fediverso il sempre più chiacchierato modello di social network decentralizzato. In vari momenti della storia del social networking, soprattutto, ci sono stati picchi di interesse nei confronti del fediverso come possibile soluzione alla crisi dei social.

Non è certo casuale che la prima massiva espansione dell’universo federato di server sia avvenuta nel 2016, durante la cosiddetta “Quitting Era”, quando un gran numero di utenti, soprattutto della prima ora, cominciarono a cancellarsi da alcuni social network, in particolare da Twitter. Questo, infatti, era da poco interessato da un riassetto ai vertici che lasciava presagire una trasformazione anche della sua stessa funzionalità.

Anche nelle ultime settimane1 si è ricominciato a parlare di fediverso, sull’onda lunga delle notizie provenienti dalla Silicon Valley. Da un lato c’è Meta che, dopo aver perso utenti e fatturato2, ha annunciato il licenziamento di undicimila3 dipendenti. Dall’altro, soprattutto, c’è la lunga e articolata vicenda dell’acquisizione di Twitter da parte di Elon Musk.

Che c’entra Twitter (ed Elon Musk) con il rinnovato successo del fediverso

Di fronte ai cambiamenti annunciati dal nuovo CEO di Twitter, incluso l’obbligo di pagare per avere la spunta blu, molte persone4, celebri e non 5, hanno abbandonato la piattaforma.

In America si sono cancellati da Twitter soprattutto elettori e simpatizzanti democratici: non è un mistero la tendenza repubblicana dell’imprenditore, che, ancor prima di finalizzare l’acquisizione, aveva promesso che avrebbe fatto tornare su Twitter Trump e altri personaggi pubblici legati alla destra e che erano stati oggetto di “depiattaformizzazione”.

A convincere gli utenti del resto del mondo a cercare alternative a Twitter sembrerebbero essere state soprattutto le politiche aziendali di Musk. Il licenziamento in massa6 di dipendenti e top manager, avvenuto peraltro in molti casi via mail, tanto da indurre persino il fondatore ed ex CEO della compagnia Jack Dorsey a intervenire e chiedere scusa7, non è certo giovato all’immagine di Musk tra utenti della prima ora e appassionati di social networking: sarà forse anche per questo che alla fine Musk è tornato sui suoi passi e ha richiamato a lavoro8 buona parte dei dipendenti di Twitter precedentemente licenziati.

A beneficiare della questa situazione sopradescritta sembrerebbe essere stato soprattutto Mastodon: da quando Elon Musk è capo di Twitter i download sarebbero aumentati a livello globale del +6000%9, raggiungendo il milione10 di utenti attivi.

Il successo di Mastodon e i vantaggi dei server federati rispetto ai tradizionali social network

Mastodon, il socialanti-Twitter” o “alternativo a Twitter”, come è stato subito ribattezzato da molte testate e non solo di settore, è in realtà una porzione di fediverso.

Stando ad alcuni dati – che andrebbero comunque considerati con cautela, vista la difficoltà di definire con esattezza i confini del fediverso per via della sua stessa natura decentralizzata – più che una semplice porzione di fediverso, Mastodon ne costituirebbe attualmente quella più grande: delle circa novemila11 istanze totali al momento esistenti nel fediverso, almeno tremila sarebbero riferibili infatti a Mastodon.

Cosa sono istanze e identità e come funziona il fediverso

Come si legge anche nelle FAQ di Mastodon 12, ogni istanza è un server indipendente e gestito da più utenti (le identità).

Le identità, identificabili in maniera più familiare come account e profili dei più tradizionali social network, possono comunicare e interagire tra di loro – scambiandosi messaggi, condividendo file, inviando o modificando dati, partecipando alla costruzione dell’istanza, eccetera – anche indipendentemente dal fatto che si trovino o meno sullo stesso server. Il protocollo di comunicazione utilizzato è, infatti, un protocollo aperto. Nel fediverso avviene, cioè, quello che è sempre avvenuto e continua ad avvenire con le mail: gli utenti possono comunicare tra di loro anche indipendentemente da quale provider di posta elettronica utilizzano.

L’interoperabilità è, in altri termini, la prima grande differenza tra come funziona il fediverso e come funzionano, invece, le piattaforme più tradizionali.

Mentre, infatti, nell’universo federato qualunque utente può contattare gli altri da qualsiasi server, un utente Twitter non può scambiare messaggi con un altro utente Facebook. Al momento, tra l’altro, nonostante non siano mancati nel tempo annunci secondo cui Palo Alto stava lavorando a rendere interoperabili le chat di casa Zuckerberg, neanche un utente Facebook può scrivere a un utente WhatsApp senza avere un account sull’app di messaggistica istantanea. Le ragioni di ciò sono prettamente commerciale e dipendono dalla necessità di non cannibalizzare audience.

 


In linea generale, il fatto che le istanze sono quasi sempre autofinanziate o finanziate attraverso il crowdfunding, e non abbiano quindi necessità di monetizzare, rende l’esperienza utente nel fediverso decisamente diversa da quella sulle più tradizionali piattaforme social.

I contenuti proposti agli utenti non sono filtrati e selezionati dagli algoritmi innanzitutto: tra le differenze tra come funziona Mastodon e come funziona Twitter e tra le ragioni soprattutto per cui i twitterer di lungo corso stanno sbarcando su Mastodon c’è, non a caso, il poter leggere i messaggi rigorosamente in ordine cronologico come avveniva in passato sul social dei cinguettii.

Nel fediverso generalmente non c’è pubblicità che rischia di “interrompere” e rendere meno piacevole la navigazione.

Così, non dovendo raccogliere dati a scopo di profilazione, le istanze del fediverso risultano generalmente più rispettose della privacy degli utenti.

Più in generale, non essendo il fediverso di proprietà di singoli che possono stabilire policy ben precise da far accettare agli utenti al momento dell’iscrizione, in esso gli utenti hanno più possibilità di personalizzare diversi aspetti della user experience e più possibilità di controllo sulla stessa.

Questo non vuol dire che manchino regole o una precisa “netiquette” da rispettare per rendere migliore l’ambiente e per scongiurare flaming, hate speech , la circolazione di cattiva informazione. È opinione diffusa tra gli addetti ai lavori, anzi, che la moderazione dei contenuti, sempre più difficile13 per le piattaforme digitali in particolare quando si tratta di contenuti video, risulta più agevole in un ambiente distribuito.

La natura open source di software e codici consente, ancora, che chiunque frequenti l’universo federato di server possa contribuire a migliorarlo.

Il futuro dei social è distribuito?

Sono tanti insomma i vantaggi del fediverso, tanto che non stupisce che in un futuro prossimo anche i player più tradizionali possano provare a imitarlo – in parte lo ha già fatto lo stesso Dorsey con l’esperimento di Bluesky –, contribuendo a renderlo, insieme alle super app, la “next big thing” del social networking.

Del resto, per quanto Mastodon sia la più conosciuta – come in parte già si accennava –, il fediverso è già popolato da numerose istanze su cui si può partecipare a forum, condividere video o foto, seguire thread accademici,  partecipare a discussioni politiche.

A proposito di politica anche Truth, il social di Donald Trump dalle vicende articolate, nacque proprio nel fediverso.

Note
  1. Google Trends
  2. Il Sole 24 Ore
  3. Il Post
  4. Reuters
  5. The Wall Street Journal
  6. Politico
  7. The Guardian
  8. Mashable
  9. Business of Apps
  10. TechCrunch
  11. Fediverse Observer
  12. Mastodon
  13. Il Post

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